Kirsty Acosa ora riposa nel cimitero di Viadana, insieme ad altri bimbi come lei
VIADANA – Due mazzi di fiori e un infinito dolore. Composto, a fatica tenuto dentro. Martin ed Hellen hanno salutato stamattina la piccola Kirsty, per l’ultima volta. Erano andati a prenderla ieri a Milano, all’obitorio del San Raffaele accompagnati dall’impresa funebre Millennium, spezzati da quel lancinante vuoto, da quel cielo improvvisamente spentosi. Otto giorni fa Kirsty era lì con loro, una bimba vivace come tante a 4 anni. Poi quell’improvviso e sconosciuto male, la corsa all’Oglio Po, poi ancora a Milano al San Raffaele dove è arrivata in condizioni disperate, il tentativo di tenerla in vita che si è concluso con una resa. La più terribile delle rese. Perché ad una certa età te lo puoi aspettare che ogni giorno sia l’ultimo. Non a quattro anni, non quando ancora hai tutta la vita davanti. Non quando stai bene. Non quando dovresti e solo avere giorni, e giochi, e sogni.
Il destino (o il disegno di dio per i credenti) compie a volte strade tortuose ed inspiegabili. Non ha dato tempo a Kirsty di crescere, né ha dato tempo ai suoi genitori di vederla crescere con loro. Oggi il destino (o il disegno imperscrutabile e lancinante di dio) era lì, in quella piccola bara leggera, nei volti affranti dei genitori, nella forza di una comunità – quella ghanese – che si è stretta attorno a Martin ed Hellen, li ha sorretti, li ha accompagnati. Era nei viadanesi (non molti a dire il vero) che hanno voluto essere silenziosamente presenti, vicini a quel dolore così difficile anche da descrivere.
Viadana forse è pure questo attimo silente, ancor di più a poco più di 40 giorni dalle elezioni. Ma è anche il ‘partecipato dolore’ degli uomini dell’impresa funebre, l’abbraccio di due ragazzine, una di colore e l’altra amica, a reggerne il dispiacere, gli occhi lucidi, bianchi e neri, di chi c’era, è la ‘giustizia’ di una morte che alla fine livella tutto e che ha messo vicino all’area dove sono sepolti altri bimbi viadanesi, pure la piccola spentasi a 4 anni. Viadana è la bellezza di un gesto che vi racconteremo poi. Dopo la cronaca e per la cronaca.
La cerimonia si è aperta alle 10.30, anche se in parecchi erano già presenti prima: la morte per la comunità Ghanese è anche occasione di riavvicinarsi, di rinsaldare legami e vedere amici. E’ – seppur doloroso – un passaggio da cui si può trarre qualcosa, e lo stringere legami ancor più forti è più che qualcosa. La preghiera, in italiano, un po’ in inglese e in lingua ghanese (dovrebbe essere Akan, ma più in là non andiamo), un breve rito di accompagnamento della piccola da parte di don Andrea e del prete della comunità ghanese nell’androne del cimitero. Poi tutto il gruppo si è trasferito nel luogo della sepoltura. La piccola cassa è stata adagiata nella buca scavata, e mamma e papà hanno donato a Kirsty il mazzo di fiori che tenevano in mano dall’inizio del rito. Poi tanti dei presenti hanno voluto mettere un poco di terra sopra quella bara e alla fine, sopra a quel cumulo altrimenti anonimo è stato posto un cartello provvisorio ed una grande ed improbabile croce.
Parlavamo della bellezza di un gesto che ci va di raccontare: ad adornare quella piccola tomba, viste le difficoltà di una famiglia numerosa, ci penserà il custode del cimitero. Si farà carico di sistemare l’area perché nessuna tomba deve restare anonima. Nessuna bimba o bimbo deve rimanere solo un nome o un numero su qualche registro. Kirsty non è sola, non lo sarà mai. Ha attorno altri bimbi viadanesi, ha vicino l’affetto della comunità ghanese e quello dei viadanesi come il custode che quando possono e senza far troppo rumore, prendono decisioni col cuore, e di cuore.
Oggi, come già nei giorni della malattia e poi in quello dell’ultimo respiro, il cielo si è spento. Il corpo di Kirsty riposa nel cimitero di Viadana. Mentre l’anima ora è luce, energia. E ancora adesso nei ricordi di chi le ha voluto bene c’è, e ci sorride.
Nazzareno Condina