Coronavirus, cronache dall'Oglio Po: "Noi ce la mettiamo tutta, dateci una mano"
"Ce la stiamo mettendo tutta, a volte scherziamo tra noi dicendo che alla fine di tutto questo speriamo che almeno ci lascino un posto nel prato davanti al pronto soccorso perché alla fine salveremo tanti ma poi cadremo noi"
VICOMOSCANO – Ci si dà una mano, per quel che è possibile, gli uni con gli altri, dal pronto soccorso ai reparti. In un ospedale ‘piccolo’ come Oglio Po è anche più semplice guardarsi negli occhi e comprendersi. Ne ha falcidiati tanti, tra medici e infermieri, il coronavirus “Ho colleghe che sono risultate positive” ci racconta una di loro. Una delle infermiere che ha prestato servizio nei primi giorni è oggi ricoverata in terapia intensiva all’ospedale di Cremona. E’ stata intubata. La paura c’è, è inutile negarsela, ci si convive. Perché poi, dentro in ospedale, il Covid19 si è insediato. Ce lo hai davanti, a poca distanza dagli occhi e dai pensieri. Lo vedi consumare soprattutto gli anziani. Ma non solo loro.
“Ti guardano – prosegue – e ti chiedono di fare qualcosa per loro ma a volte siamo impotenti. Non c’è cosa più pesante di quegli sguardi”. A volte si muore. E si muore soli, lontani dai familiari, dalle persone care, dalla propria vita. La camera mortuaria di Oglio Po ieri era piena. Il bastardo colpisce. E non solo chi muore, ma anche forte chi vive: “E’ un mese che non abbraccio la mia mamma. Tante delle mie colleghe hano fatto il tampone, alcune aspettano gli esiti. La gente da fuori non si rende conto di cosa succede qui. Perché se solo se ne rendesse conto probabilmente accetterebbe anche le regole, e senza discussioni. Volete un giorno ricominciare a fare la vostra vita? Abbracciare i vostri familiari, uscire tranquillamente con i vostri figli? Tornare a pensare alle vacanze? Cominciate da adesso a rispettare le regole”.
Senza tregua, senza mai un attimo di pace. “Ognuno, dai medici agli infermieri e al personale, si sacrifica. A volte, quando abbiamo un attimo di tregua, andiamo a chiedere ai colleghi se hanno bisogno di aiuto e la risposta più frequente che mi sento dire è che ne abbiamo già abbastanza lì dove lavoriamo, e ci ringraziano. Ognuno va avanti, sino al limite delle proprie forze. Vorrei anche ricordare chi non ho letto mai citato in questi giorni. Il personale di Padana Soccorso e della Croce Verde. Vedo i ragazzi che arrivano qui, e non hanno a disposizione neppure tutta l’attrezzatura protettiva che abbiamo noi, ma lo stesso li vedi farci forza e darci una mano. Sono straordinari”.
C’è stanchezza, ma c’è anche fiducia. E la fiducia da ‘dentro’ ha una forza dirompente. Siamo tutti stanchi – pure chi scrive – ma poi invece di dare forza noi al personale con cui parliamo quotidianamente, sono loro a dare forza a noi: “Ce la stiamo mettendo tutta, a volte scherziamo tra noi dicendo che alla fine di tutto questo speriamo che almeno ci lascino un posto nel prato davanti al pronto soccorso perché alla fine salveremo tanti ma poi cadremo noi. Naturalmente sdrammatizziamo. Non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci. E’ anche per quello che ci serve l’aiuto di tutti. Noi qui dentro facciamo il nostro ma da fuori la gente ci può aiutare, seguendo le regole”.
E’ giunta la notte ad Oglio Po. E sarà un’altra notte frenetica. Ma medici, infermieri e personale sono tutti lì a lavorare per noi. Adesso tocca a noi – per chiunque non avesse ancora fatto la sua parte – lavorare per loro…
N.C.