Gli indennizzi per i passeggeri di Trenord? Arma a doppio taglio, si istituzionalizza il disservizio
"L’autorità di regolazione dei trasporti che ha avviato procedimenti sanzionatori nei confronti di 15 compagnie ferroviarie - spiega Balotta - non si è ricordata che le maggiori risorse necessarie per i risarcimenti aumentano i costi dei servizi di trasporto".
“Quella che appare una bella notizia per i pendolari, in realtà non lo è per nulla. Le annunciate multe fino al 10% del fatturato per le società di trasporto ferroviario (tra cui Trenitalia e Trenord) che non indennizzano i passeggeri per i disservizi, più che un risarcimento rappresentano l’istituzionalizzazione dei ritardi dei treni pendolari, oltre che un aumento dei già alti costi pubblici delle gestioni delle ferrovie regionali”. Ad annunciarlo è Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti.
“L’autorità di regolazione dei trasporti che ha avviato procedimenti sanzionatori nei confronti di 15 compagnie ferroviarie – spiega Balotta – non si è ricordata che le maggiori risorse necessarie per i risarcimenti aumentano i costi dei servizi di trasporto, e che queste risorse verrebbero sottratte alle casse pubbliche. Gli indennizzi sarebbero solo un’aumento di spesa dato che i treni pendolari sono sussidiati dalle regioni e quindi dai contribuenti, e non sarebbero per niente risolutivi del grave problema dei disservizi (ritardi e soppressioni) che perdurano da decenni e che fanno dell’Italia il fanalino di coda in Europa. Gli indennizzi non vanno alla radice del problema perché non individuano i responsabili della cattiva gestione e non fanno pagare in solido ai manager i costi dei risarcimenti. Al contrario, i risarcimenti automatici non farebbero che aumentare la già poca responsabilità delle compagnie, che potrebbero perpetuare così la loro gestione inefficiente”.
“Nel caso di Trenord (tra le peggiori ferrovie locali) – conclude Balotta – applicando la formula dell’Autorità dei Trasporti, il 10% del fatturato ammonterebbe a 80 milioni di euro che, data la carenza di risorse, significherebbero un taglio dei servizi o un aumento delle tariffe. E quindi un boomerang per i pendolari. Meglio sarebbe puntare sulla strada maestra adottata nel resto d’Europa, che ha rilanciato i trasporti ferroviari con l’introduzione di formule competitive per l’affidamento dei servizi”.
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