Cronaca

Minore stuprata, domiciliari per
due indagati. "Non sono mostri"

Proprio sui telefoni e sui computer la procura di Mantova ha già dato l’incarico ad un consulente tecnico informatico che dovrà esaminarli per verificare la presenza o meno di prove a carico dei cinque indagati.

Il giudice di Mantova ha accolto la richiesta dell’avvocato Pasqualino Miraglia, del foro di Modena, e ha disposto la scarcerazione dei due ragazzi finiti in carcere il 29 luglio scorso con l’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di una 17enne cremonese. I due andranno ai domiciliari, mentre gli altri tre sono già  sottoposti alla misura dell’obbligo di dimora con il divieto di allontanarsi dal proprio domicilio dalle 20.

I due giovani che erano in carcere, coloro che avrebbero usato violenza alla minore, e un altro dei ragazzi sono assistiti dall’avvocato Miraglia, il quarto dall’avvocato Alessia Soldani, di Mantova, mentre l’ultimo è rappresentato dal legale Mauro Messori, di Suzzara. Sono tutti giovani italiani tra i 18 e i 21 anni residenti nel mantovano. “La ragazza era consenziente”. Si sono difesi così, davanti al giudice, i due ragazzi finiti in carcere, che dunque hanno negato con forza la violenza sessuale. Lo hanno confermato anche gli altri arrestati che avrebbero assistito alla presunta violenza senza far nulla, nonostante le richieste di aiuto della minore.

La presunta violenza si sarebbe consumata il 18 maggio scorso a Suzzara, in provincia di Mantova, nell’abitazione di uno dei giovani. Il primo giugno la ragazza si era presentata al pronto soccorso di Cremona e nel frattempo aveva confidato ad un amico ciò che le era accaduto, e cioè di essere stata violentata durante una festa in una casa privata. Le indagini delle squadre mobili di Mantova e Cremona, coordinate dalla procura di Mantova, grazie a riscontri e testimonianze, hanno permesso di arrivare all’identificazione dei cinque presunti responsabili. Nei confronti di tutti i ragazzi sono state effettuate perquisizioni e sono stati sequestrati cellulari e pc.

Proprio sui telefoni e sui computer la procura di Mantova ha già dato l’incarico ad un consulente tecnico informatico che dovrà esaminarli per verificare la presenza o meno di prove a carico dei cinque indagati.

“In questa storia”, ha però voluto chiare l’avvocato Miraglia, “ci sono le dichiarazioni della ragazza e le dichiarazioni degli indagati. E’ una vicenda delicata, dove non ci sono riscontri oggettivi, nemmeno in riferimento alla visita effettuata dalla ragazza in ospedale. E’ una vicenda per la quale è necessario attendere che si faccia chiarezza all’interno di un processo. Aspettiamo, dunque, ad additare questi ragazzi come dei mostri”.

Sara Pizzorni

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