Al Caffé Centrale l'intenso
ricordo di Francesca Cerati
Laura, partendo dalla lettura delle poesie, ha parlato di stati d'animo, di segni della presenza di Francesca, di ricordi e di quel dolore da portarsi addosso e dentro che non finirà mai. Ha parlato della dimensione terrena e di quella metafisica con la sua solita lucida chiarezza
C’è una dimensione terrena, ed una metafisica nelle parole e nei pensieri di Laura Passerini. L’anima temprata dal più profondo e inarginabile dolore, la dimensione terrena e quella metafisica si fondono nei loro confini estremi. E’ terreno il dolore e la fatica, è terrena la strada sulla quale si cammina, il rumore dei passi che restano, le gocce di rugiada e di pioggia. Metafisici i segni, tutti quei segni in cui un poco di Francesca c’è e parla. Parla attraverso le foglie, attraverso il rumore del vento, attraverso i cieli e le nuvole. Parla – lo spiega mamma Laura – in ognuna delle foto che la ritraggono tanto che a volte sembra voler uscire dall’immagine per allargare ancora una volta le braccia.
Davvero tante le persone che hanno voluto ricordare, nel tardo pomeriggio di ieri, Francesca Cerati, spentasi l’8 marzo di cinque anni fa mentre faceva ritorno da Parma, in un incidente in tangenziale all’altezza di Colorno. Con mamma Laura Passerini, al tavolo dei lettori allestito dai fratelli Frassanito al Caffé Centrale, c’erano Arianna Novelli e Giovanna Anversa, che hanno letto brani di Soffio di Madre (e alcuni inediti), Daniela Bellini, editrice del libro di poesie e pensieri e Patrizia Storti di ANPANA.
Laura, partendo dalla lettura delle poesie, ha parlato di stati d’animo, di segni della presenza di Francesca, di ricordi e di quel dolore da portarsi addosso e dentro che non finirà mai. Ha parlato della dimensione terrena e di quella metafisica con la sua solita lucida chiarezza, col moto delle parole altalenanti tra un abbozzo di quasi tranquillità ed un dolore che si rinnova. La voce graffiata dall’emozione. Ne ha parlato con la solita forza, con energia e passione. Nel quinto anno dalla morte, quello del Caffé Centrale è stato un grande e silenzioso abbraccio dei presenti nei confronti di Laura e una maniera per pensare ancora alla ballerina che tante volte ha scaldato i cuori, sul palcoscenico come nella vita di tutti i giorni, dei presenti.
Intensa la lettera di Donatella Bini, che chiama Francesca cognata, che la ricorda come un’amica sempre vicina, e sempre importante. Intenso l’arrivo di Tommy da Imola, che poi ha lasciato un fiore alla sua mamma e si è messo in fondo al pubblico ad ascoltarne le parole. Intenso il ricordo che poi ne ha lasciato sui social.
E la speranza? C’è, piccola luce di lampara nella notte di un mare di poche stelle. Il libro, Soffio di Madre, ha una sua destinazione. I proventi finanziano un progetto bello, unico nel suo genere, che vedrà nel rapporto uomo/animali il suo fulcro. E vedrà nella cogestione della struttura – canile e gattile, ma non solo – con Santa Federici, con la collaborazione del CPS, di tante persone fragili una maniera bella per ricordare Francesca e la sua infinita voglia di vita. Francesca amava la vita, amava gli animali e amava la socialità. Amava sorridere e – più di tutto – è quel sorriso che manca profondissimamente al mondo. E la speranza? Che proprio dal ricordo di quel sorriso ne nascano tanti altri. Si resta per quello che si è lasciato al mondo, e nei pensieri. E Francesca – nell’amore che ha lasciato al mondo e nei millemila pensieri di tanti che ancora la riguardano – resta profondamente viva, dentro ogni persona che ha avuto la fortuna di incrociarne la strada.
N.C.