23 aprile 1945: il giorno
più buio di Casalmaggiore

Il 23 aprile 1945, ottant’anni fa, ci fu l’ultimo, drammatico, bombardamento di Casalmaggiore. Tre bombe sulla piazza causarono nove morti e diversi feriti. A ricordare quella tragica giornata – in occasione delle celebrazioni del 25 aprile – è Costantino Rosa, studioso e appassionato di storia locale.
“Il 23 aprile – esordisce – le bombe piovvero anche sulla nostra piazza. Tre bombe in un pomeriggio assolato, tre terribili bombe che lasciarono sul terreno nove morti e molti feriti. Un episodio terribile. Nove concittadini che passavano dalla piazza o che sostavano nei pressi si sommarono agli altri ventinove morti in precedenza”.
I BOMBARDAMENTI SU CASALMAGGIORE
Nelle parole di Rosa, la ricostruzione dei bombardamenti, sempre più frequenti dall’estate del 1944: “A partire dal luglio del 1944, Casalmaggiore, o meglio i suoi ponti, la sua ferrovia, gli stabilimenti, entravano negli obiettivi strategici degli alleati. Dovevano essere distrutti, e per questo le incursioni si susseguirono sopra di noi con una virulenza sempre più straordinaria. Si pensi che solo il 30 gennaio del 1945 vi furono ben cinque incursioni aeree, di cui un paio con più di dieci velivoli.
Più i tedeschi e i fascisti locali si affannavano a ricostruire, a riparare, a rimettere in funzione le strutture danneggiate, e più gli alleati bombardavano. E le bombe cadevano dappertutto, colpendo strutture che certamente – osserva – non avevano granché di strategico. Oggi si direbbe “danni collaterali”. E questo, per gli alleati, andava bene, poiché serviva anche per fiaccare gli spiriti bellicosi, a suscitare sdegno verso i nuovi (e vecchi) governanti, a incutere paura con le incursioni aeree, anche notturne.
Poi l’incubo finì, si finì di correre nei rifugi antiaerei tutte le volte che suonava la sirena del Fabbricone, o di passare le notti in Duomo, perché si era convinti che le chiese, quelle, non le avrebbero di sicuro bombardate”. Una terribile congiuntura storica su cui si sofferma Rosa, anche per ricordare le enormi difficoltà vissute al tempo e, soprattutto, per non dimenticare le persone di Casalmaggiore che perirono in quei drammatici momenti:
“Come non pensare oggi a come vissero quel periodo i nostri nonni o i nostri genitori, quale immensa gioia provarono alla fine dell’incubo, o quali pensieri espressero i parenti delle vittime, colpiti da tante disgrazie. Alla fine, si contarono trentotto morti, che meriterebbero di essere ricordati, così come meriterebbero di essere ricordati gli oltre ottanta feriti”.
L’elenco dei caduti nelle circostanze in oggetto ricostruito da Rosa comprende quindi Margherita Argenti, Franco Bacchi, Lea Belletti, Umberto Berlandi, Alba Binotti, Rosina Ida Bompiani, Luigi Brunoni, Guido Chezzi, Luigi Cipriani, Giovanni Corda, Elio Dadone, Luigia Federici, Pierino Freddi, Giulio Gennasi, Antonio Graziano, Pietro Lazzarini, Alessandro Lodi, Eliseo Maffei, Leonello Mantovani, Rosa Marchini, Bruno Marucci, Ercole Mori, Luigi Moroni, Pietro Moroni, Giovanni Negri, Giuseppe Negri, Anna Rosa Paglioli, Pasquale Palanzona, Pietro Poli, Secondo Poltronieri, Maria Rachelli, Giuseppe Mario Raineri, Giovanni Romanetti, Terzo Savazzi, Luigi Sbernardori, Luigia Tenca, Ortenilla Zangelmo, Corinna Zecchini.
IL DIARIO DEI BOMBARDAMENTI AEREI SU CASALMAGGIORE
Un resoconto approfondito in cui trova spazio anche un estratto del Diario dei bombardamenti aerei in Casalmaggiore – anni 1944-1945, scritto dal segretario comunale del tempo, il dott. Rienzo Padova. Un diario che, visionato dallo stesso Rosa, riassume in modo esemplare la fine dei bombardamenti e della Seconda guerra mondiale:
“Si è chiuso così un periodo triste della vita e delle vicende della mia Casalmaggiore. È indicibile narrare le sofferenze gravi di ogni genere, sia alimentari che fisiche, sofferte dalla nostra popolazione. Queste notti terribili, trascorse nell’ansia, nel terrore di rimanere sepolti. Quante famiglie, mamme e spose, accorate per i loro figli e mariti lontani, cacciati nei campi di concentramento, e nelle pianure gelate della Russia. Notti passasate insonni, senza luce, fra le tenebre; nascoste in buche, entro fossati e sprofondati nella terra, fra il freddo e le intemperie.
Specialmente vissute fra le più intense sensazioni le ultime giornate del conflitto quando si viveva fra la tema della vendetta tedesca che, fuggendo verso le terre nordiche, sfogavano la loro vendetta bruciando case e massacrando bimbi, donne e popolazioni inermi. Era davvero spettacolo magnifico, impressionante assistere di notte alla lotta che si combatteva per ogni dove, lontano e vicino, per le rive del Po.
Qui continue luci di fuochi per scoprire il nemico, continuo gettito di proiettili dagli aeroplani. Mai spettacolo più impressionante si scolpì nella mia mente che aveva vissuto ben 70 anni. D’altro canto sulla città pesava una oscurità e una notte cupa. Come poi ebbe a rinascere in noi la vita e l’allegrezza quando, fugati i nemici, si rividero splendere alle luci delle lampade elettriche le nostre torri e i culmini dei nostri palazzi!”.
Lorenzo Costa