Solidarietà

Amurt a metà viaggio: "Entusiasmo
ha preso posto della rassegnazione"

E’ giusto a metà il viaggio dei volontari di Amurt Paolo Bocchi e Maurizio Lodi Rizzini e tutto o quasi sta andando per il verso giusto: a quelle latitudini è sicuramente già un buon risultato.

A raccontare come sono andati i primi giorni è proprio Bocchi. “Ad accoglierci all’aeroporto di Ouagadogou capitale del Burkina Faso, dada Padmeshananda che da 18 anni segue e coordina i progetti di Amurt anche in Ghana, Togo e recentemente pure in Congo, nonostante il nostro arrivo fosse all’una del mattino, il caldo è già notevole, decidiamo così di dormire all’aperto sotto una tenda con zanzariera, la notte infatti bisogna proteggersi dalle zanzare femmina che trasmettono la malaria, siamo sotto profilassi ma meglio essere prudenti”.

“Il giorno seguente stabiliamo un programma settimanale – racconta Bocchi – carichiamo tutto il materiale raccolto in Italia e  partiamo per Bissiri col nostro pick up, le temperature sfiorano i 43 gradi, fortunatamente il clima è piuttosto asciutto, comunque si soffre ad intraprendere qualsiasi attività, penso però che se i locali ci convivono per mesi noi possiamo farcela per qualche giorno. Tra l’altro questo è un Paese islamico, siamo quindi in pieno Ramadam ed i locali non mangiando durante il giorno ormai da 3 settimane sono piuttosto mosci”.

“L’arrivo al villaggio di Bissiri mi emoziona è la terza volta che ci vengo ma ogni volta provo sensazioni uniche, sarà che l’ho visto crescere, la prima volta non c’era quasi nulla solo miseria e disperazione qui nel giro di qualche anno abbiamo creato le scuole primarie e secondarie, un passo fondamentale per assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni poi un progetto agricolo con produzione di piante officinali, per garantire la sostenibilità, poi una clinica in una zona sprovvista di strutture sanitarie dove si moriva per malattie banali e fra qualche giorno inaugureremo una piccola farmacia. A Bissiri la rassegnazione ha da tempo lasciato il posto all’entusiasmo, all’orgoglio di essere parte di un progetto in continua evoluzione, sono 335 i bambini attualmente presenti nelle nostre scuole, ragazzi splendidi, gentili e riflessivi come da indole burkinabè ma anche allegri ed empatici con noi”.

“Il regalo che ci siamo portati dall’Italia per questi ragazzi – rivale poi Bocchi – è una maglietta ma non una qualunque, quella della 24 ore di sport manifestazione che da anni organizziamo agli Amici del Po e che ci ha permesso nel tempo di finanziare proprio la crescita di Bissiri. Tutti contenti con le t-shirt fosforescenti in dry fit, studenti, professori, inservienti per un giorno hanno colorato ulteriormente Il villaggio”.

“Entriamo in tutte le classi, parliamo con gli insegnanti, facciamo yoga insieme ai ragazzi, materia fondamentale che oltre conferire benessere aumenta anche la concentrazione e la consapevolezza. E poi la parte più piacevole, si gioca con i bambini. Erano anni che non calciavo un pallone e farlo in ciabatte è stato un confronto impari con loro che invece ci andavano a nozze, infradito o scalzi”.

“Maurizio è un compagno di viaggio ideale, tranquillo, supera in silenzio qualsiasi avversità gli si presenti e naturalmente mette la sua professionalità di navigato fotografo a disposizione della nostra missione. Una cena con tô cioè una specie di polenta con intingolo di verdure e mango, orzata da bere e si va a letto, si fa per dire, distesi in terra su un materassino in similpelle bollente ma stanchi e soddisfatti abbastanza per dormire e ricaricare le pile per il giorno seguente”.

Nel 1985 Amurt ha iniziato ad operare in Africa partendo da quello che era considerato il Paese più povero al mondo cioè il Burkina Faso, non solo, si decise di cominciare dalla regione del Sahel, sicuramente la più disastrata in assoluto. I problemi da risolvere erano tanti: primo fra tutti l’accesso all’acqua  con molte di criticità connesse ma anche la mancanza di ospedali, il tutto in un contesto estremo cioè il deserto abitato da tribù per lo più nomadi.

“Nonostante questa situazione complicata – spiega Bocchi – non ci siamo persi d’animo, abbiamo familiarizzato con la gente locale per capire di cosa avesse maggiormente bisogno ed abbiamo cercato di responsabilizzarla coinvolgendola nei progetti. Questo è l’approccio di sostegno di Amurt, da allora ad oggi nulla è cambiato, non crediamo ai mega progetti imposti dall’alto che di solito funzionano per poco tempo e poi rimangono inutilizzati, molto meglio lavorare a stretto contatto con la popolazione nel rispetto delle loro tradizioni stabilendo legami solidi e duraturi”.

“Il Burkina Faso è cronicamente affetto da carenza idrica, piove solo da luglio ad agosto e per il resto dell’anno non scende una goccia, abbiamo quindi molte richieste di pozzi per estrarre acqua ma purtroppo non riusciamo ad accontentare tutti, recentemente però abbiamo perforato a Lebnorò e durante il nostro viaggio il villaggio ci ha voluto ringraziare a modo suo. I capi villaggio della zona si sono radunati per l’evento ed anche tutta la popolazione era presente in massa, con donne e bambini, la cerimonia è stata toccante e ci ha fatto capire ancora meglio quanto sia importante per la qualità della vita  l’accesso all’acqua potabile. Abbiamo letto negli occhi della gente la riconoscenza per avergli fatto questo regalo perché dove non c’è acqua, manca igiene, le malattie proliferano, non si può coltivare, quindi anche l’alimentazione è carente, si va poi alla ricerca di acqua compiendo estenuanti viaggi a piedi con taniche sulla testa e chi compie questo lavoro? Donne che non possono occuparsi delle faccende domestiche ed i bambini che quindi non vanno a scuola”.

“Come ci hanno confermato alcuni anziani l’acqua è anche fondamentale per costruire mattoni di argilla per le loro abitazioni. Ci siamo quindi scambiati regali, ricevendo un cappello ed una borsa fatti a mano  ed un sacco di miglio e noi abbiamo portato magliette, pesto genovese e caramelle e palloni per i bambini poi spazio alla festa con danze delle donne in costumi tradizionali che ci hanno contagiato. Tantissime strette di mano per manifestare una genuina e sincera gratitudine che ci ha commosso”.

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