Casalmaggiore, vandalizzato il
muro del canottaggio al Parco
Forse, degli atti vandalici, non bisognerebbe scriverne. Anche quando sono eclatanti, e sotto gli occhi di tutti. O forse no. Perché la cronaca – quando soppesata e per chi se ne occupa – resta comunque un dovere. Il peso delle parole resta e sempre comunque importante, ma resta importante anche trovarne il giusto peso quando possibile. Il silenzio non aiuta quasi mai nessuno, il degrado resta degrado: difficile da combattere, indipendente dalle volontà e dall’impegno delle amministrazioni, più interconnessa all’educazione dei singoli e a quella impartita dalle famiglie e alla presenza o meno – in campo – da chi lo contrasta, in un impegno continuo. Cittadini soprattutto, residenti: chi si prende cura della città, dei suoi spazi, del suo paese…
La muraglia del canottaggio, quella che sorge a destra dell’accesso al parco da via Marconi in luogo seminascosto agli occhi di tanti, è stata nuovamente vandalizzata. Scritte con la vernice, perpetrate ai danni di quello che – un tempo e sino al 2017 – era un semplice muro di cinta tra una residenza e il parco stesso.
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Fu proprio nel 2017 quando un gruppo di ragazzi, i ragazzi del Listone (un trio composto dagli attivisti del gruppo civico legato alla figura di Carlo Sante Gardani, e composto da Alessandro Rosa, Gabriel Fomiatti e Alberto Fazzi, con il supporto di altri, tra i quali Giuseppe Boles) si presero l’incombenza di mettervi, e a loro spese mano. Era il tempo degli interventi che caratterizzavano la politica della civica: interventi che videro coinvolti tra gli altri, l’idrometro cittadino, l’ospedale, la stazione, il parco del Romani, alcuni monumenti (tra cui lo stesso che sorge sulla collinetta del parco che si affaccia sulle scuole). Prendersi cura della città: contrastare il vandalismo, l’abbandono, il degrado con il lavoro, con l’impegno. Fare politica con l’esempio: era parte della politica del fondatore del Listone, quella che i ragazzi avevano fatto loro. L’utopia di Carlo Sante che sapeva e sempre cogliere il positivo dalle cose, dai ragazzi. Consapevole che però quella politica doveva essere azione. E forse pure che tutto quello alla fine non sarebbe bastato.
E’ bastato quell’atto sul muro invece a far riaffiorare i ricordi (e il confronto) tra due modelli simili che richiedono anche e però la partecipazione attiva dei cittadini, senza la quale non possono funzionare se non per poco tempo. E anche tra due scuole di pensiero (silenzio e denuncia) nella comunicazione.
Ad accendere la miccia – dopo le scritte sul muro – Gian Carlo Simoni. Che ha sarcasticamente commentato la foto del vandalismo dapprima con – Casalmaggiore, città del Canottaggio – e poi tornato sul modello Parco di via Italia, dove da anni un gruppo di residenti si occupa della piccola manutenzione, della pulizia del luogo, del presidio. Insieme al lavoro dell’Amministrazione, che comunque non è mai, nel resto della manutenzione, venuto meno. Tutto questo non ha fermato i piccoli atti vandalici (anche di questo, quando ci sono in genere ne scriviamo, ad essere colpiti nel corso degli anni il villaggio degli elfi e la casetta del bookcrossing) ma l’impegno ha consentito quantomeno di renderli sempre più radi. L’altro modello è quello contrapposto da Rosa, ormai lontano da Casalmaggiore per lavoro, che ha ricordato quel 2017, l’intervento (su una muraglia che già allora era considerata una sorta di pisciatoio della città), e il proficuo impegno negli anni successivi del dialogo che ha mantenuta intonsa quella muraglia per un buon lasso di tempo. L’abbellimento di quel muro fu fatto anche – come ha ricordato l’ex consigliere comunale – per contrastare il PUT, che prevedeva proprio in prossimità di quegli spazi strada, parcheggio e il taglio delle piante.
Due modelli diversi, ma fatti di una diversità che andrebbe analizzata indipendentemente dall’impegno delle amministrazioni (la politica non cambia nella stessa città a meno di un chilometro di distanza). A cambiare, infatti, nelle due aree è soprattutto la volontà del prendersene cura. Al parco di via Italia ci sono cittadini, un comitato, le scuole, progetti, programmi, azione passata, preente e futura, i guerrilla parking e a volte la cancellazione delle scritte senza colpo ferire(senza comnicazione). Non – libera dal male – ma traccia una strada. Al parco di via Romani, dopo quella parentesi del Listone (una meritoria parentesi, un’azione bella come altre portate avanti dagli allora ragazzi e dal loro mentore, che manca alla politica della città) e dopo tante parole, non si è data continuità non tanto alla politica, ma all’agire anche dei cittadini. In questi anni avrebbero dovuto (e forse voluto e potuto) fare qualcosa in più le scuole (vi sorgono davanti), i cittadini (sono in tanti che vi vivono intorno). Perché poi telecamere, presidio, impegno pubblico sono importanti ma il presidio non può essere continuo e rischia di diventare sterile, in ogni caso, senza l’impegno di tutti.
Due modelli dunque differenti solo in apparenza e per un motivo ahinoi più concreto: in uno c’è qualcosa, nell’altro manca. E la politica ci azzecca sino lì. Fatto sta che nessuno salverà il mondo dagli atti vandalici, neppure chi scrive, che ne parli o che taccia. Nessuno è e sarà in grado di sovrapporre, al degrado, un modello che lo elimini del tutto. Ma in via Italia una strada è stata tracciata. Una strada che continua. E nel 2017 un abbozzo di strada si stava tracciando pure lì, al parco Romani. La politica – tra contrapposizioni – la stava tracciando. Ed era (e resterà comunque) una bella strada.
Le parole di Gabriel Fomiatti (Listone): “La mancanza di educazione, di coinvolgimento, la mancanza di insegnamento del rispetto del bene pubblico condito con un po’ stupidità porta a questo. È un duro colpo questo ennesimo sfregio”
Al parco Romani si spera possano essere altri i cittadini (insieme a quelli, pochi, che già lo fanno alle scuole, alle associazioni a supportare il lavoro del Pubblico) a mettersi in gioco.
Intanto a noi non resta che raccontare quel che succede ed è successo. Raccontare. Di parlare di una muraglia imbrattata da chi non ha di meglio da fare di far pascolare i pochi neuroni rimasti attivi in terreni arsi e poveri di nutrimento. Ed è quello che facciamo. Sarà difficile recuperare la muraglia adesso: ma ci si proverà.
Na.Co. (Foto Alessandro Osti)