Solidarietà

Volontari Ghanesi puliscono
via Corsica. Una bella lezione

La Comunità Ghanese è stata una delle prime, dopo quella Vietnamita, a giungere a Casalmaggiore. Un gruppo di ragazzi non stanziali, che giungevano in città in periodo primaverile/estivo e si trattenevano per le campagne agricole. Pomodori soprattutto, ma anche angurie, e meloni. Da quel nucleo poi, e grazie alle offerte di lavoro degli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90, alcuni cominciarono a diventare stanziali. Fu grazie alla Casa dell’Accoglienza di don Paolo Antonini (Abate Mitrato di Santo Stefano dal 1978 al 1999) che prima i vietnamiti (in un pezzo, uno degli appartamenti chiusi da tempo dell’ex collegio don Bosco) e poi ghanesi e via via nordafricani, giunsero in città per rimanerci. Artefice di quei tempi fu l’allora sindaco Massimo Araldi che appoggiava questa soluzione.

Don Paolo amava particolarmente la Comunità ghanese: spesso alla sera lo potevi trovare in quelle grandi stanze sempre più piene di quello che avrebbero dovuto, a chiacchierare o a condividere il pasto con quelle giovani vite che attendevano di ricongiungersi alle persone care e che facevano la fila per una telefonata nella segreteria della Casa dell’Accoglienza o nelle cabine a gettone. Furoni anni non sempre semplici, ma in generale la comunità Casalasca è stata sempre una comunità che a molte chiusure ha opposto tantissime aperture.

Dalla Campagna alle fabbriche il passo fu breve e l’accoglienza nell’ex struttura del collegio, grazie anche a una risistemazione della struttura stessa, fu sempre il fiore all’occhiello della città. Pian piano lavori più stanziali, case, ricongiungimenti. Qualcuno si spostò, qualcuno tornò in Africa, altri ancora emigrarono in Francia o in Inghilterra. Con quella lezione ricevuta. Che fosse possibile essere e vivere la propria vita non disgiunta da quella degli altri, che ci fosse una piccola parte di cielo per tutti.

Ieri, quella piccola lezione, anche se dopo tanti anni sono cambiate le generazioni, è risuonata nella mente di un piccolo cronista di provincia che quegli anni li ha vissuti. Dalla prima mattina – e in accordo con l’Amministrazione e la Polizia Locale – l’Associazione Volontari della Comunità Ghanese, una ventina di uomini e donne, ha deciso di partire ripulendo via Corsica e il piazzale del Duomo. Hanno iniziato dal basso (anche per questioni di sicurezza). Sterpaglie, rami, foglie, sporcizia accumulatasi non corso del tempo. Un lavoro certosino portato avanti – alla ghanese – senza smettere mai di sorridere.

Siamo qui per pulire le strade di Casalmaggiore – ha spiegato Shantel Kankam, segretaria dell’Associazione dei Volontari – ed è tutta una nostra iniziativa per dare una mano al Comune. Noi Ghanesi abitiamo qui da tanti anni. Volevamo dare una mano alla Comunità. Affronteremo poi altre vie, domenica e sabato e quando riusciamo. E’ la prima iniziativa perché l’Associazione l’abbiamo fondata da poco, e mano a mano aiuteremo chi potremo aiutare”.

Quando tu abiti in un Comune – ha detto uno dei volontari – tu devi fare il meglio che puoi fare per quel comune. Siamo qui per aiutare, mamme papà e figli. Siamo contenti per Casalmaggiore. Grazie al sindaco, grazie al don, ai vigili, al Comandante,e grazie a tutti“.

Non è solo lavoro. E’ condivisione, senso di comunità. Di certo anche convivilità. “Domenica prossima – prosegue il volontario – prendiamo cibo, la carne e altro e mangiamo insieme. Tutti siete invitati, poi vediamo cosa fare, si potrebbe giocare a calcio. Saremo al Duomo, grazie al don, il 24 agosto. Tutti possono venire…“. Anche i non ghanesi, chiunque.

C’era una cosa che don Paolo amava, più di tutte le altre, e lo ripeteva spesso ai volontari della Casa dell’Accoglienza. Una cosa che per lui – che in qualunque modo, qualunque fosse la loro provenienza, qualunque fosse la razza, il credo – sceglieva i poveri era fondamentale: “C’è un senso di comunità che noi abbiamo pian piano perduto. E’ la loro lezione“.

Una lezione che resta ancora dentro. C’è una gran parte che è nel loro spirito, e una piccola lezione appresa e portata avanti. A quasi quindici anni dalla sua morte, ne sarebbe felice. Di quella stessa felicità che brilla in 20 volontari, nel loro lavoro e nella loro voglia di stare insieme e condividere. E sempre con gioia…

Na.Co. (Foto Alessandro Osti)

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