Fondazione Sabbioneta Heritage
i dubbi di Giuliano Sarzi Sartori
"Tra i ventuno consiglieri previsti otto saranno designati esclusivamente dal Sindaco quali personificazione della Comunità sabbionetana senza indicarne il criterio e non contemplando il rispetto dell'assetto amministrativo con quote di rappresentanti della maggioranza e della minoranza"

Ancora qualche perplessità sulla Fondazione Sabbioneta Heritage, dopo quelle espresse dall’ex sindaco Aldo Vincenzi e dai sedicenti Amici dell’Arte. Ad esprimerle questa volta è Giuliano Sarzi Sartori.
“Qual’è – si chiede Sarzi Sartori – il ruolo dell’Amministrazione di un comune come Sabbioneta con un patrimonio Storico, Artistico e Culturale di importanza Internazionale? Potrebbe essere liberare il Comune da incombenze extra lasciando gestire la cultura e il patrimonio a professionisti del settore?
Nella presentazione della nascente Fondazione Sabbioneta Heritage sono stati interessanti gli interventi del Sindaco di Mantova e dell’Assessore alla cultura di Parma dove finalmente si è parlato di sinergie, di collaborazioni, di scambi culturali con le città a noi vicine, Mantova, Parma, Cremona favorite in questo dall’azione e dall’attività del Sindaco, lasciando intendere un ruolo di primo piano e trainante di Sabbioneta.
Se si legge però attentamente lo statuto che determinerà il nuovo assetto della gestione del patrimonio di Sabbioneta sia comunale che parrocchiale deliberato in bozza il 10/6/21, sarà la Fondazione il nuovo soggetto con personalità giuridica di diritto privato che indirizzerà anche la politica culturale dei prossimi anni dove, sia Il patrimonio comunale che parrocchiale verrà ceduto, nelle modalità ancora da stabilire, nella totale disponibilità e gestione della stessa.
Tra i ventuno consiglieri previsti otto saranno designati esclusivamente dal Sindaco quali personificazione della Comunità sabbionetana senza indicarne il criterio e non contemplando il rispetto dell’assetto amministrativo con quote di rappresentanti della maggioranza e della minoranza consiliare eletti da noi cittadini. I suddetti consiglieri non saranno soggetti a nessuna forma di controllo o vigilanza da parte dell’Amministrazione comunale o regionale così come la Fondazione che è e rimarrà soggetto autonomo e indipendente.
Per la Parrocchia che apporterà in gestione un patrimonio inestimabile sono previsti solo quattro consiglieri.
Anche sulla pubblicazione del bilancio ci saranno delle limitazioni senza indicare come in caso di perdite queste verranno ripianate e da chi, mentre l’organo di controllo sarà affidato ad un solo revisore unico. Sarà pure difficile esercitare il diritto di recesso in quanto sarà subordinato al dovere di adempiere le obbligazioni assunte dalla Fondazione. Questo organismo necessiterà di un apparato di dirigenza, di amministrazione e di personale qualificato che inevitabilmente comporterà costi da quantificare.
Senza considerare la perdita per il Comune degli introiti derivanti dall’attività turistica, si nota che lo statuto è strutturato come se il patrimonio storico fosse di proprietà privata e non appartenente all’intera comunità che l’ha ereditato, tramandato, conservato e tutelato nei secoli fino ad essere riconosciuto dall’UNESCO di interesse per l’Umanità. Se si guarda ad altre fondazioni che hanno in gestione beni pubblici (es. la Fondazione delle antichità Egizie di Torino) la rappresentanza pubblica è ben presente nel loro statuto con i membri designati da Comune, Provincia, Regione e Stato. Tutti gli Enti fondatori hanno la supervisione sull’andamento della fondazione stessa.
Non è pensabile che per poter gestire il turismo (biglietteria, visite guidate, promozione), i fondatori si spossessino di beni che sono pervenuti loro in gestione e custodia non mediante atti di proprietà e completa disponibilità. Si auspica pertanto una revisione dello statuto in modo che la comunità sia comunale che parrocchiale sia adeguatamente tutelata e rappresentata anche negli organi di controllo e che gli atti e i bilanci della Fondazione abbiano adeguata pubblicità e trasparenza. Qualora ciò non si verificasse sarebbe meglio per tutti trovare altre forme di collaborazione a protezione della propria autonomia gestionale e culturale“.
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