Cronaca

Due anni fa si spegneva Claudio Favagrossa, oggi la voce delle moto per ricordarlo

So che tantissimi di loro sono prudenti, che la loro è una passione grandissima proprio come quella di mio marito. Ecco, vorrei che quest'anno fosse ricordato proprio per il suo amore grande per la moto

MARTIGNANA DI PO – Era il 24 marzo di due anni fa. Claudio Favagrossa, 54 anni, stava facendo il suo giro in moto. Il giro della domenica, quello che amava fare sulla sua Ducati rosso fiammante. La moto era la sua passione, lui che era anche socio del Motoclub Bergamonti di Gussola e che col motoclub amava andare ad incontri e raduni.

Era il 24 marzo di due anni fa e Claudio, che lavorava da Pellizzoni, stava percorrendo la Statale 10. Aveva appena passato il ponte di San Daniele quando giunto a Ragazzola un auto lo aveva investito. Dalle ricostruzioni dell’epoca sembra che l’auto stesse svoltando senza avvedersi dell’arrivo del centauro. Non ci fu nulla da fare, vani i soccorsi. La sua vita era finita lì, su quella striscia d’asfalto.

Due anni dopo il dolore non si è spento. Non si è spento per la moglie Clara, la figlia Sara e Leonardo che vivono a Martignana di Po, tra un’altra strada e il fiume. Continua a trascinarsi. Anche perché ancora Clara aspetta che anche sulla questione legale venga scritta la parola ‘fine’.

“Claudio – racconta Clara – era molto prudente in moto. Io? Non volevo andare con lui perché delle moto ho sempre avuto un po’ timore, ma sapevo che lui era una persona che amava andarci. Oggi, a due anni, ho voluto ricordarlo e non per spaventare i motociclisti. So che tantissimi di loro sono prudenti, che la loro è una passione grandissima proprio come quella di mio marito. Ecco, vorrei che quest’anno fosse ricordato proprio per il suo amore grande per la moto”.

Clara lo ricorderà come tutti i giorni, da due anni a questa parte, ma oggi è comunque un giorno diverso. E’ un giorno di dolore. “Mi piacerebbe che i suoi amici, perché ne aveva tanti, che hanno la moto pensassero anche e solo per un istante a lui oggi, magari suonando il clacson”. O con un rombo più forte del motore in grado di raggiungere il cielo.

Non servirebbe a spegnere nulla. Ma magari ad accendere un piccolo istante di quiete. Per Claudio che non può sentire, o forse ugualmente e per altre strade sente, ma soprattutto per chi resta e Claudio continua a portarlo, ben saldo, nel cuore.

Nazzareno Condina

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