Cronaca

Contro il Green Pass: anche da
Casalmaggiore a Milano per protestare

Avete manifestato soltanto contro il Green Pass? “No, sono stati diversi i temi toccati: dall’obbligo di Green Pass che consideriamo sbagliato, all’obbligo di vaccino, così come è stato chiesto a gran voce che la libertà individuale non venga lesa". GUARDA IL VIDEO

La manifestazione di sabato 21 agosto a Milano contro il Green Pass ha raccolto la partecipazione di circa 2mila persone. Tra queste anche Davide Cavalli di Casalmaggiore, che può così raccontare la propria esperienza personale.

“E’ stata una manifestazione molto pacifica, dove abbiamo alzato la voce ma dove nessuno ha minimamente pensato a scontri o a metodi aggressivi per fare valere le proprie opinioni – spiega Cavalli – tanto è vero che le forze dell’ordine, chiamate per l’occasione, non sono dovute intervenire e hanno osservato a distanza che tutto filasse liscio. Siamo partiti da piazza Cordusio e il corteo è poi arrivato davanti al pronto soccorso “Fatebenefratelli” e ha fatto un “giro lungo” fin davanti alla sede Rai, per riuscire a rimarcare i propri pensieri e le proprie idee. Eventi come questo vengono organizzati quasi ogni sabato, a cadenza settimanale in varie piazze d’Italia, e raccolgono sempre una buona partecipazione”.

Avete manifestato soltanto contro il Green Pass? “No, sono stati diversi i temi toccati: dall’obbligo di Green Pass che consideriamo sbagliato, all’obbligo di vaccino, così come è stato chiesto a gran voce che la libertà individuale non venga lesa. E ancora abbiamo ricordato la figura di De Donno, chiedendo verità per questo medico che aveva probabilmente trovato una cura contro il Covid. Non ultima, abbiamo chiesto ai media di essere più trasparenti e di muoversi senza condizionamenti, nel nome della libertà di stampa”.

Davide lavora alla Marcegaglia e spera che non emergano problemi legati al Green Pass. “Al momento l’unica differenza è sulla mensa, dove può accedere solo chi ha il passaporto verde. Spero ci si fermi qui, perché altrimenti il rischio è di creare una grande discriminazione, come già sta avvenendo in vari luoghi d’Italia e per altre professioni”.

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