Cronaca

Nidec FIR, dipendenti in sciopero:
il contratto è fermo da due anni

"Da troppo tempo - spiega Marco Cagnati (FIOM CGIL) - i dipendenti della FIR stanno aspettando il rinnovo contrattuale". GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Ci sono quasi tutti. Operai di vecchia data, quelli a tempo indeterminato, che in fondo avrebbero potuto farne anche a meno e poi ci sono quelli a tempo determinato, in parte giovani, che da rischiare hanno qualcosa in più. Poco importa, quando c’è unità d’intenti si partecipa. Alla Nidec (gruppo FIR International, più comunemente Fabbricone per i Casalaschi, l’unica fabbrica ad essere inglobata nel tessuto urbano la cui proprietà è nipponica) ieri mattina e poi nel pomeriggio gli operai e le operaie hanno incrociato le braccia. Attendono da due anni il contratto di secondo livello, quello cioé che si discute con i datori di lavoro. E si sono stancati. La proposta avanzata dall’azienda è inaccettabile.

La FIR International chiede di legare il premio di risultato a tre obbiettivi legati al fatturato e alla qualità, e fino a qui nessun problema. La trattativa subisce una drastica interruzione, quando l’azienda chiede di legare l’intero ammontare del premio alla presenza.

Nel documento circolato ieri si spiega che mai dai metalmeccanici sono stati firmati accordi sul territorio che vadano a limitare diritti riconosciuti come permessi per legge 104, maternità sia obbligatoria che facoltativa, infortunio e permessi Avis. Il fatto è che se un lavoratore si assentasse 15 giorni all’anno per una di queste circostanze, non gli verrebbe riconosciuto alcun premio, come se il suo lavoro durante il resto dell’anno non contribuisse al raggiungimento degli obbiettivi. D’altra parte l’azienda denuncia livelli di assenteismo molto alti ma secondo gli stessi operai sarebbe utile capirne i motivi: capire lo stato di benessere dei dipendenti durante il proprio turno di lavoro e capire quali, e se sono sostenibili gli stessi carichi di lavoro. Gli operai chiedono un confronto serio sul nuovo contratto. Disposti a non cedere e ad andare avanti nella lotta, in caso contrario.

I rappresentanti della FIOM CGIL. Da sinistra Elena De Salvo, Marilena Rossi, Marco Cagnati e Monica Azzini

Il problema sta proprio in quei 15 giorni: basta un malanno, una maternità, un permesso per la 104 per entrare nel conteggio dei 15 giorni. Lo sciopero non si ferma a ieri. Sarà sciopero ad oltranza se non si tornerà al tavolo per una trattativa seria. “Sarà dura. Abbiamo già bloccato gli straordinari – spiega Monica Azzini (RSU FIOM CGIL) – ma non è servito. Andremo avanti“.

Stiamo facendo questo sciopero – spiega Marilena Rossi (RSU FIOM CGIL) – di un paio d’ore mattina e un paio d’ore al pomeriggio perché c’è una contrattazione in ballo e dall’altra parte non c’è stato nesun segnale positivo. Il nostro contatto è già scaduto da due anni e l’azienda non vuole venirci incontro, non solo a noi vecchi dipendenti, vecchi FIR, ma anche ai dipendenti nuovi“.

Ci hanno fatto una proposta – spiega Elena De Salvo (RSU FIOM CGL) – spiegandoci che il nostro premio era basato sulla presenza, calcolando anche tutte quelle cose come la 104, i prelievi, la malattia che fanno parte dei diritti basilari dei lavoratori. Stiamo lottando anche per il mantenimento di questi diritti“.

Gli scioperi continueranno ad oltranza sino a quando non si riaprirà la trattativa. “Da troppo tempo – conclude Marco Cagnati (FIOM CGIL) – i dipendenti della FIR stanno aspettando il rinnovo contrattuale. Abbiamo aspettato che si assestasse l’azienda dopo il cambio dei vertici, abbiamo aspettato anche il cambio della ragione sociale, e a questo punto ci aspettavamo una proposta seria da parte dell’azienda che non è arrivata. Non è arrivata anche perché la bozza di contratto che ci hanno presentato, anche se prevede che ci siano un paio di punti per il raggiungimento dell’obiettivo su fatturato e qualità, poi tutto viene riparamentrato sulla presenza. Il problema importante è proprio questa presenza. Loro ci dicono che con 15 giorni di assenza i dipendenti non prenderebbero assolutamente nulla. Il problema fondamentale è che su questa assenza va a finire tutto, dai permessi AVIS alla maternità, dall’infortunio alla 104 eai congedi parentali, quindi tutti i diritti che sono stati conquistati nel tempo sono messi in discussione. E in più c’è un problema legato a quello che è il premio stesso, il quantitativo del premio. Pensate solamente che la maggior parte dei dipendenti non ha nessuna contrattazione, non ha nessun salario oltre quello dato dal contratto nazionale e se non dovessero raggiungere un obiettivo si troverebbero anche con la mancanza dell’erogazione di quello che è l’elemento perequativo. Per ciò avrebbero anche oltra al danno, la beffa. Se veramente l’azienda si lamenta sul fatto di un assenteismo che è sempre più in crescita, magari che ci sia anche da parte loro un controllo su quelli che sono i rapporti all’interno dell’azienda con i preposti e con i carichi di lavoro perché é qui probabilmente che bisogna intervenire. Quello che posso dire assolutamente è che questa è un’azienda che è da una vita su questo territorio, si sono susseguiti vertici, si sono susseguite persone alla direzione ma che di fatto chi ha mantenuto questa azienda produttiva sono i lavoratori, e quindi ai lavoratori deve essere riconosciuto qualcosa, e qualcosa di serio. Quindi se l’azienda ha volontà di riprendere la trattativa noi siamo qui, però deve essere una trattativa che dia dignità ai lavoratori“.

Nazzareno Condina (Foto e video: Alessandro Osti)

 

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