Pontirolo, processione per
la Festa della Madonna
Nel tempo, anche attualmente, tanti devoti vi si sono fermati in preghiera, portando anche offerte, ex voto, chiedendo grazie o portandosi via un pizzico di terra ritenuta benedetta. Ogni anno, ed è stato così anche stavolta, il lunedì dopo la prima domenica di maggio, tanti fedeli vi si radunano in processione, e in preghiera
Far rivivere la storia e le tradizioni, unendo il territorio, all’insegna della fede. A Pontirolo Capredoni tutto questo è diventato realtà, lunedì sera, in occasione dell’antica festa patronale di Santa Maria di Lamo. La vasta partecipazione di persone, che in cammino, con le fiaccole accese, sia da Pontirolo Capredoni che da San Lorenzo Picenardi, con due distinte processioni, mentre il sole tramontava dipingendo di rosso la campagna e le cascine, in attesa poco più tardi, della luce naturale della luna e delle stelle, hanno suggellato una serata densa di significato, e di emozioni, andata in porto grazie all’impegno della gente di Pontirolo Capredoni e dell’Unità Pastorale di Piadena, Vho e Drizzona col sostegno anche dei Comuni di Piadena Drizzona e di Voltido.
Le due fiaccolate sono entrambe confluite di fronte alla bella cappelletta di santa Maria di Lamo, una dolce bomboniera mariana nel cuore del cremonese, dove dopo la preghiera del Rosario si è tenuta la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal parroco di Torre dè Picenardi don Claudio Rossi (che quest’anno rende grazie al Signore per il quarantesimo della sua ordinazione presbiterale) affiancato dal parroco di Piadena, Vho e Drizzona don Antonio Pezzetti e dal vicario parrocchiale di Piadena don Paolo Fusar Imperatore.
Tra i tanti presenti anche i sindaci Matteo Priori di Piadena e Giorgio Borghetti di Voltido, le madri camilliane e il fotografo Luigi Briselli che, come sempre, ha documentato l’evento dimostrandosi, ancora una volta, uno straordinario ed attento cultore delle iniziative del territorio fissandole in immagini. Al termine della funzione religiosa è stata presentata e benedetta una meravigliosa immagine in terracotta dedicata alla Madonna del Coronavirus e realizzata dall’artista Luciano Marini di Isola Dovarese (lo stesso che ha realizzato la meridiana della Cascina Pontirolo). Con lui, ha collaborato Mario Margotti, astrofilo che ha realizzato i calcoli per la stessa meridiana con l’ora locale di Pontirolo. Una iniziativa ricca di significato che la famiglia Griffini Capelletti (proprietaria della cappelletta di Santa Maria di Lamo) , conscia di quanto sia radicata localmente la fede nella Beata Vergine Maria, ha voluto (anche con l’inizio del mese mariano di maggio) per pregare a chiedere la protezione di Maria sul territorio dopo la pandemia. L’opera ha trovato, da subito, vivissimi apprezzamenti ed è stata posizionata all’interno della cappelletta, sul lato destro. Nello stesso sacro edificio è anche stata posizionata, e vi rimarrà per alcuni giorni, la Lanterna del Po, nel segno dell’iniziativa di pace promossa dal Comitato Amici del Grande fiume di Polesine Zibello, arrivata da Brancere, che proseguirà poi il suo viaggio, di pace appunto, con destinazione Calendasco (Piacenza). In tanti hanno colto poi l’occasione per visitare le opere realizzate, il giorno precedente, dai madonnari nell’area della splendida Cascina Pontirolo, miniera di cultura grazie alle idee e all’ingegno della famiglia Griffini Cappelletti. Infine, l’occasione è stata anche utile per ripercorrere la storia della cappelletta di Santa Maria di Lamo, detta anche dei morti di Pontirolo, un luogo in cui fede, storia e mistero si fondono in modo superlativo. Un baluardo di grazia, in mezzo alla campagna, dedicato a Maria. In una terra in cui chiese, oratori e cappelle dedicate alla Madre di Gesù si moltiplicano, a dimostrare la fecondità di una fede mariana che, nel casalasco, da secoli, è sempre stata viva e fiorente. Una bomboniera mariana dalla storia importante. Basta attingere alle fonti storiche per scoprire che, di fatto, si tratta dell’ultimo segno rimasto di un luogo in cui si trovavano almeno un’altra chiesa e diversi edifici, ormai scomparsi. Il nome prende origine dai Lamo, nobile famiglia decurionale cremonese (1100-1628) di cui faceva parte anche Alessandro Lamo, frate cappuccino, storico e poeta nato in Spagna nel 1555 e morto nel convento di Milano nel 1612 (ricorre quindi il 410° anniversario della scomparsa). Fu segretario del Nunzio Apostolico Ludovico Taverna, vescovo di Lodi ed entrò nell’ordine dei frati cappuccini col nome di Padre Ignazio. Fu inviato in Svizzera a fondare l’ordine dei cappuccini esercitando le funzioni di guardiano e di maestro dei novizi. I Lamo erano, tra l’altro, imparentati coi Picenardi. La cappelletta sorge sul Campo dei Morti che, nel Catasto teresiano, apparteneva al marchese Cesare Francesco Soresina della non lontana Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce. Il sacro edificio, come anticipato, è definito anche dei Morti di Pontirolo. Lamo, per la prima volta, appare in un documento legato alla donazione fatta nel 1164 dall’imperatore Federico Barbarossa al vescovo di Cremona Presbitero da Medolago. A proposito del Barbarossa, a margine è doveroso ricordare che, non lontano da Pontirolo, fu anche fondatore del nucleo originario di San Pietro in Mendicate. Tornando al documento del 1164, questo fa dedurre che Lamo era un aggregato di edifici e di fondi e che, fin da allora, esisteva una chiesa dedicata a Santa Maria con tanto di cimitero. Sempre nel medesimo documento è citata anche una “ecclesia” vecchia che sorgeva lungo la strada che da Lamo portava “Ad domo de Sachis”.
E’ altresì certo che già all’inizio del XIII secolo la località “De Lamo”, insieme a quella “de Gatariolo” faceva parte del distretto della Pieve di San Maurizio: nell’atto del 1211 in cui i fratelli Guiscardo, Egidio e Tedisio de casali dichiarano di essere vassalli del vescovo Sicardo per la pievania di San Maurizio si parla del territorio di Lamo Un altro documento datato 30 marzo 1464 cita Giacomo dè Crotti come rettore della chiesa di Santa Maria di Lamo mentre il 15 marzo del 1499 don G.Battista Crotti viene investito del beneficio della chiesa semplice di Santa Maria di Lamo. E’ assai probabile che i due sacerdoti fossero imparentati tra loro visto che, specie in quelle epoche, accadeva di frequente che, come successori alla guida di una determinata chiesa, oratorio o cappella venissero designati membri di una stessa famiglia. Passando al XVI secolo ed esattamente al 1518 ecco che nel Census Ecclesiarum è elencata, tra le chiese oltre Porta S.Michele, come ecclesia di Santa Maria di Lamo mentre un rogito del 1526 del notaio Sfondrati parla di don Guidangelo Rossi come chierico beneficiario della chiesa “Sine cura” di Santa Maria di Lamo. Passando al 1575 ecco che Alfonso Picenardi, a nome degli uomini e delle donne di Pontirolo, con Anselmo da Laglio di Colombarolo e Benedetto Bolzeri delle Canove domandano a San Carlo Borromeo, allora visitatore apostolico di Cremona, di dare ordine di restaurare la chiesa ormai in rovina. Una supplica in cui non si fa alcun cenno degli abitanti di Lamo. Un particolare, questo, tutt’altro che irrilevante, che lascia dedurre che il villaggio fosse già scomparso. Cosa lo ha “cancellato”? Probabilmente una delle tante guerre che all’epoca si combattevano o, perché no, la possibilità che sia stato abbandonato dagli abitanti che potrebbero essersi trasferiti nei vicini centri di Pontirolo, Colombarolo e Canove, dove esistevano con ogni probabilità terreni qualitativamente migliori da lavorare, visto che “Lama” significa luogo paludoso. Andando avanti di quasi un paio di secoli, nel 1708 la nobile famiglia Settala prese possesso del chiericato di Santa Maria di Lamo e Ronca nel luogo di Pontirolo, nel quale si vede che la chiesa di quel beneficio, altre volte parrocchiale, era distrutta ed era rimasto un solo muro a forma di cappella col dipinto della beata Vergine Immacolata. Sempre i Settala presero anche possesso di un oratorio dello stesso luogo di Pontirolo spettante alla famiglia Capredoni. Il 16 dicembre 1801, con tanto di atto ufficiale, l’edificio cessò di essere un beneficio della chiesa e divenne di proprietà privata passando a Giovanni Gerelli, fu Giuseppe, per poi subire nel corso del tempo numerosi passaggi di proprietà. Se da una parte perse importanza ufficiale e giuridica, dall’altra continuò ad essere un luogo molto caro alla fede e alle pietà di tante persone del territorio. Nel tempo, anche attualmente, tanti devoti vi si sono fermati in preghiera, portando anche offerte, ex voto, chiedendo grazie o portandosi via un pizzico di terra ritenuta benedetta. Ogni anno, ed è stato così anche stavolta, il lunedì dopo la prima domenica di maggio, tanti fedeli vi si radunano in processione, e in preghiera, con stendardi, ceri e fiaccole, intonando litanie, giaculatorie e invocando la benedizione celeste sulle campagne. Anche quest’anno la processione è stata rinnovata, con la fede e l’impegno di sempre. Dando ancora lustro a un luogo profondamente caro al cuore di tanta gente.
Eremita del Po, Paolo Panni