Arte

Paride Falchi e il Colore del
Silenzio a San Benedetto Po

Mostra “il colore del silenzio -PARIDE FALCHI” a San Benedetto Po

Le atmosfere, le sensazioni, i sentimenti nei piccoli eventi della vita quotidiana e nella maestosità della natura, mostrati nella loro essenza e vitalità e tradotti in forme di “poesia figurativa”, tornano sotto le luci di una mostra. L’occasione è rappresentata dalla rassegna pittorica che si apre sabato 9 aprile alle 17.30 nell’ex refettorio monastico di San Benedetto Po (Mantova). Alle ampie sale si potrà accedere per apprezzare le opere di Paride Falchi, nato a Casalmaggiore nel 1908 e vissuto a Sabbioneta fino al 1995, uno dei più fecondi Maestri storici della pittura padana del ‘900. Si rompe in tal modo una sorta di oblio durato per un ventennio, dato che l’ultima mostra personale risale al 2001. L’artista, per carattere e per l’origine geografica, è rimasto isolato nel suo mondo artistico e nel suo ambiente, di cui ha saputo cogliere la profondità e l’intensità poetica. Per non aver voluto cedere a compromessi economici e di appartenenza a correnti artistiche non ha goduto della ribalta che avrebbe meritato. Ma questo rappresenta un pregio e un’originalità che gli vanno riconosciuti, sia pure “a posteriori”. Così, a quasi 27 anni dalla scomparsa, accanto all’esposizione delle sue opere, sarà finalmente disponibile un prestigioso volume, nel quale sono raccolti testi, critiche e riproduzioni di quadri. Mostra e libro sono nuovi strumenti utili a valorizzarne meglio la produzione pittorica come esponente del figurativo italiano, di cui Falchi è uno dei maggiori esponenti. «Credo che Falchi sia stato il maggior paesaggista padano del suo tempo», ribadisce infatti il critico Renzo Margonari.

“La pittura di Paride Falchi – spiega il critico d’arte Vittorio Sgarbi – è tutta nella tradizione novecentesca, tra il Simbolismo e il Neorealismo. La sua riemersione ci indica quanto si debba ancora ricercare e conoscere per ricostruire una compiuta storia e geografia dell’arte del Novecento. Nella qualità delle prove di Falchi si impone una crescente attenzione ai fenomeni ritenuti marginali o provinciali”.

La produzione di Paride Falchi rappresenta infatti un elemento di originalità nell’arte figurativa dello scorso secolo, in grado di cogliere il senso del paesaggio e di trasformarlo in espressione poetica. Autodidatta, Paride Falchi è in grado di catturare e percepire le sensazioni della natura nella quale si immerge, o della vita quotidiana durante il suo lento scorrere nella campagna mantovana, traducendo il silenzio e i luoghi in immagini altamente evocative e capaci di suscitare sentimenti e impressioni poetiche. Ancora Margonari scrive: “Nessuno sapeva cogliere come lui il senso della stagione, la sua luce, persino la temperatura dell’ora (…) Nel ritrarre con simile intensità poetica il gelo e la canicola, l’umidore delle rive e nelle lanche fluviali Paride Falchi non fu eguagliato né preceduto da alcun altro pittore mantovano”. (…)

Il percorso creativo di Paride Falchi, è sintetizzato per la visione diretta del pubblico in una selezione di opere riunite nella rassegna intitolata “Il colore del silenzio”, visitabile dal venerdì alla domenica e nei lunedì festivi dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18 fino al 1 maggio. L’evento è promosso e realizzato dal Liceo artistico Giulio Romano di Mantova, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di San Benedetto Po.

BIOGRAFIA – Paride Falchi nasce il 28 giugno 1908 a Quattrocase, piccola frazione del comune di Casalmaggiore, in provincia di Cremona, a pochi passi da Sabbioneta, Mantova. Nella sua terra trascorre tutta la vita, sino al 27 maggio 1995, anno della scomparsa. Frequenta le scuole elementari nel Palazzo Ducale di Sabbioneta. E’ proprio nell’infanzia che affonda le radici della sua passione per l’arte. Un giorno, infatti, all’uscita da scuola, viene attratto dal pittore Mario Lomini al lavoro. Incantato da questa vista, dedica la sua esistenza alla sua unica passione e bisogno primario: la pittura.

Dal 1920 al 1927 diviene aiutante del professor Bonfatti, decoratore e ritrattista locale, a fianco del quale, intraprende la professione di decoratore di ville, mestiere che gli permette di sperimentare gli impasti, e conoscere alla perfezione le sfumature cromatiche. La sua prima opera ad olio, un ‘Cristo’, è datata 1922, composta all’età di 14 anni. Dal 1929 al 1931 frequenta la scuola serale di Arti e Mestieri Bottoli di Casalmaggiore. Nel 1932 partecipa a una grande rassegna di giovani pittori lombardi promossa dal Dopolavoro di Como, dove gli viene assegnato il secondo premio con medaglia d’argento.

Nel 1935 sposa Lavinia Zardi, maestra di scuola materna, dalla quale ha in quell’anno il primo figlio, Aldo, in seguito scultore, e nel 1938 il secondo figlio, Donatello, attore di prosa. Nel 1943 presta servizio nell’esercito fino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Dotato di grande sensibilità, affina in solitaria le sue doti innate raggiungendo vette poetiche di alta classe. Nel 1986, la Rai Tv gli dedica un documentario a cura della regista Enrica Tagliabue.

Dalla sua produzione artistica emerge una grande delicatezza. Una sensibilità temperata dal tempo, originata anche dalla sua inclinazione alla solitudine che gli consentì di affinare le tecniche trasmutandole in orizzonti poetici di rara intensità. La sua opera è sorda alle sirene delle avanguardie, così come non si fa sedurre dai richiami narcisistici della popolarità. Si volge esclusivamente a un’antica fede nel disegno e nel colore, entrambi capaci di conferire un contenuto poetico all’arte. Paride Falchi segue il percorso creativo in “splendido isolamento”, in un mondo lontano e parallelo alle avanguardie e all’informale così di moda nelle accademie.

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