Consiglio unito sulla Fir: "Evitare
trasferimento e salvare lavoro"
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“Non si può spegnere il motore e lasciare i danni”. Con questa frase il sindaco Filippo Bongiovanni, giovedì in consiglio comunale, ha risposto all’interrogazione del gruppo Toscani sulla questione Fir, la fabbrica di via Roma destinata a chiudere, trasferendo le linee produttive a Pordenone e una piccola percentuale di lavoratori e lavoratrici sempre a Casalmaggiore, in via Vanoni.
L’interrogazione è stata accettata, nonostante fosse stata protocollata solo poche ore prima rispetto all’inizio del consiglio proprio per il suo carattere d’urgenza. A dare l’ok il presidente del consiglio Pierfrancesco Ruberti, dopo avere consultato i capigruppo consiliari.
Sempre da Bongiovanni la richiesta di aiuto a tutte le forze politiche, per collaborare e darsi una mano a vicenda, perché 40 unità qualificate sono una forza lavoro assorbibile nel Casalasco. Anche se da Luciano Toscani arriva prima di tutto l’invito a fare tutto il possibile perché quelle persone non debbano cambiare lavoro. “Il trasferimento a Pordenone è chiaramente irricevibile – spiega il consigliere ed ex sindaco –. Noi da minoranza faremo la nostra parte, ma al sindaco chiediamo di poter fare un’opera di “moral suasion” per scongiurare la perdita di questi 53 posti di lavoro. Sentiamo parlare di reinserimento ma questa prospettiva deve essere secondaria rispetto alla possibilità di mantenere la fabbrica a Casalmaggiore”.
Anche Annamaria Piccinelli ha ribadito i concetti già espressi quando, su Facebook, annunciò la crisi, dopo averlo saputo in una riunione di capigruppo. “Ci sono molte donne tra i 40 e i 50 anni, che fanno più fatica a trovare lavoro e ad essere ricollocate. L’impegno sia unanime e remiamo tutti nella stessa direzione”.
Si valuta se coinvolgere la Prefettura, intanto Bongiovanni, che ha ricordato come negli ultimi anni si siano alternate 4-5 dirigenze straniere alla Fir International, ricorda la scadenza del 21 ottobre. “Incontrerò il responsabile dell’azienda di Casalmaggiore e cercheremo di capire le esigenze dell’azienda ma al contempo dovremo fare pesare la storia di questa fabbrica nel nostro comune. Capiamo le difficoltà logistiche della movimentazione camion di fatto in centro abitato, ma al contempo non crediamo che la soluzione sia spostarsi a Pordenone”.
C’è un punto da rimarcare, che potrebbe essere la carta da giocare per il comune per non far spostare l’azienda. Un piano di bonifica ambientale sull’inquinamento sotterraneo sin qui rispettate alla perfezione ma non esaurito. “Il cosiddetto Miso è iniziato nel 2016 – ha detto Bongiovanni – ed è stato seguito alla lettera, devo dire. Tuttavia non è concluso e dubito si concluderà nel marzo 2025, quando l’azienda intenderebbe chiudere i battenti in via Roma. Non possono pensare di spegnere il motore e lasciare indietro i danni”.
Giovanni Gardani