Vittorio e Arnaldo Scaramuzza,
padre e figlio e il legame con la terra
Andate a trovarli, a conoscerli e ne trarrete lezioni e pillole di saggezza preziose. Volete portare loro qualcosa? Vi basterà qualche tavola di legno da donare a Vittorio che, per stare bene, ha bisogno di “pitturare”, come lui stesso dice, tutto il giorno e tutti i giorni. Con poco avrete fatto felice un uomo ed un artista e sarete più ricchi anche voi
Perché oglioponews dovrebbe dare spazio a una vicenda di San Secondo Parmense? Perché è nelle vene, nei valori e nello stile di questa testata il dare risalto non solo ai fatti di cronaca, ma anche a quelle piccole grandi storie di campagna che tutti dovrebbero conoscere e che spesso, invece, rimangono nascoste, se non emarginate, tra le pieghe della mediocrità e della frenesia di tutti i giorni. Storie a cui anche le grandi testate dovrebbero dare rilievo, ma lungi da chi scrive queste righe il voler dare lezioni a qualcuno. Storie di cui c’è necessità, specie di questi tempi in cui a farsi largo sono, troppo spesso, la superficialità, gli egoismi e, purtroppo, non poche cattiverie.
San Secondo Parmense, borgo bagnato dal Taro, legato alle nostre vicende attraverso il filo prezioso della storia, su tutte quelle di Camilla Gonzaga di Vescovato andata in sposa, nel 1523, a Pier Maria III dè Rossi (i due personaggi e le loro nozze saranno ricordati e rievocati in occasione del tradizionale Palio delle contrade in programma dal 2 al 6 giugno), è terra di due grandi uomini di cultura, due artisti potrebbero essere definiti, Vittorio e Arnaldo Scaramuzza, padre e figlio, pittore il primo, scrittore e filosofo il secondo. Due persone, innanzitutto, dal cuore grande, due personaggi che amano il loro paese, la loro terra, più di qualsiasi altra cosa, ancora oggi capaci di arrabbiarsi quando vedono il loro paese “violato” o svilito, in qualsiasi modo. Si arrabbiano per amore, per passione, non certo per il gusto di fare polemica. Una passione pura, tenace, anarcoide e terragna, tipica degli uomini cresciuti tra le nebbie ed i geli invernali, e la afose giornate d’estate. La loro casa è uno scrigno di cultura e di arte, dalle porte sempre aperte per coloro che desiderano fare un bagno di saggezza e di saperi. Quei saperi nati dalla terra, radicati nel tempo.
Vittorio ha 94 anni, una salute di ferro e un sorriso sempre pronto per tutti. Solo l’udito si è un po’ spento e forse è meglio così, perché gli evita di sentire tante sciocchezze che oggi vanno di moda. Il suo amore per San Secondo, da sempre, lo trasmette con i pennelli ed i colori. Quelli con cui ha ritratto, un numero incalcolabile di volte, la Rocca dei Rossi, la piazza, la pieve di San Genesio, gli scorci più caratteristici del paese. Non c’è casa a San Secondo in cui non si trovi almeno uno Scaramuzza. Ancora oggi, dall’alto della sua veneranda età che inizia a fargli scorgere il secolo di vita, Vittorio è sempre lì, tutti i giorni e tutto il giorno, col pennello in mano, a dipingere ed a colorare il suo amore per la sua San Secondo. Con quella bontà tipica dei migliori, quella che lo porta ad essere felice quando qualcuno, semplicemente, apprezza i suoi lavori che, per altro, sono vere e proprie opere d’arte. Novantaquattro anni e non sentirli, animato dalla tenacia e dalla passione di sempre. Ancora una volta la dimostrazione provata di quanto sia fondamentale, per gli anziani, restare nel loro ambiente, tra le mura di casa, quelle di ogni giorno, a fare quello che hanno sempre fatto. Perché, come ricordato anche dal vescovo monsignor Vincenzo Paglia (presidente della Pontificia accademia per la vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia), solo pochi giorni fa, dal palcoscenico del non lontano teatro Verdi di Busseto, durante la presentazione del suo libro “L’età da inventare – La vecchiaia fra memoria ed eternità”, la vecchiaia non è tempo di abbandono ma di creatività e gli anziani devono essere parte attiva, non spettatori, di una società da ricostruire.
Vittorio ha al suo fianco, da sempre, il figlio Arnaldo, per tutti semplicemente Dado, autore di numerosi libri dedicati alla storia, alle tradizioni, ai saperi, al folclore e alle peculiarità del suo paese. Scrittore ma anche poeta e filosofo, capace di sviscerare il bene e il male della sua terra, supportato dall’amore per il paese in cui da sempre vive, forte di quella fede autentica che lo anima tra le corde del cuore. Un eremita, anche lui, capace di preferire una sosta al cimitero (accanto all’indimenticabile mamma, portata via da un tragico destino, ormai molti anni fa, ma sempre viva e presente in ogni azione che lui, e suo padre, compiono) o una passeggiata sugli argini del Taro, a un bagno di folla o ad una “vasca” in piazza. Un eremita nelle parole, nelle idee, negli sguardi e nei pensieri.
Anche il Casalasco (come qualsiasi altra terra) avrebbe bisogno di uomini così e farebbe bene a coinvolgerli, per serate culturali organizzando magari, a costo zero, una mostra dei quadri di Vittorio. Andate a trovarli, a conoscerli e ne trarrete lezioni e pillole di saggezza preziose. Volete portare loro qualcosa? Vi basterà qualche tavola di legno da donare a Vittorio che, per stare bene, ha bisogno di “pitturare”, come lui stesso dice, tutto il giorno e tutti i giorni. Con poco avrete fatto felice un uomo ed un artista e sarete più ricchi anche voi.
Eremita del Po, Paolo Panni