Politica

Casalmaggiore: il dibattito sulla
visione che scalda la politica...

In foto da sinistra Filippo Bongiovanni, Pierluigi Pasotto, Giampietro Seghezzi, Mario Daina, Annamaria Piccinelli, Gabriel Fomiatti e Sara Manfredi
Foto: Alessandro Osti

Una delle parole chiave del dibattito politico a Casalmaggiore (e non solo) è “visione”. L’abbiamo sentita spesso, e anche nell’ultimo consiglio comunale dell’anno scorso. La minoranza che accusa la maggioranza di non avere visione, limitandosi a fare bilanci puntuali e corretti ma, appunto, senza un guizzo, senza “visione”.

Nell’ultimo dibattito, molto acceso, Pierluigi Pasotto di Casalmaggiore la Nostra Casa, aveva ad esempio proposto di fare nell’Ex Macello una Cittadella della Sicurezza per risolvere i problemi di spazi delle Forze dell’Ordine. “Va bene recuperare – ha detto Pasotto – ma poi serve sapere cosa realizzare, servono idee”.

“E ci sono altri temi che nel bilancio non leggiamo – ha aggiunto Pasotto -. Le Municipalizzate non servono per avere marginalità ma per riservare servizi ai cittadini. E’ uscita dai radar la Casa di Comunità che, con la sensibile riduzione dei posti letto in ospedale, dovrebbe risultare invece decisiva. Del distretto socio-sanitario Oglio Po non si parla più. E aggiungo anche, cambiando argomento, il Piano Urbano del Traffico: in attesa del miracolo della tangenziale, quello che avevate presentato anni fa porta più auto in centro abitato e le fa restare per più tempo”.

“Il futuro dipende dal presente che scegliamo – ha detto Mario Daina sempre di CNC, citando Papa Francesco -. Manca la vera anima in questo bilancio, ossia la volontà di rispondere ai bisogni reali che il cittadino ha. Non ho sentito parlare di lavoro, di patto intergenerazionale, di inclusione, di digitalizzazione. Casalmaggiore è più brutta e articolata in modo più complicato. Il vostro bilancio privilegia alcune situazioni, ma lascia da parte quello che davvero investe la vita delle persone. Il Welfare così strutturato non regge, perché o diventa comunitario, interrogando le imprese per esempio, oppure non si sostiene. Chi fa politica non lavora sui numeri, a quello pensano gli uffici. Noi dobbiamo dare gambe al bilancio e indicare una rotta, qui manca la visione globale”.

Il primo a rispondere è stato il consigliere di maggioranza Gianpietro Seghezzi. “Qui si parla di mancanza di visione. E’ stato detto anche a Cremona in consiglio. E pure Elly Schlein ha accusato Giorgia Meloni di non avere visione. Sembra un po’ la tesi sostenuta da chi ha perso le elezioni verso chi vince. In realtà io ho sentito parlare di tanti interventi anche nel Welfare. Non ho sentito parlare di piazza Turati, ora riqualificata e divenuta un gioiellino, e ho un grande rammarico: che Bongiovanni sia ancora sindaco, perché per poter pesare sulle questioni fondamentali come ponte, tangenziale, ferrovia e ospedale avevamo bisogno di lui in Regione. Una piccola tirata d’orecchie all’amministrazione la faccio, sui cimiteri: è vero che ce ne sono undici quando a Cremona sono soltanto quattro, ma si può fare meglio sulla manutenzione. Chiudo dicendo che la nostra squadra è affiatata; la minoranza, partita con un gruppo solo e ora dispersa in tre gruppi, forse un po’ meno. Ma è più facile andare d’accordo quando si governa perché si trova la quadra per risolvere i problemi”.

Anche il sindaco Filippo Bongiovanni ha risposto. “Sui giovani abbiamo investito qualche anno fa con il bando “La Voce ai Giovani”, purtroppo di bandi così belli non ne sono più usciti ma l’impegno è costante come dimostra il lavoro dell’assessore Sara Manfredi. Sul PNRR e sul digitale abbiamo vinto sei bandi, abbiamo lavorato alla facilitazione digitale per gli anziani con Auser e con Concass svolgiamo tutti i giorni un servizio importante per il Welfare. Ricordo però anche che la sanità non è gestita in via diretta dal comune. In linea di massima: si può fare qualsiasi cosa, ma dove tagliamo per aggiungere altro? I soldi sono quelli. Anche a me piacerebbe comprare il Vecchio Ospedale, sanare l’ex Don Bosco, ma con quali fondi? E poi cosa ne facciamo? Già oggi è un bel problema riuscire a garantire standard che devono essere sempre più elevati, mentre il personale diminuisce e la popolazione invecchia. E fare comunità è sempre più difficile, anche se noi ci proviamo, perché siamo convinti che ad accomunarci è, al di là dell’estrazione e del percorso di ognuno, la città in cui viviamo”.

“Le alternative noi le abbiamo date – ha detto Pasotto – ma avete sempre respinto le nostre mozioni. I tecnici bastano per chiudere il bilancio, quello che si chiede è di dare una linea politica, che facciamo fatica a vedere. Poi ognuno ha le proprie idee ed è sacrosanto, altrimenti non saremmo maggioranza e minoranza”.

“Le scelte le avete fatte – ha detto Annamaria Piccinelli di Vivace e Sostenibile -. Tra palazzetto ed Ex Macello avete investito soldi vostri e soldi di bandi. Il semaforone di via Guerrazzi è costato 130mila euro: anche se non sono vostri, si potevano investire altrove. Noi ci proviamo a dare alternative ma voi non ascoltate”.

Anche Gabriel Fomiatti del Listone ha risposto a Seghezzi. “E’ vero che la parola visione è spesso abusata, sono d’accordo, però semplicemente io la vedo come un filo rosso che unisce le decisioni prese: ad esempio il Portogallo da anni investe per diventare lo Stato dei pensionati con politiche fiscali particolari. Non sono d’accordo se Schlein dice che Meloni non ha visione, perché lì invece un indirizzo politico c’è e mi fa abbastanza paura”.

Giovanni Gardani

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...