Cronaca

Rivarolo del Re, 25 aprile con
parole (e cuore) all'Ucraina

Un 25 aprile diverso, con il peso di quello che sta succedendo in Ucraina sempre presente, incombente sulla vita e le coscienze di tutti. Le celebrazioni della Liberazione sono iniziate alle 11, nella Chiesa di San Lorenzo. A fine messa il discorso del sindaco (che proponiamo alla fine) e poi lo spostamento verso la vicina piazza Roma dove è sito il monumento ai caduti

Partiamo dalla fine, dal grazie del primo cittadino Luca Zanichelli ai cittadini (di Rivarolo del Re, Villanova e Brugnolo) che quest’anno hanno partecipato alle celebrazioni del 25 aprile. “Mi ha fatto molto piacere la presenza di molta gente, questo mi ha dato molta forza. Una partecipazione, mai come quest’anno così sentita probabilmente per la guerra in Ucraina”.

Un 25 aprile diverso, con il peso di quello che sta succedendo in Ucraina sempre presente, incombente sulla vita e le coscienze di tutti. Le celebrazioni della Liberazione sono iniziate alle 11, nella Chiesa di San Lorenzo. A fine messa il discorso del sindaco (che proponiamo alla fine) e poi lo spostamento verso la vicina piazza Roma dove è sito il monumento ai caduti. Anche qui la benedizione e la posa della corona, in un raccoglimento profondo. Cittadini, Protezione Civile Aquile, Alpini e la rappresentanza di altre associazioni territoriali.

IL DISCORSO DEL SINDACO – “Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa. “Arrendersi o perire!” fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi. Entro il 1º maggio 1945 tutta l’Italia settentrionale fu liberata. La Liberazione mise così fine a vent’anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra; la data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l’avvio effettivo di una fase di governo che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946, per la scelta fra monarchia e repubblica, e poi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione. Abbiamo il dovere oggi di commemorare i morti, partigiani civili e soldati, durante la guerra di Resistenza contro l’esercito nazifascista , Il dovere della memoria per onorare il sacrificio di quanti hanno dato la vita per farci vivere in un paese libero. Sono passati 77 anni da quel 25 aprile che ha sancito la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma un’altra guerra deflagra da due mesi sull’uscio di casa nostra: là in Ucraina. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo Ucraino non ha giustificazione alcuna. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo. Il che conferisce a questo nostro 25 aprile un significato di tragica attualità, riportando vive immagini di sofferenza, disperazione, fuga, abbandono, combattimenti, morti. La guerra è tornata nel cuore dell’Europa, il popolo Ucraino è stato aggredito dai Russi e la sua resistenza va sostenuta. La solidarietà, che va praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa. La storia mostra che la pace non si ottiene restando indifferenti o attraverso progressivi cedimenti agli aggressori, la libertà ha un prezzo e che bisognerà affrontare sacrifici per difendere i principi fondamentali dell’Unione Europea. L’attacco alle regole della comunità internazionale è devastante, e destinato a prorogare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. La libertà va coltivata con la coscienza, con la consapevolezza e con il riconoscere la libertà degli altri. Dimostriamo, oggi, solidarietà verso i tantissimi anziani, donne, bambini ucraini costretti a lasciare il loro paese, che nelle scorse settimane. “Una mattina si sono svegliati e hanno trovato l’invasor”, la citazione non è casuale. Ciò non vuol dire ovviamente essere contro il popolo russo, anch’esso vittima delle decisioni disumane del suo leader. Viene dal cuore un appello alla pace, speriamo che anche il popolo Ucraino possa il prima possibile festeggiare il giorno della liberazione. Purtroppo ancora troppe sono le guerre nel mondo, ancora troppi interessi economici prevalgono sul valore umano, sulla libertà, sulla pace. Siamo ancora molto lontani da un mondo senza le armi, senza la violenza, senza la disumanità. Il nostro deve essere un convinto e incondizionato rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria. Tanto dobbiamo ancora lavorare per il futuro dei nostri figli. Buona festa della Liberazione a tutti“.

N.C.

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