Cultura

Casalmaggiore, 8 militi dell'esercito
austro ungarico sepolti lontano

Sarebbe bello ricostruirne la storia e sarebbe bello che almeno per qualcuno di questi militi vi fosse qualcuno che ricorda o ha una foto. Quella di un vecchio bisnonno, magari in divisa, partito per la guerra, mai più tornato e sepolto lontano. E chissà che da qualche parte dell'Europa qualcuno non stia ancora cercando

Chissà se qualcuno li ha mai cercati. Se qualcuno dei familiari ha mai saputo dove giacessero i poveri resti dei loro congiunti partiti per la guerra e mai più tornati. Forse ormai è tardi per saperlo, è passato oltre un secolo dalla loro dipartita, ma le lapidi sono ancora lì. 8 militi dell’esercito austro-ungarico che riposano, l’uno a fianco all’altro, al cimitero di Casalmaggiore. Sono Josephus Fiala, cristiano, morto il 16 novembre 1915, Muharem Janiarac, arabo, morto l’8 dicembre 1915, Cercfij Bacs (?), di religione cristiana, morto il 27 dicembre 1915, Titi Laios, cristiano, morto il 22 gennaio 1916, Bariczis Evan. cristiano, morto il 23 febbraio 1916, Resch Michael, cristiano, morto il 25 marzo 1916, Karol Fornal, morto il 3 settembre 1918. Una delle lapidi non si legge più, è quella del penultimo milite.

Qualcuno ha messo davanti alle loro lapidi fiori finti. Le lapidi hanno tutti i segni del tempo. Sono soldati, morti lontano da casa, di cui non conosciamo né età, né luogo, né origini. Militi dell’esercito imperiale e regio che raccoglieva 11 nazionalità diverse (austriaci, ungheresi, boemi, slovacchi, polacchi, ruteni, rumeni, italiani, croati, sloveni, bosniaci), con 9 lingue ufficialmente riconosciute (tedesco, ungherese, sloveno, croato, ceco, rumeno, ruteno, italiano e polacco) e 5 religioni (cattolica, protestante luterana, musulmana, ortodossa, ebraica).

Sarebbe bello ricostruirne la storia e sarebbe bello che almeno per qualcuno di questi militi vi fosse qualcuno che ricorda o ha una foto. Quella di un vecchio bisnonno, magari in divisa, partito per la guerra, mai più tornato e sepolto lontano. E chissà che da qualche parte dell’Europa qualcuno non stia ancora cercando.

N.C.

 

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