Mario Caldonazzo: “Aiuti su
energia o la domanda crollerà"
Mario Arvedi Caldonazzo, amministratore delegato del gruppo Arvedi, parla della situazione dell’acciaio italiano, e delle sue ricadute sull’intera economia nazionale, in una lunga intervista concessa al quotidiano “La Repubblica”.
Mario Arvedi Caldonazzo, amministratore delegato del gruppo Arvedi, parla della situazione dell’acciaio italiano, e delle sue ricadute sull’intera economia nazionale, in una lunga intervista concessa al quotidiano “La Repubblica”.
Partendo dall’invasione russa dell’Ucraina: “Purtroppo i trattati assegnano ai singoli Paesi europei le politiche energetiche e questo crea disparità competitiva per le industrie energivore italiane, com’ è la siderurgia. Soprattutto ora che di fronte alla guerra vengono allentate le regole sugli aiuti di Stato, con Germania e Francia avvantaggiate” dice Caldonazzo “Inflazione e discontinuità delle forniture minacciano l’intero sistema manifatturiero, non solo l’acciaio. Da un lato i prezzi di gas e elettricità si sono stabilizzati, già prima della guerra, su livelli insostenibili. Nel nostro caso poi c’è l’interruzione del flusso di materie prime da Russia e Ucraina, cioè ghisa e preridotto. Bene ha fatto il governo italiano a bloccare l’export di rottame, così come ad attivare gli investimenti Ilva garantiti da Sace per produrre ghisa in pani. Ma, ripeto, serve una politica coordinata a livello europeo”.
Il giornalista Marco Patucchi chiede se Arvedi fornisce acciaio per la produzione di armi “No” risponde l’Ad del gruppo “la crescita della spesa militare non ha impatto sulla nostra attività”. Si parla poi della possibilità che, oltre all’idrogeno, anche il nucleare possa rappresentare una prospettiva per l’industria sostenibile: “Sì. Le faccio l’esempio della siderurgia: le nostre fabbriche viaggiano anche di notte, dunque servono fonti di energia costanti, come non lo sono eolico e fotovoltaico. Il nucleare di ultima generazione è energia pulita”.
Infine ecco come, secondo Caldonazzo, l’acquisto di Ast si inserisce in questa prospettiva green: “Tra deal e investimenti abbiamo messo 1,5 miliardi su Terni, 400 milioni solo per riavviare la produzione del lamierino magnetico, simbolo della transizione sostenibile. Basti pensare all’impiego nell’auto elettrica”. Dopo Pasqua al Mise si riunirà il tavolo su Ast. “Dalla Unione Europea arrivino aiuti su energia e prezzi o la domanda crollerà” dice Caldonazzo.
redazione@oglioponews.it