Salute

Medici di base: nel Cremonese
ne mancano 62, nel Mantovano 60

E se fortunatamente non si riscontrano carenze di pediatri, sono invece 2.825 le ore vacanti di Continuità Assistenziale e dell’Emergenza Sanitaria territoriale in Ats Valpadana.

In provincia di Cremona mancano 62 medici di base (122 in Ats ValPadana, dunque 60 in provincia di Mantova), di cui 36 nel distretto di Crema e 26 in quello di Cremona. A certificarlo è la Regione Lombardia, che ha pubblicato in questi giorni gli ambiti critici, ossia quelle zone carenti di assistenza primaria, di pediatria di libera scelta e incarichi vacanti di continuità assistenziale.

E se fortunatamente non si riscontrano carenze di pediatri, sono invece 2.825 le ore vacanti di Continuità Assistenziale e dell’Emergenza Sanitaria territoriale in Ats Valpadana.

Numeri che preoccupano, come spiega Gianmario Brunelli, direttore della Cure Primarie di Ats Valpadana, soprattutto confrontando i dati con quelli dell’anno scorso, quando “i posti vacanti erano 97 in Ats e 42 nel territorio cremonese”. Sono quindi 20 in più i posti vacanti, destinati ad aumentare ulteriormente, se si considera che “entro la fine di quest’anno un’altra trentina di medici dovrebbero andare in pensione, metà per raggiunto limite d’età, metà per diritto” continua Brunelli.

Una situazione che vede l’Ats impegnata nel fare i salti mortali per non lasciare nessun utente “scoperto”. E lo fa con diverse strategie. A partire dal ricorso agli incaricati provvisori, anch’esso in crescita: “Se nel 2020 erano 55, oggi sono 65, di cui 26 nel Cremonese”.

Per il resto, alcuni posti restano vacanti (in quanto si tratta di posti che servono più che altro ad ampliare la libera scelta), mentre in altri casi vi sono medici che hanno dovuto assumere doppi incarichi, ossia coprire il bacino d’utenza di due medici.

“Tra le nostre incombenze, quella di cercare di fare opera di convincimento, contattando i medici neolaureati affinché vengano a ricoprire i posti vacanti” continua Brunelli. “Andiamo a recuperare anche medici in pensione, affinché coprano le malattie. Una pratica che si è resa particolarmente importante nel periodo di picco del contagio, quando ci era capitato di avere ben 87 medici in malattia in contemporanea”.

Un’altra linea d’azione è stata quella di “alzare il massimale di pazienti di alcuni medici, facendolo passare da 1.500 a 1.750, come previsto dalla normativa regionale” continua il dirigente. “Questo consente di assicurare la copertura assistenziale. Una situazione simile si è verificata di recente a Monte Cremasco, dove al 31 marzo una dottoressa cessa l’attività e non siamo in grado di sostituirla. Per questo abbiamo alzato il massimale di tutti i medici di quella comunità e di quelle circostanti, affinché gli assistiti possano scegliere tra tre medici dello stesso comune più altri due nel circondario”.

Con la pubblicazione, sul sito della Regione, degli ambiti critici, ora l’Ats attende l’arrivo delle domande, anche se “non è detto che tutti accetteranno. Basti pensare che lo scorso anno su 97 posti vacanti eravamo riusciti ad assumere solo otto medici”. Per questo gli incaricati provvisori sono una risorsa molto importante, e alcuni rimangono in carica anche per diversi anni. Altri, però, se ne vanno nel momento in cui decidono di iscriversi alla specializzazione. E anche quelli vanno sostituiti.

Il nocciolo del problema della carenza dei medici parte dal periodo di formazione: per “fare” un medico servono poco meno di dieci anni, tra laurea e specializzazione. Senza contare che i corsi sono a numero chiuso. “Sicuramente i provvedimenti assunti ora a livello regionale e nazionale per l’ampiamento dei posti in medicina e nei corsi di specializzazione sono importanti, ma vedremo il loro effetto solo tra parecchi anni” conclude il dottor Brunelli. Nel mentre l’Ats non potrà fare altro che continuare a “tappare buchi” per cercare in ogni modo di tenere in piedi il sistema.

Laura Bosio

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