Cronaca

Melega, 43 capi di imputazione
Anche a Sabbioneta due indagati

“Un’operazione di grande spessore”, ha aggiunto il procuratore, con riferimento alla congelamento dei beni operato su paesi comunitari. “Questa è la dimostrazione che anche qui a Cremona si possono fare lavori di una certa natura”.

Due anni fa l’imprenditore cremonese Marco Melega, 49 anni, residente a Padenghe sul Garda, era finito ai domiciliari nell’operazione della guardia di finanza di Cremona chiamata ‘Doppio click’: le accuse: associazione a delinquere finalizzata alle truffe online, frode fiscale e riciclaggio. Insieme a lui erano state arrestate altre tre persone e altre erano state indagate. Al termine delle indagini, i finanzieri avevano sequestrato beni per 1,5 milioni di euro. Nel Mantovano, a Castel Goffredo e a Cavriana sono stati sequestrati alcuni immobili mentre due persone residenti a Sabbioneta risultano indagate.

Il procuratore Pellicano

Il gruppo, che il prossimo 25 ottobre comparirà davanti al giudice in udienza preliminare (alcuni hanno già patteggiato), si avvaleva di diversi prestanome e società ‘cartiere’ e aveva messo in piedi un meccanismo finalizzato a riciclare a proprio vantaggio il denaro illecitamente accumulato attraverso le truffe online.

Il sistema escogitato riguardava la vendita attraverso siti e.commerce di vini, buoni carburante e prodotti elettronici a prezzi concorrenziali, facendo pubblicità su emittenti radio e tv nazionali. In realtà le società che proponevano l’affare non avevano la merce e nulla veniva inviato.

Le somme ricevute sui conti correnti delle società utilizzate per le truffe, intestate a prestanome, erano trasferite ad altre, simulando operazioni mai effettuate e quindi incassate sotto forma di stipendi, pagamenti di consulenze, anticipazioni di utili, tutti a favore degli organizzatori dell’associazione per delinquere.

Dall’esame della mole di documentazione sequestrata, i finanzieri, alla guida del colonnello Cesare Maragoni e con il coordinamento del procuratore Roberto Pellicano e del pm Milda Milli, hanno scoperto l’attuale filone di indagine che ha permesso il sequestro nei confronti di Melega e di altri 14 indagati di beni per oltre 72 milioni di euro, tra Italia, Belgio, Germania, Bulgaria e Svezia. Yacht, auto da corsa, case, terreni e gioielli il tesoro accumulato dall’imprenditore cremonese, acquistato con i proventi di truffe, evasione fiscale e riciclaggio. La finanza ha analizzato oltre 50mila movimentazioni bancarie e finanziarie. L’indagine ha consentito di accertare un’evasione dell’Iva per più di 44 milioni, un utilizzo di emissioni di fatture per operazioni inesistenti per oltre 120 milioni e delle indebite compensazioni scaturite da crediti di imposta in realtà inesistenti per 3,7 milioni di euro.

Il colonnello Maragoni e il pm Milli

Ai 15 indagati, ha spiegato il sostituto procuratore Milda Milli, sono contestati 43 capi di imputazione, tutti per reati fiscali commessi dal 2015 al 2019. “Si è trattato di operazioni complesse”, hanno detto il procuratore Pellicano e il pm Milli, che si sono complimentati con la guardia di finanza, riuscita a ricostruire tutte le condotte criminose attraverso l’analisi di un’immensa mole di documentazione contabile.

Il procuratore e il suo sostituto hanno anche sottolineato l’importanza della collaborazione con Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, nata per sostenere il coordinamento e la collaborazione giudiziaria tra le amministrazioni nazionali, contribuendo a risolvere conflitti di giurisdizione e
agevolando la definizione e attuazione di strumenti giuridici dell’Unione europea, come il mandato d’arresto europeo o i provvedimenti di confisca e congelamento.

“Un’operazione di grande spessore”, ha aggiunto il procuratore, con riferimento alla congelamento dei beni operato su paesi comunitari. “Questa è la dimostrazione che anche qui a Cremona si possono fare lavori di una certa natura”.

Sara Pizzorni

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