Opinioni

Marialuisa Manfredi Chiarini e il giorno della Memoria: "Crediamo (e cresciamo) nella cittadinanza attiva"

Prendiamo e facciamo nostre le parole della professoressa Chiarini, moglie del mai abbastanza compianto Umberto che oltre che spirito ambientalista aveva questo stesso spirito e sperava fortemente nel genere umano. GUARDA IL VIDEO E IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

CASALMAGGIORE – E’ abbastanza facile parlare di memoria senza aver presente il presente, senza cogliere sino in fondo le radici del male. In maniera tutto sommato distaccata, come se la cosa non ci riguardasse. E’ un grave e colpevole errore: perché quelle radici del male dovremmo sempre ed averle ben presenti per non far divenire il passato presente o sedimentarlo. L’Olocausto è stata una terribile tragedia, uno dei momenti più oscuri della storia.

Oggi – come spiega la professoressa Marialuisa Manfredi Chiarini presidente Ass. ‘Cittadini Insieme Aizo di Casalmaggiore – non bisogna né lascire che quello dell’Olocausto sia un ricordo semplice da portarsi addosso né farsi travolgere dal pessimismo. “Bisogna credere ed essere ottimisti, perché nel mondo ci sono anche tante persone positive e tante cose buone. Io lavoro con gli Sinti da tanti anni, siamo ormai alla terza generazione. Tanti di loro hanno studiato, lavorano ed hanno posti di responsabilità anche in aziende della nostra zona: alcune di loro sono Oss, altre lavorano in imprese di pulizie, altri hanno posti di responsabilità in magazzini. Bisogna credere alle possibilità delle persone: quando parliamo di utopie concrete, troviamo una strada per concretizzare qualcosa che sembrava impossibile”.

Prendiamo e facciamo nostre le parole della professoressa Chiarini, moglie del mai abbastanza compianto Umberto che oltre che spirito ambientalista aveva questo stesso spirito e sperava fortemente nel genere umano. Questo il messaggio e linkato trovate il video del documento citato a cura di Pierluigi Bonfatti Sabbioni.





E’ abbastanza facile parlare di ‘memoria’ di ciò che, tutto sommato, parla di fatti che, nella psicologia dei più, si allontanano rapidamente al ritmo di un presente incalzante e dispersivo. E’ più difficile invece cogliere in quei fatti le componenti strutturali che li hanno scatenati.

Scriveva don Primo Mazzolari nella rivista ‘Adesso’ “…le grandi ingiustizie che poi si presentano assurde e insopportabili, non scoppiano all’improvviso, ma crescono, si solidificano diventano sistema a poco a poco. Attraverso la pigrizia,il compromesso, l a delega a pochi prepotenti riescono a costruire con il sopruso quotidiano, la grande macchina della ingiustizia legalizzata… Non dimentichiamo che il fascita, l’uomo non libero che mangia la libertà altrui, lo portiamo dentro tutti e non basta una coloritura politica diversa a estirpare – l’uomo vecchio – che cova in ogni uomo. La resistenza è qualcosa che deve continuare anche oggi come incessante sforzo costruttivo e innovatore...”

Oggi è l’appuntamento giusto per guardarci dentro e provare a leggere ciò che ci circonda con l’attenzione di chi sa che ad ogni situazione corrisponde una causa e che le cause sono plurime. Solo cosi potremo inquadrare nella giusta cornice i flussi migratori, gli sbarchi non voluti, le sacche di emarginazione cronica, la questione zingara e sicuramente troveremo che è troppo facile, anche se comodo, demonizzare le situazioni, trasformarle in ‘nemico’ dell’ordine sociale, deumanizzandone i protagonisti e quindi acquistando il ‘diritto’ di procedere alla ‘giusta soluzione’ la eliminazione.

Le cronache nazionali e internazionali sono affollate di immagini di questo tipo. Peccato che tutto rimandi ancora a prospettive xenofobe, etnocentriche, razziste. Attenzione allora all’uomo vecchio che è dentro ad ognuno perché non abbia il sopravvento e riporti ancora la convivenza sociale ai livelli della esclusione e ghettizzazione del passato.

Cambiare la realtà, gestire le difficoltà nell’ottica democratica è possibile, la convivenza civile integrata giuridicamente è la sfida da affrontare anche oggi, con la certezza che molto si può fare e che i risultati ci sono sempre.

La questione ‘zingara’ ne è inclusa e nel nostro territorio può tranquillamente essere presa ad esempio di come le ‘utopie concrete’ sono possibili perché rimandano sempre a situazioni non ‘impossibili’ ma che aspettano solo di essere prese in mano.

E’ vecchia la storia della violenza ma è altrettanto antica quella dello sforzo di superarla, contenerla con soluzioni nonviolente che affondano le radici nella identità profonda dell’umano. E così possiamo adesso restringere lo zoom a qualcosa di molto vicino e che, per le sue componenti storiche, per l’immaginario collettivo, è da sempre qualcosa di alieno, indecifrabile, pericoloso.

Sono i Sinti conosciuti come gli zingari residenti nel comune di Casalmaggiore. Senza entrare nei particolari è il momento di dire che lo sforzo di una cittadinanza attiva che ha saputo giocare le proprie professionalità, a partire delle scuole, dal mono dell’impresa, dalle forze cattoliche impegnate ai privati attenti, hanno sortito il risultato atteso, l’inclusione sociale giuridica.

Oggi i giovani interagiscono sul piano della legalità attraverso il lavoro, la scuola, la vita sociale. La ricetta? L’informazione, vivere una cittadinanza attiva come consapevolezza che la qualità della convivenza civile passa dalla partecipazione di ognuno e non dalla delega.

Nel 2013 con la partecipazione dei giovani sinti, della presidente nazionale AIZO, dottoressa Carla Osella, sociologa e ricercatrice sull’olocauso zingaro nei campi di sterminio d’Europa, Pierluigi Sabbioni ha realizzato un video a tema, dal titolo ‘L’ordine era di sterminare la piaga gitana’.

Marialuisa Manfredi Chiarini
presidente Ass. ‘Cittadini Insieme Aizo di Casalmaggiore




Di seguito invece ecco il servizio del telegiornale di Cremona 1:

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