Economia

Commercio e terziario in ginocchio: 'Le banche ci devono venire incontro'

“Siamo in un contesto – spiega Paolo Regina, direttore Confcommercio Cremona – in cui per molte attività gli incassi non sono quasi a zero, ma sono zero. Non ci sono clienti che entrano in negozio ma nello stesso tempo i fornitori chiedono di essere pagati e le banche chiedono il rientro".

E’ un grido di dolore sempre più forte quello che si leva dalle imprese cremonesi, dal capoluogo al più piccolo dei comuni. L’emergenza Coronavirus da sanitaria è ormai conclamata anche a livello di commercio: le strade vuote e i sempre più numerosi cartelli di negozi e bar chiusi a tempo indeterminato corrispondono ad una mole di mancati incassi che stanno rendendo impossibile la continuazione dell’attività. Per questo al prossimo tavolo istituzionale sulle imprese, convocato dal comune per lunedì prossimo, saranno invitate anche le banche, imputate da molti imprenditori di non avere compreso la portata della situazione. Ci sono esempi di commercianti (ma il discorso può estendersi ad artigiani e liberi professionisti) che non riescono a pagare la rata del prestito e non si vedono concedere dilazioni; casi in cui il rating, cioè il tasso di affidabilità, basato sugli ultimi bilanci parziali è inevitabilmente peggiorato con la conseguenza di un aggravamento dei tassi, a prescindere dalla situazione straordinaria. E poi le scadenze tributarie che nona spettano: Iva, mensile e trimestrale, contributi e stipendi per i dipendenti, tasse locali.

“Siamo in un contesto – spiega Paolo Regina, direttore Confcommercio Cremona   – in cui per molte attività gli incassi non sono quasi a zero, ma sono zero. Non ci sono clienti che entrano in negozio ma nello stesso tempo i fornitori chiedono di essere pagati e le banche chiedono il rientro dall’esposizione. Già nella prima riunione convocata dal Comune in camera di Commercio con le categorie, avevo chiesto che si facesse un intervento sulle banche; adesso è ancora più indispensabile. Nel settore abbigliamento, come Federmoda, stiamo preparando una lettera da inviare proprio alle banche per chiedere la sospensione delle scadenze. mentre a livello di Governo siamo in attesa della concessione della cassa integrazione in deroga, per le aziende sotto i 5 dipendenti”.

Per ora alle dichiarazioni di intenti della politica, regionale e nazionale, non sono seguiti fatti, quindi la richiesta di una moratoria alle banche è la cosa più urgente. “Ci sono commercianti che faticano a fare la spesa per le proprie primarie necessità”, afferma allarmato Agostino Boschiroli, presidente Confesercenti Cremona. “Dopo 2 settimane si sta avverando quello che temevamo, questa emergenza sanitaria sta mettendo in ginocchio tante attività e aziende, una crisi che si farà sentire purtroppo anche sui dipendenti. Per questo è importante che ai tavoli siano sedute anche le banche, che fanno parte del nostro sistema economico e non possono chiamarsi fuori. I nostri associati, seppure lavorando ogni giorno, si trovano nell’assurda situazione di mettere il massimo dell’impegno, ma con conseguenze controproducenti in quanto la gente non esce di casa e nell’incertezza preferisce non spendere. Serve una effettiva immissione di liquidità alle imprese, senza dovere attendere i tempi dei decreti ministeriali, perchè di tempo non ce n’è più”.

Entro oggi è atteso il decreto del governo che recepisca, tra l’altro, la richiesta fatta dalla regione Lombardia, di inserire tutto il territorio lombardo nella ‘zona rossa’ dal punto di vista economico.  La prospettiva è che, se le aziende iniziano a tagliare i costi, i primi a farne le spese sono i dipendenti e questi diventano a loro volta ‘consumatori che non consumano’. “Questa è una scossa di terremoto che dura da 15 giorni”, conclude Boschiroli. E’ necessario che il Governo venga a verificare sul campo l’attuale situazione e che le banche, che siano territoriali o no, si siedano al Tavolo con le imprese”.

g.biagi

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