Cronaca

L'estate del volontariato: giovani
casalaschi alla Caritas di Roma

Nell’ambito dell’iniziativa diocesana #cosebelle24, che raggruppa le proposte estive di servizio promosse in diocesi, con il sostegno di Caritas Cremonese, che ne ha curato la formazione prima della partenza, alcuni giovani della zona casalasca-mantovana tra i 18 e i 23 anni, accompagnati da adulti volontari, quest’estate hanno prestato servizio a Roma alla mensa serale e all’ostello di Termini, strutture gestite da Caritas Roma.

Tra loro Yasmine, Linda, Silvia e Hajiba che, conclusa l’esperienza, hanno raccontato la propria esperienza sul sito di Caritas Cremonese. Per tutte loro era la prima esperienza di volontariato.

«Non avrei mai pensato di fare volontariato proprio in Italia, perché non credevo ci fosse la necessità. Quando mi è stato proposto, ho colto la palla al balzo. Aiutare gli altri è uno dei miei obiettivi di vita. L’esperienza è stata molto bella: abbiamo conciliato le visite della città al volontariato», racconta Yasmine, 19 anni di Casalmaggiore, neodiplomata al liceo Scientifico.

«Ho compreso come il volontariato sia importante nella società in cui viviamo. Può capitare a tutti di prendere una decisione sbagliata e trovarsi in condizioni difficili. La società in cui viviamo è piena di rischi e difficoltà, aiutarsi l’un l’altro è la base per poter sopravvivere in questo “mondo”: invece di pensare “a me non succederà mai”, provare a rimboccarsi le maniche e stare accanto a chi sta attraversando un momento di crisi forte è ciò che serve», aggiunge Silvia, 19 anni di Bozzolo, fresca di maturità al liceo delle Scienze applicate.

L’esperienza a Roma è stata l’occasione per conoscere nuove persone, le loro storie e aiutare chi sta attraversando un momento di fragilità economica, sociale e relazionale.

«Servire il cibo e lavorare per le persone emarginate dalla società mi ha dato grande soddisfazione. Ho capito l’importanza dell’ascolto e di un semplice sorriso», racconta Linda, 23 anni al terzo anno di Infermieristica. «Una sera ho notato un signore molto triste, così, ho deciso di parlare con lui. Era indiano. Mi ha detto che gli ha fatto piacere poter parlare in hindi con qualcuno, perché qui non aveva amici», aggiunge la ragazza.

«Una persona che mi ha colpita è Albino, sempre solare, tranne una sera. Durante la giornata aveva appuntamento con un suo amico che gli aveva promesso 12 euro per permettergli di aprire la PostePay, ma non si era presentato. Questo episodio mi ha fatto riflettere: per qualcuno 12 euro possono sembrare pochi, mentre per altri sono fondamentali», racconta invece Silvia.

Anche il gruppo è importante per vivere l’esperienza a pieno. «Con gli altri ragazzi e ragazze mi sono trovata molto bene e sono contenta di aver stretto amicizia con qualcuno proprio durante quest’avventura di volontariato. Ciò che mi ha colpito è che eravamo grati di poter dare quel piccolo aiuto che ci veniva chiesto e questo ci ha unito. Da piccola ho affrontato anch’io una situazione difficile, quindi, in parte, capivo alcune delle difficoltà descritte dalle persone che incontravo», conclude Hajiba, 18 anni di Torricella del Pizzo, studentessa al Santa Chiara di Casalmaggiore.

«Quest’esperienza mi ha permesso di capire che i bisognosi sono tanti, non sono solo coloro che chiedono l’elemosina, ma anche coloro che non riesco ad arrivare a fine mese. La mia intenzione è quella di continuare l’attività di volontariato, anche facendo azioni semplici come donare il sangue o diventare volontaria alla Padana Soccorso, luogo in cui attualmente sto intraprendendo il servizio civile», la conclusione di Yasmine.

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