Gazoldo degl'Ippoliti, il '900, l'arte
ed il racconto dell'Italia d'allora
Come suggerisce il sindaco di Gazoldo degli Ippoliti, Nicola Leoni, l'antologia allestita al MAM, approfondisce e mette a fuoco un segmento dell’indagine sull’arte del territorio
“Come afferma Nicola Leoni, Sindaco di Gazoldo, “l’antologica dedicata ad Archimede Bresciani (San Fermo [Redondesco], 1881 – Milano, 1939), allestita al MAM, approfondisce e mette a fuoco un segmento dell’indagine sull’arte del territorio che da sempre è una mission di questo Museo, oggi punto di riferimento essenziale nel contesto mantovano”. Sono dunque questo museo e questa comunità che, nel centoquarantesimo anno dalla nascita di un loro grande concittadino, ne riaccendono la memoria e gli dedicano una mostra prestigiosa e, finalmente, un’inedita aggiornata monografia.
L’esposizione, con una selezione di oltre sessanta opere, ripercorre e rilegge in modo approfondito tutta l’attività pittorica di Archimede, interrotta precocemente dalla morte, alla vigilia della catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. La monografia, un volume in forma narrativa e in 128 pagine di testo, compendia, con una adeguata lettura critica, biografia e catalogo, e delinea soprattutto, attraverso un racconto di fatti e di vita, la personalità dell’uomo oltre che dell’artista: talento e introversione, successi e fragilità, delusioni e speranze, diversità e saggezza… Il ritratto di un artista legato alla sua terra d’origine ma appartenente anche allo scenario cosmopolita della collettività del suo tempo.
Le opere che la rassegna presenta sono esemplificative della dimensione artistica di Archimede. Dipinti come il Ritratto di Lucia Nodari Pesenti (1904), Sera d’inverno, (1910), come Alba sul Bernina (1915), come Alba Luminosa (1918), apriranno la strada a un percorso ricco, completo e rigoroso: dalle prove giovanili, cariche di riferimenti segantiniani, legate ai confronti con l’ambiente della tarda scapigliatura, passando attraverso la forza dirompente del linguaggio divisionista – quando elaborava una visione idilliaca del paesaggio alpino – si arriva alla svolta degli anni Venti, allorché, conosciuto il gruppo di Novecento Italiano, Archimede abbandona lentamente le sue attitudini tardo ottocentesche. Quindi, con il ripudio degli ‘ismi’ d’importazione straniera, ecco la partecipazione dell’artista al progetto collettivo di una declinazione pittorica italica e, nei dipinti degli anni Trenta, analogamente alla posizione espressa dalle nuove generazioni, arriva invece la sperimentazione, da parte di Archimede, di una sorta di antinovecento, con una tavolozza che ora riluce di toni più chiari, più lievi e delicati.
Il tempo dell’esistenza per Archimede fu purtroppo breve. La Biennale di Venezia lo celebrava, nel 1940, con undici opere che riassumevano le tappe finali del suo percorso artistico: La Chiesina di San Fermo, L’Arco di Tito, Il cancello, Cortile della Fattoria, Porto di Viareggio, Natura Morta, Veliero in cantiere, un vaso con bellissimi Fiori, Neve a Cortina, Strada a Redondesco e il Ritratto della signora Guerci. Molte di queste opere sono in mostra a documentare i suoi punti d’arrivo.
Ciò che emerge, alla fine, dal progetto di questa rassegna, è l’autenticità di una vocazione pittorica, che finalmente fa riconoscere in Archimede Bresciani da Gazoldo una delle figure più rilevanti della pittura lombarda del primo Novecento. E il racconto, in parallelo alla mostra, del suo percorso di vita, inserisce l’immaginario artistico di Archimede nei grandi temi dei primi quarant’anni del Novecento.
In tal senso l’arte di Archimede diventa specchio fedele delle mutazioni che hanno interessato, in quel periodo cultura, società e territorio, e gli attribuisce, nell’avvenuto riconoscimento della sua grandezza, il ruolo di protagonista del suo tempo che troppo a lungo gli è stato negato (gf).
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