Ambiente

Discarica a cielo aperto
in golena in località "La Zanzara"

Ci sono barili (di metallo e di plastica) di ogni tipo e dimensione, una quantità abnorme di bottigliette di plastica, palloni da calcio, resti di automobili. FOTOGALLERY

Scandalo a cielo aperto, in golena di Po, a due passi dal ponte “Giuseppe Verdi” (dove in tanti si stanno chiedendo che fine hanno fatto gli ulteriori lavori che dovevano essere realizzati e per quanto ancora durerà il senso unico alternato nel tratto in alveo). In località “La Zanzara”, area che, seppur situata in sponda destra, appartiene a tutti gli effetti alla provincia di Cremona e al comune di San Daniele Po (dovrebbe essere noto a tutti che il Grande fiume non è un confine naturale, come forse alcuni ancora pensano, e che ci sono terreni emiliani in sponda sinistra e aree lombarde in sponda destra), all’interno di un appezzamento da tempo destinato a bosco, si trova una quantità industriale di rifiuti.

Ci sono barili (di metallo e di plastica) di ogni tipo e dimensione, una quantità abnorme di bottigliette di plastica, palloni da calcio, resti di automobili (addirittura, a poche decine di metri da lì, nell’area cortilizia del vecchio ristorante abbandonato da una vita ci sono anche un paio di automobili e una roulotte ormai invase dalla boscaglia), pneumatici, resti di un vecchio frigorifero e di sanitari e numerose altre diavolerie. Sembra una terra di nessuno, del resto in questi anni è stata scelta almeno un paio di volte, se non tre, per effettuare rave party (e bene ha fatto il Comune di San Daniele Po a posizionare sbarre metalliche che impediscono l’accesso alle aree ai veicoli, anche se purtroppo ci sono già i “furbetti” che si sono organizzati con vie alternative).

Il problema dei rifiuti in quella zona non è una novità. Già anni fa l’ex sindaco di San Daniele Po Giampaolo Dusi aveva sollevato la questione parlando di vera e propria emergenza ambientale e chiedendo stanziamenti per poter provvedere alla pulizia delle aree. La situazione, come mostrano anche le immagini, non è cambiata. Sarebbe fin troppo facile dire (ed è vero) che buona parte di quei rifiuti sono arrivati lì perché portati dalle ultime piene del Po.

Ma è altrettanto ovvia e scontata una domanda: come ci sono arrivati barili, bottiglie, palloni e rottami nel fiume? Altrettanto scontata la risposta: perché l’inciviltà e la maleducazione sono, ancora oggi dilaganti, con buona pace delle tante campagne ambientalistiche che sono fatte, con buona pace delle informazioni che più e più volte sono state lanciate sia sul corretto smaltimento dei rifiuti che sulle conseguenze che l’abbandono indiscriminato dell’immondizia nell’ambiente può comportare. Con buona pace di Papa Francesco, della sua enciclica “Laudato Sì” in cui la custodia e la cura del creato sono perni fondamentali e con buona pace anche di Greta Thunberg e dei suoi interventi a tutela dell’ambiente.

Purtroppo quella contro l’inciviltà di tanta, troppa gente, sembra destinata ad essere una battaglia persa. Verrebbe da chiedersi cosa ci provano, certi individui, ad abbandonare bottiglie, barili e pneumatici (a proposito, di questi ce ne sono una infinità sugli spiaggioni del fiume). Si sentono più intelligenti? Più furbi? Forse realizzati? Più avanti degli altri? Domande a cui i diretti interessati, di certo, non possono dare risposta, perché l’intelligenza la dignità (queste sconosciute) non albergano nel loro cervello e, giusto per rubare una espressione al portiere Buffon, al posto del cuore hanno evidentemente un bidone della spazzatura, colmo di stupidità, ignoranza e nullità. Tuttavia è giusto, doveroso e necessario battersi, fino all’ultimo, per la tutela, la salvaguardia e il miglioramento dell’ambiente: nelle piccole come  nelle grandi azioni quotidiane che tutti noi possiamo fare, sempre (anche portandosi un sacchetto in cui riporre i rifiuti che incontriamo durante le nostre sane camminate in campagna o lungo i corsi d’acqua).

Ricordandosi sempre che il Grande fiume è patrimonio di tutti, nessuno escluso, indipendentemente dalle specifiche appartenenze amministrative o geografiche. Se ci sono rifiuti a Roccabianca piuttosto che a San Daniele Po, a Polesine Zibello piuttosto che a Motta Baluffi, il problema è di tutti, non di quello specifico territorio. Tra pneumatici sulle spiagge, bottiglie nei boschi e nelle radure, i numeri sarebbero da emergenza ambientale e giustificherebbero anche un intervento delle regioni e del governo: ma queste sono speranze che non entrerebbero nemmeno nel libro dei sogni.

Perché per i soliti politici il fiume, puntualmente, esiste quando è ora di dare aria alla bocca in qualche discutibile convegno (quasi sempre inutile), quando è ora di andare in cerca di qualche voto in più (gli elettori del fiume tengano sempre ben accesa la lucina della memoria quando è ora di andare a votare) o quando è ora di andarsi a riempire la pancia in qualche trattoria o ristorante lungo le rive del Po. E’ necessario che il popolo del fiume si mobiliti, si tiri su le maniche e provveda.

La speranza è quindi che l’arrivo della bella stagione porti la gente a mobilitarsi, insieme, al di là delle appartenenze comunali, provinciali e regionali, facendo squadra, per ripulire tutti insieme le aree golenali del nostro Grande fiume. Affinchè la mobilitazione di tanti porti ad un grande risultato e sarà, quella, la grande festa del Po.

Paolo Panni, Eremita del Po

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