Ambiente

No allo scempio del polo logistico
cremonese: appello e petizione

A dirlo forte e chiaro una serie di associazioni cremonesi stanche del continuo perpetrarsi di azioni che non salvaguardano l'ambiente ma che lo riducono sempre più a favore di interessi di tipo commerciale

No al nuovo polo logistico alle porte di Cremona, no all’ennesimo consumo ingiustificato di suolo agricolo, coperto da una colata d’asfalto. A dirlo forte e chiaro una serie di associazioni cremonesi stanche del continuo perpetrarsi di azioni che non salvaguardano l’ambiente ma che lo riducono sempre più a favore di interessi di tipo commerciale.

A firmarlo Salviamo il Paesaggio Cremonese, Cremasco e Casalasco (Maria Grazia Bonfante), Attac Italia (Ferruccio Rizzi), WWF Cremona (Bassano Riboni), Italia Nostra Cremona (Michele De Crecchio), Legambiente Cremona Circolo Vedo Verde (Pierluigi Rizzi), Slow Food Cremonese (Claudio Rambelli), Filiera Corta Solidale (Laura Rossi), Noi, Ambiente, Salute odv di Viadana (Luigi Gardini), Comunita’ Laudato Si’ di Viadana e Marcaria (Maria Luisa Paroni), Coordinamento No Triv Lombardia (Ezio Corradi), Gruppo Ecologico El Muroon onlus (Lino Fiorini), Aps Tecum (Cristina Comellini), Comitato Biancospino di Spinadesco (Laura Barbisotti), Coordinamento Comitati contro le autostrade cr-mn e tibre (Cesare Vacchelli), Amici di Emmaus odv (Massimo Bondioli),
Crea Futuro per l’economia circolare (Michele Arisi).

L’appello è legato ad una petizione on line diretta al sindaco Galimberti. Per chi volesse firmare (LINK)

Nella frazione di San Felice è in previsione un nuovo polo logistico su suolo agricolo per una superficie complessiva di circa 30 ettari oltre alle infrastrutture funzionali, che cementificherà terreno, per intenderci, pari a circa 40 Piazze del Comune di Cremona!

Siamo di fronte all’ennesima opera di cementificazione selvaggia a beneficio economico della sola realtà proponente.

Insomma, anziché valorizzare e rendere attrattivi i poli logistici esistenti dotandosi di infrastrutture moderne orientate al trasferimento delle merci su ferro, si continua nella miope politica di cementificare aree prossime ai caselli autostradali.

Di seguito i principali impatti negativi che vogliamo denunciare:

Inquinamento atmosferico

L’assenza della linea ferroviaria determinerà un significativo incremento del traffico di mezzi pesanti su gomma, causando un grave peggioramento della qualità dell’aria in una delle aree più inquinate d’Europa e costantemente fuori dai limiti di legge, limiti convenzionali che non proteggono la salute.

Suolo, paesaggio, valore agricolo e storico-culturale

La perdita di suolo è un intervento irreversibile che comporta danni alla produzione di cibo, alla capacità di assorbire acqua, di mitigare il calore estivo, di ospitare forme di vita.

Quest’opera in un sol colpo consuma suolo quanto metà del consumo annuo dell’intero territorio accentuando la problematica tendenza alla conurbazione che le disposizioni regionali mirano ad impedire. E’ in evidente contrasto con le leggi regionali (LR.31/2014 e DCR n.411/2018) sulla riduzione del consumo di suolo che privilegiano la rigenerazione urbana e impongono una valutazione attenta della qualità dei suoli in modo da non intaccare risorse ambientali e paesaggistiche (aree libere, agricole o naturali).

Oltre metà della fascia piantumata esistente pari a circa 571 alberi verranno eliminati (Delibera Giuntale nr. 49 del 13/03/2019).

Il terreno agricolo coperto dal polo logistico consentirebbe la produzione di circa 570 tonnellate/anno di grano, calorie teoriche sufficienti a sostenere oltre 2000 persone.

E’ stato effettuato dalla Provincia un censimento dei capannoni vuoti e delle aree dismesse idonee ad ospitare attività di logistica senza ulteriore consumo di suolo? Oggi di fatto ci propongono interventi di cementificazione di una tale portata. Con quale visione? Dov’è la coerenza?

Rischio climatico

L’impermeabilizzazione dell’area, già con rischio idrogeologico molto elevato e con falda superficiale tanto è che la fattibilità geologica ha consistenti limitazioni, contribuirà poi ad alimentare il rischio idraulico quindi rendendo queste aree meno sicure anche da un punto di vista abitativo. Eliminare i coltivi significa aumentare le emissioni di CO2 e ridurre quelle di ossigeno.

Lavoro

Non si conoscono i nomi delle aziende che opererebbero all’interno del polo e nessuna garanzia è stata fornita sulla capacità di garantire lavoro di qualità, stabile, adeguatamente remunerato e tutelato e non di tipo precario. L’applicazione sempre più diffusa alla logistica delle nuove tecnologie IOT (Internet delle cose) metterà sempre più a rischio i posti di lavoro promessi e forte è il rischio di aumentare il ruolo dell’e-commerce, con ricadute negative sulle attività di vendita diretta del territorio.

Il lavoro è fondamentale in un momento di crisi come quello attuale ma la trasformazione del territorio proposta a scatola chiusa da un gruppo immobiliare internazionale è quello che ci serve?

Siamo certi che la logistica rappresenti un settore economico di valore per il territorio e per cui valga la pena pregiudicare una così grande porzione di suolo coltivato? Pur essendo tra i settori maggiormente in crescita grazie all’e-commerce, rappresenta ad oggi uno dei settori maggiormente afflitto da situazioni di dumping contrattuale, alimentando i divari sociali.

Una politica lungimirante dovrebbe trarre dal suolo l’opportunità di investire in un lavoro realmente sostenibile e circolare e non in un miope sfruttamento illusorio a crescita infinita.

Con questa petizione chiediamo a Lei sig. Sindaco, ai Sigg. Consiglieri Comunali e alle Istituzioni coinvolte di abbandonare il progetto di Polo Logistico e Commerciale. Chiediamo con forza la modifica del PGT (Piano di Governo del Territorio), l’eliminazione dell’Ambito di Trasformazione CR 28, la revoca dei Piani Attuativi eventualmente approvati. Chiediamo altresì che le aree siano mantenute o riportate agricole. (Corte Costituzionale n°179/2019)“.

redazione@oglioponews.it

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