Lettere

"I ritardi nei pagamenti delle
Pubbliche Amministrazioni mettono
in crisi le piccole imprese"

da Roberto Basché, San Martino dall'Argine
Signor Direttore,
la Corte Europea, con riferimento agli anni 2015 e 2016, ha sentenziato che le pubbliche amministrazioni italiane (Stato, Regioni, Comuni, Partecipate ed Enti sanitari) pagano con eccessivo ritardo i fornitori. Il Ministro Gualtieri ha assicurato che i tempi sono scesi dai 112 giorni del 2016 ai 53 del novembre 2018. Un passo positivo, peccato che le imprese pagano i dipendenti ogni mese e che le norme europee impongano di saldare le fatture entro 30 giorni di calendario salvo eccezioni. In edilizia (fonte Ance) i pagamenti delle fatture hanno ancora una media di 4 mesi e mezzo.
Con la legge di Bilancio 2019, è stato introdotto l’obbligo per le Amministrazioni pubbliche, di comunicare annualmente in aprile l’ammontare dei propri debiti commerciali scaduti e non ancora pagati nell’anno precedente. Qualora il debito non si sia ridotto di almeno il 10%, nel caso di ritardi nei pagamenti a partire dal 2020 dovrà essere accantonato un Fondo di garanzia debiti commerciali. Vittime dei ritardi sono le piccole imprese prestatrici d’opera, beni e servizi, che sono costrette a non investire, a chiudere o a perdere competitività. Questo è il tassello di una più ampia vessazione. Altro esempio è la fatturazione telematica, che dovrebbe trasferire su web la contabilizzazione delle fatture, ma impone di mantenere anche un archivio cartaceo.
Risulta evidente l’esistenza di una burocrazia anacronistica che si adegua alle nuove tecnologie sommandole però alle vecchie procedure. Dal 2020 gli esercenti devono emettere lo scontrino elettronico. Per questo sono stati obbligati ad adeguare il registratore di cassa o ad acquistarne uno nuovo con possibilità di detrarre fiscalmente una quota del costo. Peccato che almeno il 50% della spesa resti a loro carico. Ho proposto alcuni esempi per dire che le piccole imprese italiane soccombono a un sistema che non riesce a sburocratizzarsi, che costa troppo e scoraggia l’iniziativa privata.
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