Ambiente

Arma, nucleo antiveleno, il carabiniere 'Puma' in azione nel cremonese

Purtroppo, anche nel Cremonese è stato recentemente necessario richiedere il suo intervento, in quanto, al Gruppo Carabinieri Forestali di Largo Marinai d'Italia, sono giunte segnalazioni di “strani cumuli di mais trattato”

Lei si chiama PUMA, ed è un bellissimo ed intelligente esemplare di Pastore Belga Malinois di 9 anni. Puma, però, non è un semplice animale domestico o d’affezione: è anche e soprattutto un “Carabiniere” con un incarico molto speciale e delicato.

A lei, infatti, come ad altri 11 suoi “colleghi operativi” sul territorio Nazionale, dopo aver superato un preciso ed intenso addestramento (progetto dell’ Unione Europea LifeWolfAlps), è stato affidato il compito di rinvenire bocconi ed esche avvelenate prima che altri animali possano inconsapevolmente cibarsene e, come purtroppo spesso accade, morire dopo atroci sofferenze. Puma, inoltre, riesce anche ad individuare le carcasse di animali deceduti nei pressi dei punti di abbandono di esche avvelenate e insieme al suo conduttore forma uno dei 12 NCA (Nuclei Cinofili Antivelenodell’ Arma dei Carabinieri).

Purtroppo, anche nel Cremonese è stato recentemente necessario richiedere il suo intervento, in quanto, al Gruppo Carabinieri Forestali di Largo Marinai d’Italia, sono giunte segnalazioni di “strani cumuli di mais trattato” abbandonati nelle campagne del Comune di Castelverde.

Il Nucleo Cinofilo Antiveleno composto da Puma e il suo conduttore-collega ha sede nella provincia di Verbania ma, non di rado, è richiesto il Loro ausilio anche in Regione Lombardia. I Carabinieri Forestali di Cremona li hanno infatti attivati appena avutanotizia e sospetto di illegali disseminazioni di esche avvelenatenella pianura Cremonese.

Messa all’opera, Puma ha subito rilevato un cumulo di mais trattato e, nel raggio di 200 metri, alcune carcasse di lepri e uccelli. Quanto trovato dal NCA è stato repertato e conferito al locale Istituto Zooprofilattico per le opportune analisi. Sono in corso gli opportuni accertamenti di polizia giudiziaria di competenza dei Carabinieri Forestali.

L’ area è stata opportunamente segnalata e delimitata, come da normativa, dall’ amministrazione comunale di Castelverde, mentre i siti in cui sono state abbandonate le esche probabilmente avvelenate sonostatibonificati. Tutti i divieti e le responsabilità connesse a questi incresciosi fenomeni sono contenuti nell’ Ordinanza 12 Luglio 2019 del Ministero della Salute.

E’ infatti reato abbandonare escheo bocconi avvelenati in qualsiasi contesto territoriale: campagna agraria, parchi pubblici, ambiti venatori, strade ecc… Non esiste, e dalla Legge non è contemplatané autorizzata, alcuna “finalità ammessa” come, ad esempio, il controllo delle popolazione di nutrie. L’ azione è delittuosa ed è punita dal Codice Penale; questa è ulteriormente aggravata se ne conseguono morte o anche solo “malattia-infortunio-sofferenza” di animali, siano essi d’ affezione (cani, gatti e domestici in genere), da reddito o selvatici.

Regione Carabinieri Forestale “Lombardia”Gruppo Cremona2E’ proprio sugli animali selvatici, ivi comprese anche le specie particolarmente protette o a rischio di estinzione, che l’abbandono di esche avvelenate in natura ha effetti devastanti sulla già compromessa e sempre più minacciata “biodiversità di specie”.

Fra le vittime ci sono sia specie protette come orso, lupo, gipeto, aquila, grifone, nibbio, ma anche animali selvatici più comuni come la volpe, il tasso, il riccio, lepri e persino scoiattoli. Il veleno non sceglie le sue vittime: a farne le spese sono spesso anche cani da compagnia e cani da lavoro, gatti e, nel peggiore dei casi, persone.

Gli animali tendono facilmente ad ingurgitare qualsiasi cosagli si presenti davanti, tra cui bocconi preparati e posizionati da hoc. Queste esche contengono all’interno sostanze come la stricnina, veleno per topi, per lumache, l’antigelo usato per le auto o addirittura chiodi, vetri, lame, viti ed ogni tipo di oggetto atti a ferire gravemente le povere bestiole.La buona notizia è che, negli ultimi anni, per il contrasto al fenomeno, si è avuto un salto qualitativo sia attraverso l’adesione al programma comunitario “LIFE” sia attraverso l’utilizzo di uno strumento operativo: i Nuclei Cinofili Antiveleno dell’Arma dei Carabinieri.Risale al 2004 il primo utilizzo, in via sperimentale in Europa (precisamente in Spagna) dei cani antiveleno.

Nel 2010 l’Italia, con la partecipazione del soppresso Corpo Forestale dello Stato, ha aderito al programma comunitario “Life antidoto” attraverso la presentazione di alcuni progetti, tra cui il “Pluto” il “Medwolf” “Mirco Lupo” e “WolfAlps”, di cui fa parte Puma.Grazie ad un nuovo progetto Life WolfAlpsEU,promosso dal Comando Tutela Biodiversità e Parchi dell’ Arma dei Carabinieri,finanziato dalla Commissione Europea,sonopreviste nuove istituzioni di Nuclei Cinofili Antiveleno, delle quali almeno uno,proprio in Lombardia.

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