Bimbo di 3 anni ingerisce moneta, medici di Cremona intervengono evitando il peggio
“Gioco di squadra, competenza e sangue freddo. A fare la differenza è stato il lavoro multidisciplinare a la collaborazione fra professionisti altamente specializzati - afferma Giuseppe Rossi (Direttore generale ASST di Cremona)
Capita che un bimbo di tre anni stia giocando, come di consueto, sotto lo sguardo dei genitori. È sul seggiolone. Fra i giochi, davanti a sé, ci sono alcune monete, le sposta sul ripiano come fossero macchinine. Il papà si accorge che all’appello ne manca una. Era lì, presente, a vigilare, ma è bastato un attimo. Sul pavimento la moneta non c’è e il bimbo non dà segni di disagio o malessere, ma il sospetto che la abbia ingerita accidentalmente è immediato. “Anche se ero accanto a lui, non ho visto direttamente cosa è accaduto – i bambini sanno essere velocissimi, basta meno di un attimo” – spiega il papà, che in pochi minuti si precipita con il figlio al Pronto soccorso pediatrico dell’Ospedale di Cremona. Ad accoglierli ci sono la dottoressa Elena Carboni e le infermiere Maria Cassarà, Marilena Romeo, Elisa Sambito, Eleonora Conti.
Durante la visita non emerge niente di particolarmente preoccupante, non vi erano segni di difficoltà respiratoria, in gola non si vede nulla. Quel sospetto, però, va assolutamente fugato. Per questo si procede subito con l’effettuazione di una lastra. Ed ecco che la moneta appare, nitida, “fra le tonsille e la laringe (uno spazio delicato di circa tre centimetri) – spiega Claudio Cavalli (Direttore UO Pediatria Aziendale). Era inserita a modi salvadanaio, dritta dritta, come si vede dall’immagine radiologica. Bisogna agire in fretta, abbiamo pensato, perché se si mette di traverso, possono insorgere complicanze, anche serie”.
“Mantenere un corpo estraneo dove passa saliva, aria e i muscoli della deglutizione sono continuamente attivi è rischioso. In questo caso il timore fondato era che la moneta si spostasse e in qualche modo potesse lesionare l’esofago o causare il soffocamento – aggiunge Cavalli. Da questo rischio è scaturita l’urgenza. Nei bambini, infatti, il fattore tempo è ancora più determinante rispetto agli adulti perché sono dinamici per definizione e i cambiamenti possono essere imprevedibili”.
Nel giro di pochi minuti vengono interpellati endoscopisti e anestesisti. “Per tradizione – aggiunge Cavalli – la gastroenterologia e il servizio di anestesia collaborano in modo ottimale con la Pediatria”. Sempre in pochi minuti si valuta e si decide che è possibile intervenire senza spostare il piccolo paziente in un centro pediatrico. Fatto il tampone per scongiurare la positività al Covid-19 si può procedere in sicurezza.
“Osservata la lastra e valutate le condizioni generali del bambino – che in quel momento era sofferente, piangeva, aveva scialorrea – abbiamo deciso di intervenire. La gastroenterologia di Cremona è dotata di tutte le strumentazioni pediatriche e delle competenze per agire anche sui bimbi molto piccoli – spiega Roberto Grassia (Responsabile del Servizio di Gastroendoscopia digestiva diretto da Federico Buffoli).
“Per la decisione è stata fondamentale la valutazione degli anestesisti, Enrico Rizzi e Michele Cataldo. Senza il loro apporto io avrei potuto fare ben poco – aggiunge Grassia. Per estrarre un corpo estraneo in sicurezza su un paziente di tre anni è necessario controllare le vie aeree attraverso l’intubazione. Questo può accadere solo grazie ad anestesisti con una competenza specifica e di comprovata esperienza”.
“Nel giro di quindici, venti minuti, abbiamo deciso di intervenire – precisa Grassia. Il rischio era che la moneta si spostasse provocando lesioni all’esofago. Abbiamo spiegato ai famigliari la procedura nei dettagli e ottenuto il consenso. Una volta che il bimbo è stato addormentato e intubato, è stato utilizzato un gastroscopio pediatrico dal diametro di sei millimetri (meno di una cannuccia). Poi attraverso l’impiego di pinze pediatriche molto piccole ho afferrato la moneta bloccata nell’esofago del bambino. Mi sentivo tranquillo grazie al lavoro degli anestesisti che hanno mantenuto la respirazione del paziente controllata”.
“Certo, sentivamo tutti il peso della responsabilità di intervenire su un bimbo così piccolo, alla fine è andato tutto per il meglio e il nostro paziente si è meritato il certificato di coraggio. A dire il vero – aggiunge Grassia con un sorriso – per allentare la tensione, tutti gli operatori sanitari intervenuti hanno ricevuto il certificato di coraggio”.
“La vera sorpresa è stata scoprire che si trattava di una moneta da 20 centesimi – conclude Grassia. Dalla radiografia e dalle dimensioni pensavamo fossero due euro, in proporzione all’esofago di un bimbo quasi un disco volante. Se per gli adulti questa procedura endoscopica può ritenersi routine, non è così per i più piccoli”.
“Nella pratica l’intervento è durato una decina di minuti, aggiunge Enrico Rizzi (Anestesista). La cosa importante era mettere in sicurezza, attraverso l’anestesia generale, le vie aeree, che nel bambino sono particolarmente sensibili. A maggior ragione in questo caso, perché il gastroenterologo deve agire passando dalla bocca. Praticare l’anestesia in pazienti così piccoli richiede uno scrupolo estremo, rispetto agli adulti il margine di errore è notevolmente ridotto. I bimbi hanno una scarsa riserva di ossigeno – continua Rizzi. In caso di complicanze desaturano velocemente, con conseguenze anche molto serie. La nostra preoccupazione era che la moneta potesse infilarsi nelle vie aeree in modo dannoso, per questo abbiamo agito in fretta. Al risveglio il bambino era tranquillo ed è stato subito bene. Tutto si è risolto senza complicanze e senza lesioni agli organi e alle alte vie aeree”.
“IL SOLO SOSPETTO GIUSTIFICA L’ARRIVO AL PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO”.
Nei più piccoli l’ingestione di oggetti è frequente. Massima attenzione per pile e oggetti a punta o dai margini taglienti. ECCO PERCHE’ ABBIAMO RACCONTATO QUESTA STORIA
“Dopo l’intervento il bimbo è stato in osservazione per trentasei ore in pediatria – aggiunge Claudio Cavalli (Direttore UO Pediatria ASST Cremona). Era importante valutare eventuali conseguenze tipo vomito, difficoltà ad alimentarsi. Per fortuna non si è verificato nulla di tutto questo, la ripresa è stata rapida e senza dolore”.
“Abbiamo deciso di raccontare questa storia – continua Cavalli – perché l’ingestione di oggetti estranei è un problema diffuso fra i più piccoli. I bambini possono inghiottire oggetti sino a due centimetri di diametro che scivolano nelle alte vie respiratorie. Bisogna fare molta attenzione, ad esempio alle pile che una volta ingerite, a contatto con i succhi gastrici, liberano sostanze altamente velenose. A tale proposito, è bene mantenere sempre le pile allocate nei giocattoli, negli appositi spazi con chiusura a vite, a prova di bambino. Massima allerta anche per gli oggetti a punta o dai margini taglienti, se passano oltre lo stomaco arrivano all’intestino che ha pareti molto sottili (come un foglio di carta) e quindi ad alto rischio di perforazione”.
“Sì sa, i più piccoli sono curiosi e amano sperimentare – conclude Cavalli. Nei primi anni di vita predomina la fase orale quale strumento di conoscenza, per questo tali episodi sono frequenti. In questo caso i genitori sono stati bravi, hanno agito subito, mossi dal solo sospetto dell’ingestione. Anche il solo sospetto è sempre un buon motivo per rivolgersi al Pronto soccorso pediatrico”.
“Oggi il bambino è casa e sta bene. Conferma il papà. Ho avuto paura, certo. Non pensavo potesse succedere una cosa così. Ho imparato che il livello di attenzione deve sempre essere al massimo, non si è mai attenti a sufficienza; basta un secondo e accade qualcosa di assolutamente imprevedibile. Ringrazio tutti i medici e gli infermieri che hanno agito subito, hanno saputo infonderci sicurezza”.
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