Cronaca

Parto in auto e Sanità. CNC:
"Troppe cose che non vanno"

Conferenza stampa all'indomani del parto in auto. Si riapre la discussione sulla sanità in Oglio Po. Vappina "Dopo questo episodio e d'ora in poi avremo molte meno inibizioni. Bisogna cambiare il livello di polemica, fare una opposizione più dura, netta"

Racconta della propria vita Fabrizio Vappina. Per far capire che ogni ospedale dovrebbe mantenere servizi e dignità in un sostema il più possibile integrato e funzionale. Racconta della sua esperienza, quella di suo figlio. “Quando ci dissero che sarebbe stata una gravidanza difficile, ci dissero subito che non essendoci a Casalmaggiore la neonatologia, avremmo dovuto andare a Parma, e poi da lì ci consigliarono Massa dove c’era un centro specializzato. Ricordo che già allora mi meravigliai perché Oglio Po non aveva una neonatologia, perché mio figlio sarebbe dovuto nascere altrove. Da allora la situazione è peggiorata”. Il clima è pesante e la nascita in auto del piccolo venuto al mondo mentre mamma e papà stavano correndo disperatamente verso l’ospedale di Cremona a metà strada, a Solarolo è la più classica delle gocce che fa traboccare il vaso. “Fa piacere per la nascita, e le mie congratulazione vanno ai genitori ma non possiamo essere che sdegnati. Sino a che un evento come quello che si è verificato lo si ipotizza come possibilità sulla carta è un conto, ma trovarsi a dover discutere su un episodio così è altra cosa. Personalmente provo vergogna per questo sistema, vergogna. Dovevamo essere la Svizzera d’Italia in Lombardia e si partorisce ancora come a inizi ‘900. Sono nauseato e arrabbiato. Quando ci si dimentica del diritto alla salute di tutti i cittadini si è perso in partenza. E capisco che la gente provi fastidio per la politica”. Promette battaglia il capogruppo di CNC. “Dopo questo episodio e d’ora in poi avremo molte meno inibizioni. Bisogna cambiare il livello di polemica, fare una opposizione più dura, netta”.

Anche Mario Daina non nasconde tutta l’indignazione: “Mi unisco alle congratulazioni ai genitori, ma di fronte a un episodio come questo non si sa se ridere, o piangere. Siamo arrabbiati, continuiamo a cercare di capire e alla fine ci rendiamo conto che occorre solo resistere. Questa regione ci manca di rispetto, non sa se esisti, non ti riceve, continua a mantenere un sistema consolidato di interesse che è quello di sempre. Al di là della riforma che sta avanzando si mantiene la filosofia di sempre. Chiudere e ridurre i servizi territoriali pubblici sempre più a favore dei privati. La chiusura del Punto Nascite, lo dicevamo allora, era solo l’inizio e che se fosse saltato quello, altri servizi si sarebbero via via ridotti. Questo è puntualmente avvenuto e sta avvenendo. E non si capisce il perché, a maggior ragione adesso che lo stato ha messo sul piatto 700 milioni di euro per la sanità, e 85 ce li ha aggiunti la stessa regione. Non è un problema di risorse. Oggi, nella divisione che sembra sempre più certa a pagare il prezzo più alto sarà proprio il casalasco. Il documento dei sindaci, al di là di arrivare tardi sembra un documento in cui si chiede qualcosa quasi vergognandosi di chiederla, si chiedono le cose sottovoce, quasi rassegnati. In Regione, e grazie ai nostri rappresentanti, verranno presentati 3 ordini del giorno rispetto alla situazione casalasco viadanese anche se ci sono poche speranze. L’orientamento della maggioranza sembra quello di voler bocciare tutti gli emendamenti e presentare un pacchetto immodificabile”.

Infine Pierluigi Pasotto. Ha in mano il verbale, il resoconto dell’incontro con Canino, Bracchi e Mosa sulle questioni legate ad ASST rimaste aperte. Alle parole battute a macchina nel verbale della seduta ci sono un po’ di correzioni ed aggiunte fatte a penna. In alcuni casi pezzi di discorso. “Questo – ci dice – non è il verbale corretto, mancano non so quanto involontariamente o meno, parti di discussione, lo segnalerò in comune. Sono state saltate parti importanti. Com’é andata? Rispetto alle istanze messe sul tavolo della discussione era stata una riunione molto deludente. Sull’Oglio Po si erano presi impegni precisi dalla chiusura del Punto Nascite in poi, e parole erano state spese da Gallera qui a Casalmaggiore. Lo stesso Gallera aveva parlato, come impegno della regione, di un rafforzamento dell’ambito distrettuale tra le altre cose. Dove sono finite quelle parole? Prima è stato il Punto Nascite e adesso? Potremmo parlare della psichiatria, del day hospital oncologico, della pediatria, della ginecologia. Tutte parti dell’ospedale con seri problemi. Aspettiamo di perdere anche quelli? Per quel che riguarda Solarolo, c’è solo una cosa peggiore delle possibili disgrazie: quelle annunciate. Se capita un evento inaspettato fa parte dell’imprevedibile, ma qui siamo di fronte ad un evento prevedibile. E’ andata bene, e sono contento per il papà e la mamma a cui faccio i miei migliori auguri. Ma a noi piacerebbe che ASST spiegasse, e direttamente ai cittadini, come è possibile che accadano cose del genere, e se è possibile, che ci dicano anche se c’è una soluzione ad un problema reale. Sempre in quella famosa riunione con i vertici dell’ASST, a nostra precisa domanda sulle carenze di Oglio Po, ricordo che invece di una risposta ci si disse che anche Cremona aveva carenza di personale. Se Sparta piangeva insomma, Atene non rideva. Ma siccome siamo un’azienda unica, ci piacerebbe anche che i medici di Cremona venissero qualche volta a prestare servizio a Oglio Po. Siamo o non siamo la stessa azienda? Quello che è successo a Solarolo resta molto grave. Se fosse successo qualcosa a quella famiglia, cosa le avremmo detto? Cosa avrebbe detto loro l’ASST? Questo fatto è l’indice di un sistema sanitario che ha fallito. Il documento dei sindaci poi ricalca il modello del 2014, un modello che già non aveva funzionato. Perché dovrebbe funzionare adesso? Ed è ancora possibile pensare ad un modello come quello proposto? Vedremo cosa succederà a Milano. Servirebbe più reattività anche da parte dei cittadini, che hanno tutte le ragioni del mondo nel lamentarsi della politica. Indignarsi non è solo un diritto, ma pure un dovere. Non si può più demandare tutto alla politica, perché la politica è quella cosa deludente che vediamo. E un’ultima cosa fatemela dire sui comuni. Si firma un documento e poi ognuno pensa a se stesso, al proprio comune. E’, per usare una metafora calcistica, come se stessimo perdendo ed ogni giocatore cercasse di fare gol da solo. Così non si va da nessuna parte. Il Casalasco è destinato ad un ruolo sempre più marginale e la riforma sanitaria che verrà discussa a breve, se sarà quella preventivata, non farà altro che aggravare questa situazione”.

N.C.

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