Cronaca

San Benedetto Abate, la Chiesa
morente deve tornare a splendere

La Chiesa è quella di San Benedetto Abate, meglio conosciuta come Chiesa di Borgolieto di Gussola. Per tanti gussolesi è un simbolo. Tanti ci si sono sposati, sono stati battezzati o hanno visto familiari andarsene per sempre. GUARDA LA FOTOGALLERY, IL VIDEO INTEGRALE E IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Ci stanno provando a salvare la Chiesa dall’oblìo e dall’abbandono. Dal disinteresse istituzionale (religioso o laico, poco cambia) verso una struttura dal fascino immenso, e dalla storia altrettanto importante. La Chiesa è quella di San Benedetto Abate, meglio conosciuta come Chiesa di Borgolieto di Gussola. Per tanti gussolesi è un simbolo. Tanti ci si sono sposati, sono stati battezzati o hanno visto familiari andarsene per sempre. Sino agli anni 80 nella struttura attigua (una costruzione in pietra a vista malridotta che abbiamo avuto il piacere di vedere) c’era pure una campanara che si occupava anche un poco di tenerla controllata. Poi il declino. Dieci anni completamente chiusa, il solito assalto dei vandali e, da qualche tempo grazie al nuovo parroco di Gussola la riapertura al pubblico legata ad eventi particolari, a visite scolastiche o – come in questi giorni – allo splendido presepe realizzato dal Gussolese Paride Pasquali. Avremo modo di parlarne.

Ci stanno provando a salvare la Chiesa dall’inevitabile declino che nasce dal parziale abbandono. Sono un gruppo di donne determinate e i loro mariti spesso impegnati in manovalanza. Di soldi ne servirebbero davvero tanti per rimetterla completamente in sesto. solo per mettere in sicurezza la parete della cappella dell’Oratorio che sorge a fianco della struttura di culto servirebbero 20 mila euro. Non sarebbe un’opera vana. Sul muro di quella piccola stanza c’è un affresco del ‘600. Tra calcinacci a terra e piccioni morti si vede ancora discretamente bene una madonna con bambino e gli ornamenti che fanno da cornice ad uno splendido soffitto a cassettoni in parte marcio, che prima o poi crollerà a terra e sarà perso per sempre. “Cercheremo di mettere a posto anche quello” ci racconta Franca Filipazzi. E’ una delle più agguerrite (non sono da meno neppure le altre donne) ma al momento soldi per finanziare lavori ne hanno trovati ben pochi. Strade chiuse in curia (la parrocchiale di Gussola ha anch’essa problemi seri e i soldi vengono convogliati tutti lì), strade chiuse al GAL (i GAL non finanziano strutture ecclesiastiche ed è un peccato, perché il turismo potrebbe passare pure da questo tipo di recupero), solo strade chiuse al momento.

QUI SOTTO IL VIDEO E LE TESTIMONIANZE DI FILIPAZZI E PASQUALI

LA CHIESA – Nel 2014 Marco Cappa, gussolese appassionato di storia locale e curatore dell’archivio parrocchiale di Gussola, a dieci anni dal primo studio sulla Chiesa approfondisce quel lavoro e dà alla luce un interessante studio che traccia la storia della Chiesa di San Benedetto Abate (e quella di altre strutture minori presenti sul territorio). E’ uno studio importante il suo. “Il primo documento che cita esplicitamente la Chiesa di San Benedetto – racconta Marco Cappa – è un codice membranaceo del XIII secolo conservato presso l’Archivio della Mensa Vescovile di Cremona. La pergamena è datata 10 febbraio 1263. E’ una copia dell’originale e narra come quel giorno, nel convento dei 12 Apostoli di Cremona, alla presenza di Bonavido, priore del Convento e di altri frati, oltre che del vicario Generale… un certo Tolomeo con i fratelli Enrico, Umberto e Martino di Casalmorano dichiararono di essere vassalli del vescovo di Cremona, così come lo erano stati i loro avi, e di avere in feudo dal vescovo le decime e i diritti decimari di alcuni appezzamenti di terreno situati in cinque diversi quartieri di Gussola, le cui coerenze e confini erano indicati in un atto del 12 giugno 1208. Con questo documento più antico l’allora vescovo Sicardo aveva investito del feudo diversi vassalli, tutti di Casalmorano, avi dei fratelli citati in precedenza. La pergamena contiene un riferimento ad alcuni appezzamenti di terreno, tra cui un campo confinante con una proprietà della Chiesa di San Benedetto di Gussola. Quindi nel 1208 la Chiesa di San Benedetto esisteva già”.

Marco Cappa avanza pure l’ipotesi – vista anche la dedica della chiesa – che l’origine della stessa sia da collegare alla presenza di una prioria benedettina. Purtroppo però l’ipotesi non è suffragata da nessun atto ufficiale e da nessun documento sino ad ora trovato. A suffragio però di questa affascinante tesi il fatto che sino alla metà del XV secolo la struttura ecclesiastica non era parrocchiale. “Prima di allora San Benedetto non era collegata alla cura d’anime – spiega lo storico – e all’esistenza di una parrocchia autonoma”. Altro fatto interessante a suffragio della tesi della prioria benedettina è il particolare che la struttura fosse stata edificata a fianco dell’argine maestro e ben distante (almeno allora) dalle altre strutture abitative.

Esiste un atto ancora più antico, custodito e catalogato nella collezione dell’Accademia di San Pietroburgo in Russia, raccolto in Acty Kremony. La pergamena 10, datata 15 ottobre 1046, cita tra le altre località (ce ne sono di ancora presenti) Santo Benedicto. Potrebbe essere la prima citazione ufficiale. La parrocchia di san Benedetto nasce ufficialmente nel 1458. Nel corso dei secoli la Chiesa subì diversi rimaneggiamenti. Nel 1912 fu abbattuta l’antichissima torre (risalente alla fine del 1400) doveva essere simile a quella di Santa Maria di Casalmaggiore”.

“Negli ultimi anni purtroppo – spiega ancora Marco Cappa – il graduale ammaloramento dell’interno dell’edificio sacro, dovuto alla forte umidità, si è trasformato in vero e proprio degrado. Più recentemente si sono aggiunti dei problemi strutturali che riguardano soprattutto i corpi di fabbrica addossati al lato sud della chiesa, aggravati dalle forti scosse di terremoto registrate agli inizi del 2012, scosse che hanno aperto alcune preoccupanti crepe anche nel corpo centrale dell’edificio, in corrispondenza dell’arco situato perpendicolarmente all’altar maggiore, in quello della controfacciata e su un fianco del presbiterio. La Chiesa di San Benedetto ha perso ormai da mezzo secolo le sue funzioni e la sua importanza come chiesa parrocchiale connessa alla cura d’anime. E’ quindi comprensibile che le scarsissime risorse economiche della parrocchia debbano essere impiegate principalmente per la Chiesa parrocchiale e l’oratorio la cui funzionalità e fruibilità è direttamente connessa con l’attività pastorale della parrocchia. L’edificio, oggi, ha un duplice valore: da un lato, nonostante lo stato di deperimento, conserva un valore artistico e rappresenta un tassello importante del patrimonio storico-artistico casalasco; dall’altro lato ha invece un valore culturale, in quanto rappresenta un pezzo della nostra identità, la storia di un paese e la traccia visibile della vita di una comunità cristiana. Il destino della Chiesa di Borgolieto è quindi nelle mani di tutti coloro che sentono questo edificio, adagiato ai piedi dell’argine, come parte integrante della propria identità culturale e che desiderano possa far parte anche della vita delle generazioni future”. Nelle mani anche di un gruppo di persone di buona volontà che stanno facendo il possibile per trovare  il modo di salvare la struttura.

QUI SOTTO IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

IL COMITATO DELLA CHIESA DI BORGOLIETO – “Siamo un gruppo di volontarie di provenienza, di cultura ed estrazione eterogenea – ci racconta Franca Filippazzi – e siamo uniti tutti dall’amore per questa Chiesa. In qualcuno è prevalente l’aspetto religioso, in altri anche l’aspetto culturale e l’amore per il nostro territorio. Amo molto la Chiesa di Borgolieto: mi sono sposata qui, ma sono nata e cresciuta a Borgolieto e come me tantissimi altri borgoletani che la amano. Fa parte del nostro vissuto, e della nostra storia, e penso che tutti noi abbiamo un dovere morale che è quello di salvaguardare il nostro territorio, il nostro ambiente e i nostri beni culturali. E’ una Chiesa molto ammalorata, ha i segni visibili del tempo, ma noi la amiamo e dobbiamo farcene carico. Questa Chiesa è stata chiusa per più di dieci anni, è rimasta un po’ come la bella addormentata nel bosco e ne abbiamo sofferto molto per questa chiusura non giustificata. Quando fu chiusa furono fatte delle scelte perché la Chiesa non è pericolante, non ha al momento dei problemi strutturali tali da chiuderla al pubblico. Adesso c’è un problema serio al campanile perché è nata una pianta di fico la in alto che è diventata infestante e le radici hanno provocato danni. Questo è il problema più immediato e in primavera don Roberto ci ha promesso che verrà risolto. Dopo 10 anni di chiusura in cui abbiamo fatto di tutto per riaprirla e per tenerla viva, tanti volontari si sono avvicendati. Negli anni di chiusura era diventata terreno per i vandali, avevano rotto tutti i vetri, entravano i piccioni, c’era una spanna di guano per terra. I volontari dell’epoca, quando ancora la chiesa era chiusa, hanno poi messo tutte le reti per impedire che le sassate rompessero i vetri”.

Gli atti di vandalismo, non sono cessati: “Alcuni mesi fa ci hanno rotto il faro, gli atti di vandalismo proseguono. Certo è che essendo adesso più curata c’è meno la percezione dell’abbandono. Quando una cosa è abbandonata c’è l’accanimento alla vandalizzazione. Con l’avvento di don Roberto finalmente le nostre insistenze e le nostre preghiere sono state esaudite e la Chiesa è stata riaperta. A prescindere dal fatto che uno sia credente o no, ci siamo messi d’impegno un gruppo di volontari di Borgolieto e non, veniamo periodicamente a fare le pulizie”.

Si definiscono scherzosamente l’impresa di pulizie Le Benedette: “Puliamo dentro e fuori, la teniamo aperta, e abbiamo pensato di farla vivere, organizzando delle iniziative. Abbiamo fatto dei concerti, presentazioni di libri, abbiamo iniziato l’anno scorso a fare il presepe, perché al di là del significato religioso il presepe è una nascita, una rinascita e il presepe incarna molto bene lo spirito di quello che vogliamo fare. Un bambino che nasce, una chiesa che rinasce. Quest’anno abbiamo avuto il contributo fondamentale di Paride Pasquali, e abbiamo pensato di coinvolgere anche le scuole, i ragazzi, che una finalità di carattere educativo e sociale perché se conosco quello che mi circonda magari lo rispetto, non lancio le sassate, le pallonate contro il muro, e acquisto amore per le cose. Spesso i ragazzi, grazie anche ai computer, conoscono il mondo e magari non sanno nulla di quello che li circonda. Abbiamo presentato un progetto al quale ha aderito la seconda B delle professoresse Bacchi e Baruffaldi. Con il la collaborazione del Fotocine Casalasco i ragazzi sono diventati dei minireporter, hanno fatto due visite alla scoperta di questa chiesa. Sono stati accompagnati dal presidente del Fotocine Antonio La Montanara, autorizzati ad utilizzare il cellulare, i ragazzi hanno iniziato a fare delle foto agli angoli che trovavano interessanti”.

La zona in cui sorge la Chiesa è storicamente conosciuta anche come area storicamente importante. A questo si lega l’altra parte del progetto con le scuole: “Oltre all’aspetto tecnico i ragazzi a gennaio seguiranno una lezione di carattere storico grazie a Marco Cappa e illustrerà ai ragazzi gli studi che ha compiuto su questa zona. Abbiamo ragione di credere che qui sorgesse un insediamento benedettino, da qui la titolazione della Chiesa”.

E’ una Chiesa in cui si percepisce forte la spiritualità. La vicinanza all’argine, il silenzio… “La luce particolare che filtra dai vetri d’estate porta a sentire un particolare senso di benessere”. La Chiesa ha subito vari rimaneggiamenti. “Ma abbiamo nella cappella dell’Oratorio uno dei patrimoni architettonici più antichi di Gussola che dovrebbe risalire al ‘600. C’è un affresco, un soffitto a cassettoni, una greca tipica del 600”.

La struttura della Cappella versa in pessime condizioni: “Noi però siamo dei sognatori, abbiamo tante idee, tanto slancio e al momento purtroppo pochi soldi. Abbiamo l’intenzione di recuperare l’affresco seicentesco che raffigura una madonna. Il nostro scopo come gruppo di volontari è sicuramente tenerla viva, tenerla pulita, fare delle iniziative per farla conoscere, coinvolgere i ragazzi e le scuole”. L’intenzione è di realizzare un e-book con il lavoro in corso dei ragazzi, e magari una mostra fotografica. E quello ancor più ambizioso di formare dei piccoli ciceroni che a partire dalla primavera e Covid permettendo, raccontino la Chiesa coinvolgendo tutta la popolazione. “Il nostro progetto prevede anche interviste agli anziani, perché non dobbiamo mai dimenticarci di loro che sono la nostra memoria”.

Sempre dalla primavera si cercherà di mettere in piedi tante altre iniziative. Paride Pasquali si è reso disponibile per organizzare mostre, ma l’intenzione non si ferma lì. Serviranno soldi, e ne serviranno tanti. Ma il piccolo comitato è coraggioso e intanto si inizia.

IL PRESEPE E LA RINASCITA –  A realizzare il presepe Paride Pasquali. Lui è di Gussola ed è pure l’autore del presepe della Chiesa della Fontana. Mai realizzazione fu più significativa di questa. Di fronte ad un bambino che nasce una Chiesa che torna a vivere. Due natività. Un’ambientazione del tutto particolare perché qui, il Cristo, nasce ai margini di un pioppeto, in terra di golena. “Per il presepe di Borgolieto – ci racconta Paride Pasquali – sono stato interpellato. Io di solito realizzo quello della Fontana, sono stato invitato dall’Associazione Natura Amica e ho accettato perché questa Chiesa è in una posizione bellissima, vicino all’argine, e avevo proprio un mio quadro che rappresentava il pioppeto e la golena, quindi questa zona dove è posta la Chiesa. Ho costruito questo presepe in questa Chiesa un po’ dimenticata che alcune persone stanno cercando di far rivivere valorizzandola”. Le statue le ha fornite la parrocchia di Gussola, tutto il resto è opera dell’artigiano gussolese. “Le case le realizzo nel mio laboratorio e lì studio le luci”. Un presepe suggestivo. In un luogo freddo. austero e – fatte salve le luci del presepe, piuttosto oscuro. Una vera, sublime rappresentazione che in un ambiente come questo acquista ancor più carica emotiva. Paride Pasquali è un creativo, ha fatto le Belle Arti, dipinge. Ed è rimasto anche lui affascinato dall’ambiente.

IL DOMANI – Siamo entrati dalla sagrestia della Chiesa, dove evidenti sono i segni del deterioramento e le crepe. La Provvidenza purtroppo non ha braccia e sostegni di cemento. La Chiesa ha bisogno di lavori, ha bisogno di essere rimessa in sesto al meglio, ha bisogno di restauri. Le Benedette e tutti coloro che girano loro attorno cercheranno di fare del loro meglio. Ma serve anche l’impegno delle istituzioni perché San Benedetto rappresenta una parte di storia di questo territorio. Una storia semplice, in parte compromessa dai rifacimenti postumi ma comunque ancora fortemente presente. “E’ entrata una signora a vedere il presepe, una signora di Gussola – ci narra Paride – e dopo aver visto il presepe era quasi commossa. Mi ha detto che nel 1955 qui si era sposata”. Un pezzo di vita destinato a restare ricordo indelebile. La Chiesa di San Benedetto Abate deve essere salvata. Lo merita, come lo merita tutto ciò che del territorio fa parte della storia e delle tradizioni. Un compito arduo, forse impossibile. Ma, mai come in questo caso, vale la pena provarci.

Nazzareno Condina (Foto: Alessandro Osti – Video: Alessandro Osti e Nazzareno Condina)

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