Cronaca

Irene Ghezzi a Roma per la
consegna firme Referendum

"Chi chiede l’eutanasia vuole solo morire con dignità - spiega l'Associazione Luca Coscioni - Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi"

Irene Ghezzi ieri a Roma

La pioggia e il vento ma dentro la sensazione di avercela fatta a condurre in porto una battaglia per il proprio diritto ed il diritto di ognuno di dire basta. Una battaglia per la vita e per la sua fine, quando arriva il momento.

“Chi chiede l’eutanasia vuole solo morire con dignità – spiega l’Associazione Luca Coscioni – Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi. Si tratta solo di riconoscere un diritto umano. Ci sono malati terminali che si suicidano nelle condizioni più terribili. Sono persone alle quali la legge italiana nega la possibilità di essere accompagnati alla fine della vita senza soffrire, condannando al carcere chi li aiuta”.

A Roma ieri c’era anche lei, Irene Ghezzi, l’anima fiera del comitato Casalasco, a consegnare quelle 1.235.470 firme. Si era attivata subito per la raccolta. E raccolte e banchetti gli ha fatti praticamente tutti. Per questo – anche per questo – questa prima vittoria la sente un poco sua. “Correva l’anno 2021, mese di ottobre, giorno 8 e finalmente si andava a Roma a consegnare le firme per convocare il referendum sull’eutanasia legale. Ci fu una gran festa, una festa della vita perché nessuno è più attaccato alla vita di chi è consapevole che è destinata a finire e sa di poter decidere quando è giunto il momento di lasciarla con serenità”, scrive sul suo profilo.

Tra gli altri membri del comitato Casalasco anche Stefano Superchi ha voluto celebrare il momento storico. Il suo è anche un grazie a chi ha dato una mano nel raggiungimento dell’obiettivo: “Era il 6 giugno quando ho ricevuto il primo messaggio da Gloria, voleva sapere se ero disponibile a dare una mano ad Irene nella formazione della cellula casalasca per la raccolta di firme a sostegno della convocazione del Referendum per l’Eutanasia Legale. Pur tra mille casini e poco tempo a disposizione non ho esitato a buttarmi, era finalmente l’occasione per fare qualcosa di concreto a favore dell’Associazione Luca Coscioni, alla quale sono iscritto e sostenitore, ma per la quale non mi ero mai speso di persona.

Ma più di tutto è stata l’idea di poter essere liberi di scegliere (anche l’atto più estremo della propria vita) che mi ha spinto. È stata la determinazione pervicace di Irene, che ha avuto la forza di aggregarci, a dare la spinta che serviva a mettere in moto un gruppo di persone (che poi magari su altri argomenti la pensano in maniera opposta) che avevano lo stesso obbiettivo. Un grazie è d’obbligo ai compagni di Rive Gauche (Gloria, Valentina, Giovanna e Paso) che ci hanno sostenuto fin dall’inizio e ci hanno messo a disposizione il materiale per fare i banchetti; grazie agli autenticatori delle firme (i consiglieri comunali Valentina, Annamaria e Paso e l’avvocato Paolo) senza i quali non avremmo potuto agire; grazie a Tommaso del gruppo Socialista cremonese, conosciuto quasi per caso all’incontro provinciale all’Antica Osteria del Fico e instancabile convincitore di indecisi, grazie a Laura, la più giovane ed entusiasta della nostra squadra, grazie ancora a Gloria e Vale per esserci state malgrado i molteplici impegni; grazie anche a tutti quelli che occasionalmente ci hanno dato una mano, e anche al Comune di Casalmaggiore che ci ha concesso lo spazio per mettere i tavoli e all’ufficio Anagrafe per la collaborazione. Grazie al dottor Mario per i contatti cremonesi e a Luigi e Alessandro della galassia radicale di Cremona per l’aiuto ed il sostegno.
In tre mesi circa abbiamo fatto tre incontri, una conferenza stampa e sette tavoli, al mercato sotto il sole di luglio, abbiamo preso l’acqua un paio di volte, i giovedì d’estate, la festa di Rive Gauche, più altre raccolte estemporanee dei consiglieri. Per me è stata un esperienza formativa, mi ha aiutato a stare tra la gente e a conoscerla meglio (non ho velleità politiche ma consiglio a chi ne ha una esperienza del genere). Tre mesi passati a tutta velocità tra mille impegni, un lutto straziante e un incidente, ma non sono pentito, mi sento davvero arricchito e soddisfatto. Soddisfatto a metà, perché siamo solo a metà del cammino; la consegna delle firme a Roma è solo il primo importantissimo step, ma adesso bisogna aspettare la convocazione del referendum e poi il referendum stesso con un’altra battaglia da portare avanti. Ma siamo fiduciosi nella spinta che ci hanno dato tante persone, anche insospettabili, anche qualcuno che non è d’accordo sull’eutanasia ma ha voluto firmare per dare l’opportunità a tutti di decidere con il proprio voto. Sappiamo già che ci saranno partiti e movimenti che faranno di tutto per non farci raggiungere la nostra meta, ma lo mettiamo nel conto. Perché vogliamo essere #liberifinoallafine”.

N.C.

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