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Carlo Danieli, tre playoff
vinti in tre province diverse

Di certo il tecnico di Acquanegra sul Chiese può vantare un piccolo record: da uomo di confine (come tutti quelli che vivono nel comprensorio Oglio Po) è riuscito a conquistare tre promozioni in carriera in tre province diverse. Mantova, Cremona e Brescia.

Veni vidi vici? No, non esattamente. Perché Carlo Danieli è uno a cui piace costruire nel tempo (anche se a volte il risultato è giunto nell’immediato) e perché, in ogni caso, con le vittorie è giunta anche qualche sconfitta bruciante. Di certo però il tecnico di Acquanegra sul Chiese può vantare un piccolo record: da uomo di confine (come tutti quelli che vivono nel comprensorio Oglio Po) è riuscito a conquistare tre promozioni in carriera in tre province diverse. Mantova, Cremona e Brescia.

“Tutto è partito da casa mia, nel 2002-2003 con il salto mediante i playoff dalla Seconda alla Prima con l’Acquanegra – spiega Danieli -. Poi ho avuto modo di conquistare due volte la Seconda, salendo dalla Terza, e sempre ai playoff. Con la Martelli di Piadena nel 2010-2011, senza bisogno di giocare i playoff dato che chiudemmo a +17 punti dalla Terza. E in questa stagione 2021-2022 con la Bassa Bresciana di Isorella, dunque in provincia di Brescia”.

Eroe dei tre mondi, insomma. “E’ una definizione che mi piace molto. Ma è chiaro che per vincere bisogna anche imparare a perdere. Ho giocato i playoff altre due volte: con la Cannetese nel 2004-2005 per salire in Prima, superati dal Sarginesco, pur non perdendo nel doppio confronto ma per la posizione in classifica. E poi con la Pozzolese, per salire in Seconda, nel 2009-2010, sconfitti in finale dal Goito”.

Parliamo però di risultati positivi: a quale è più affezionato? “Non si può dire, perché sarebbe come dire “quale è il tuo figlio, o figlia, preferito o preferita?”. E naturalmente non ci sono favori. Posso dire quale è stata la più difficile e inaspettata e indico la prima ad Acquanegra: è stata a casa mia, nel mio paese, con una squadra che doveva soltanto salvarsi e invece a poco a poco si è scoperta una big del girone, migliorando lo status quo anche quando aveva i riflettori puntati addosso e completando il percorso. E’ stato l’unico salto in Prima, dunque decisamente il livello era alto, anche perché in genere il girone mantovano è molto battagliato”.

A Piadena invece? “La Martelli a me è sempre piaciuta molto, è una società storica, appassionata, porta il nome di un grandissimo atleta, Danilo Martelli, ed ero davvero contento di allenare lì. Fu un campionato eccezionale. Arrivammo secondi per un punto rispetto al Robecco, che in poco tempo finì anche in Prima. Noi però avevamo chiuso il ritorno con 10 vittorie e un pareggio. Non era bastato per arrivare primi, ma i 17 punti sulla terza dicevano tutto della nostra forza. E infatti siamo saliti, per ripescaggio, senza giocare i playoff. E’ vero che non abbiamo vinto il campionato, ma visti i distacchi è un po’ come se quel torneo lo avessero conquistato due squadre anziché una sola”.

Infine Isorella, quest’anno. “In parte simile e in parte diverso rispetto al torneo giocato con la Martelli. Simile perché anche qui, al ritorno, abbiamo chiuso con 9 vittorie, un pari e un ko, dunque un ruolino molto simile a quello confezionato a Piadena. Diverso, tuttavia, perché abbiamo avuto una serie di sfortune enormi e perché c’è stato un momento in cui ho anche pensato di farmi da parte. Si partiva con ambizione, per salire e a fine girone d’andata abbiamo chiuso con 4 ko di fila, scivolando al sesto posto, dunque fuori anche dai playoff. Ho detto alla società che ero pronto a dimettermi. Lo mi hanno dato fiducia e a quel punto ho chiesto al gruppo di compattarsi. Ne è uscito un grande ritorno e poi la vittoria ai playoff, dove per la prima volta sono riuscito a ribaltare il fattore campo, dato che in passato a Canneto e con la Pozzolese non era successo. In finale abbiamo vinto 2-1 in trasferta e questo ci ha ripagato di qualche amarezza e di tanta jella. Pensate che abbiamo avuto quattro infortuni gravi – e parlo di legamenti crociati – in un solo campionato. Credo sia un record, anche se poco invidiabile”.

Come è cambiato il calcio dopo il Covid? “Tanto. Alcuni ragazzi hanno smesso e chi ha ripresa ha dovuto fare i conti con un tono muscolare che qualcosa aveva indubbiamente perso. Non siamo professionisti. Ricordo l’inizio del 2021-2022 con tantissimi strappi o stiramenti. La speranza è che avere chiuso questo campionato in modo regolare e poter riprendere il prossimo, si spera, senza altri stop and go, dia a tutti la possibilità di giocare con continuità, tornando al calcio pre Covid. Magari convincendo qualche ragazzo a tornare in campo. Chi ha smesso non lo ha fatto per pigrizia ma perché non poter giocare per diversi mesi è complicato, specie in età adolescenziale. Adesso però ci sono tutte le condizioni per riprenderci il nostro amato pallone”.

Giovanni Gardani

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