Cronaca

Maurizio Massimiliano Zecca,
traduttore e produttore di pensieri

Il tempo per voltarsi, in un ultimo lieve sorriso. "Ci vediamo domani". Ci vediamo domani Maurizio. Con un altro biglietto, un'altra storia forse, e sicuramente un altro latte freddo da consumare, prima di andare via...

“Ma sai che dò lezioni di lingue. Ecco, questo è il mio biglietto da visita. Se senti qualcuno che ha bisogno, anche per traduzioni, ci sono!”. E’ serio il dottor Maurizio Massimiliano Zecca. Compirà 79 anni l’8 luglio. I movimenti sono sempre più lenti ma il pensiero quello no, quello corre sempre. Veloce. Un latte freddo, rigorosamente freddo, consumato al Caffé Centrale. Qualcuno che glielo offre lo trova sempre perché lui, Maurizio, è l’anima di questa città. Che si muove lenta, che ha idee grandi, che sa mettersi in gioco e che, nel mettersi in gioco fissa sempre un’altra meta. E non sai mai se domani sarà la stessa. Se sarà sempre la stessa o sarà diversa.

Un biglietto da visita particolare il suo, senza numero di telefono. La tecnologia non lo sfiora neppure: il telefono, come ci aveva raccontato mesi fa, giace quasi sempre in un cassetto. Per chi vuole contattarlo non resta che lo spazio davanti al Caffé Centrale.

“Puoi darmi una mano?”. Certo Maurizio. Traduttore (inglese, francese, tedesco, russo, spagnolo) ma nel caso anche insegnante. Accompagnatore all’estero. In fondo è quello che faceva tanti anni fa. E’ stato in tante capitali europee, anche a Mosca dove aveva accompagnato come traduttore una classe liceale. Ma è stato, per quel che riguarda le traduzioni simultanee, accompagnatore di tanti capi d’industria del Casalasco negli anni ruggenti quando ancora gli accordi venivano stretti dopo lunghi viaggi e confronti di persona. Maurizio Massimiliano Zecca, il dottor Zecca continua a studiare. “Le lingue bisogna tenerle sempre allenate, se no ti perdi delle parole, e non va bene”. Ci spiega. Una foto, prima di salutarci. “Ci vediamo ancora domani?”. Forse Maurizio. Speriamo sempre. Anche se questa vita, di certezze ne dà ben poche, a partire dall’esserci domani.

Riprende lenta la sua strada, Maurizio. Come l’allungarsi dell’ombra sul selciato, come lo scorrere del tempo in Chiesa, come le notti più lunghe di dicembre. Tanto, alla fine, ciò che conta è che siano sempre i pensieri a correre più forte, e i suoi corrono sempre. Il tempo per voltarsi, in un ultimo lieve sorriso. “Ci vediamo domani”. Ci vediamo domani Maurizio. Con un altro biglietto, un’altra storia forse, e sicuramente un altro latte freddo da consumare, prima di andare via…

Nazzareno Condina

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