Ambiente

Il Po e quelle piene dimenticate:
una riflessione di Davide Persico

"Tutti questi dati meteorologici e di influenza antropica, si collocano in uno scenario climatico di cui solo negli ultimi anni, gran parte della popolazione ha cominciato a vederne gli effetti: la rana che galleggia pacifica nell’acqua calda del pentolone comincia a preoccuparsi di trovare una via d’uscita qualora iniziasse la bollitura”.

Di questi tempi, o meglio a novembre, eravamo soliti in anni “normali” scrivere e aggiornare delle piene del Po autunnali. Ma il meteo pazzo ha cambiato anche questa abitudine. La riflessione arriva da Davide Persico, appassionato in materia, che sottopone alcuni dati oggettivi all’attenzione degli osservatori.

“È dall’autunno 2021 che il Po non effettua una piena. Ha saltato, finora, la piena autunnale 2021 e le primaverile e autunnale 2022. Sulle Alpi sta nevicando poco, sugli Appennini quasi per niente, oppure l’accumulo di una perturbazione nevosa viene spazzato via dall’istantaneo aumento di temperatura immediatamente successivo”.

“Venerdì 6 gennaio 2023, come nei giorni scorsi, lo zero termico variava da 1800 a 2700 m. Significa che la neve caduta sotto si è sciolta o si sta sciogliendo, senza arrivare nella bassa. Di questo passo la piena primaverile 2023 sarà solo un miraggio, lasciando prevedere una condizione simile, o anche più grave, di magra estiva del Po rispetto quella del 2022”.

“La penuria d’acqua estiva, messa sotto attenzione dalle elevate temperature, non è però tuttora finita, con le barre fluviali ancora esposte per gran parte. Ora il Po è in magra invernale, come naturale che sia ma l’anomalia, questa volta, sta nel fatto che il livello di diversi metri sotto lo zero idrometrico (-5.53m livello a Isola Pescaroli oggi) è pressoché costante con variazioni sempre inferiori o uguali a 2 m. Ma stabilmente sotto lo 0 da oltre un anno”.

“Tutti i canali di irrigazione della bassa sono prosciugati. L’inquinamento atmosferico è alle stelle, con una media annuale delle Pm 10 a quota 30 microgrammi e Pm 2,5 a quota 24. Tutti questi dati meteorologici e di influenza antropica, si collocano in uno scenario climatico di cui solo negli ultimi anni, gran parte della popolazione ha cominciato a vederne gli effetti: la rana che galleggia pacifica nell’acqua calda del pentolone comincia a preoccuparsi di trovare una via d’uscita qualora iniziasse la bollitura”.

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