Cronaca

No Vax Basta Dittatura,
indagati anche a Cremona

L’inchiesta ha preso il via in estate, quando nella chat, che contava oltre 40mila attivisti, erano partite minacce contro esponenti politici, medici e virologi, ma anche i numeri di telefono di esponenti politici. A settembre i magistrati torinesi del pool antiterrorismo avevano chiesto a Telegram l’oscuramento della chat, cosa che era avvenuta tre settimane dopo.

C’è anche Cremona nella maxi operazione coordinata dalla Procura di Torino e che ha portato, nelle prime ore della mattina, a ben 17 perquisizioni in diverse città d’Italia, con altrettanti persone indagate, facenti parte del gruppo Telegram “Basta dittatura”. Tutti attivisti No Vax e No Green Pass. Nei loro confronti sono ipotizzati i reati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e di istigazione a disobbedire le leggi. La perquisizione è stata effettuata in città e ha riguardato una persona, membro della chat Telegram, incensurata.

Le indagini hanno riguardato 16 province: oltre a Cremona, Ancona, Brescia, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino e Varese. Ad avviarle i magistrati specializzati della Procura della Repubblica di Torino, gruppo terrorismo ed eversione, con la partecipazione diretta dei Compartimenti Polizia Postale e delle Digos territoriali, sotto il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, con la partecipazione diretta dei Compartimenti Polizia Postale e delle Digos territoriali.

L’inchiesta ha preso il via in estate, quando nella chat, che contava oltre 40mila attivisti, erano partite minacce contro esponenti politici, medici e virologi, ma anche i numeri di telefono di esponenti politici. A settembre i magistrati torinesi del pool antiterrorismo avevano chiesto a Telegram l’oscuramento della chat, cosa che era avvenuta tre settimane dopo.

Nel mentre erano però proseguite le indagini, attraverso il canale “Basta Dittatura”, che era diventato un vero e proprio nodo di collegamento di numerosi spazi di protesta sul web, e che nel tempo si era caratterizzato come uno spazio di incitamento all’odio e all’istigazione a delinquere. Si parlava di utilizzare armi, di prendere di mira le più alte cariche istituzionali, ma anche forze dell’ordine, giornalisti, medici, scienziati. Ma si incitava anche a cose come “impicccagioni” e “fucilazioni”, nonché a una “nuova marcia su Roma”.

Tra le persone oggetto di indagine non c’erano solo volti già noti alle forze dell’ordine, in quanto già appartenenti a gruppi estremisti, ma anche per aver commesso reati come rapine, furti, resistenza a pubblico ufficiale, ma anche persone incensurate, come nel caso cremonese.

LaBos

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