Si è spento a 87 anni Paolo Pellizzoni
l'imprenditore che si era fatto da solo
Ha sempre affrontato la vita con ottimismo Paolo Pellizzoni. Perché alle cose che andavano male - questa era la sua ferrea convinzione - ne sarebbero seguite altre che sarebbero andate bene. Bastava crederci con convinzione, ed impegnarsi
Si è spento sereno, circondato dall’affetto dei propri cari, subito dopo la benedizione del sacerdote che lo era andato a trovare. Ha sempre affrontato la vita con ottimismo Paolo Pellizzoni. Perché alle cose che andavano male – questa era la sua ferrea convinzione – ne sarebbero seguite altre che sarebbero andate bene. Bastava crederci con convinzione, ed impegnarsi.
Paolo Pellizzoni era nato 87 anni fa a Casalmaggiore. Figlio unico di un intermediario di quelli antichi, che erano capaci di far vendere e comprare, e poi ancora far vendere di tutto, aveva nel dna proprio quel fiuto del mercato e lo avrebbe scoperto col tempo. Aveva iniziato giovane a lavorare come autista. Accompagnava il suo datore di lavoro – che si occupava di compravendita di bestiame – in Olanda. Dopo un periodo ad osservarlo, memore anche della lezione del padre, si era buttato in altre imprese. Sino a quella che ne avrebbe cambiato, e per sempre la vita.
La proposta di trasportare uova da vendere in Versilia era nata da un amico del padre e Paolo vi ci si buttò dentro. Il primo carico, fatto a Gussola per conto dell’amico del padre, era stato di 4500 uova. Tutte vendute a La Spezia, in un batter d’occhio.
Poi, dopo qualche tempo in cui tutto sembrava esser finito lì, altre richieste di uova, altri carichi con richieste sempre maggiori. Aveva trovato la sua strada Paolo Pellizzoni. Dall’auto (il primo trasporto era stato fatto a bordo di una 600 multipla) si era passati al furgoncino sino ad arrivare al camion.
Un lavoro duro: allora non esistevano ancora gli allevamenti dagli altissimi numeri di capi, si giravano i vari pollai, si raccoglievano le uova e poi, raggiunto il carico, si ripartiva. Il lavoro iniziava all’alba e finiva sempre oltre il tramonto. Dalla Versilia e da Viareggio Pellizzoni era poi passato a Parma e poi ancora al grande mercato di Milano.
Erano tempi da 100 mila uova alla settimana. Ma anche quello era solo un gradino di una crescita costante. Dalle 100 mila, e dai trasporti su camion, si passò al trasporto su rotaia. Gli proposero di triplicare il suo giro di raccolta e, dopo un qualche pensiero, accettò. Per quindici anni Lino piazza uova ovunque. Poi, a metà degli anni 80, la crisi.
Non si perse d’animo l’imprenditore casalese: la congiuntura stava per sorridergli ancora una volta. Erano i tempi in cui il governo Craxi liberalizzò i supermercati. Da subito l’imprenditore capisce che quella avrebbe potuto essere la strada per ripartire con forza. Va controtendenza: in tempi in cui gli allevamenti si fanno intensivi, e in gabbia, lui capisce che la gente è disponibile ad investire qualcosa in più per le uova di galline allevate a terra.Fu la scelta vincente.
A fine anni ’80 l’altro evento che gli cambierà ancora la vita: decide di acquistare Coccodì, marchio storico della distribuzione milanese. Non può permettersi di acquistare subito l’azienda, ma Arturo Gandolfi, il proprietario, gli concede di pagarla un po’ per volta. In tre anni lo liquida e nel 1992 acquisisce la sede storica milanese del marchio che è completamente suo.
Con Coccodì trasforma l’uovo e la sua distribuzione e vendita in un brand, è il primo ad intuire che le uova conservate nei contenitori di plastica hanno maggior durata. Il primo a credere davvero in un mercato fatto anche di rapporti umani oltre che di transazioni commerciali.
Una crescita costante, sino a raggiungere l’apice, con un milione e mezzo di uova al giorno e allevamenti sparsi in tutta Italia. Non tradendo mai la propria vocazione delle galline allevate a terra e delle uova consegnate il giorno dopo la raccolta nei pollai. A un certo punto poi aveva dovuto cedere il marchio, restando poi a lavorare sino al compimento degli 80 anni.
Un carattere determinato, la capacità di sdrammatizzare, la battuta sempre pronta, un incrollabile ottimismo e il fiuto per gli affari. Erano queste le doti caratterizzanti di Paolo Pellizzoni. Chi lo ricorda, sul lavoro, lo ricorda come un uomo estremamente intelligente e soprattutto concreto. Aveva attraversato anche momenti difficili, sul lavoro come nella vita, e non tutto era andato sempre bene, ma proprio quel suo carattere, quel considerare anche la sconfitta come parte della vita da cui ripartire, erano stati determinanti.
Negli ultimi anni l’inizio di una malattia invalidante che – anche in questo caso – aveva vissuto senza mai lamentarsi, accettando anche cristianamente il proprio cammino, e poi il ricovero alla Domus Pasotelli di Bozzolo. Ed anche lì si era fatto voler bene da tutti. Un lento declino, accettato sempre con il sorriso e con la certezza che al buio segue sempre la luce.
Paolo Pellizzoni si è spento serenamente, accanto alla moglie Luisa e alla figlia Laura, esalando l’ultimo respiro dopo la benedizione del prete. Oltre alla moglie Luisa e alla figlia Laura, Paolo Pellizzoni lascia un altro figlio, Angelo, la nuora Alesandra, il genero Giampietro, i nipoti, i pronipoti e i parenti tutti. I funerali – a cura dell’impresa funebre dei fratelli Roffia, si terranno lunedì a Vicobellignano alle 10, partendo dall’abitazione di via Molossi 9. Domenica alle 17 il Rosario nella parrocchiale di Vicobellignano.
N.C.