Cultura

Merlin Cocai e non solo, il festival della cultura popolare mantovana guarda anche all'Oglio Po

Tra gli appuntamenti teatrali anche quello con i Bei Putei di Acquanegra S/C (14 marzo) e quello con la Compagnia Noi del Po di Pomponesco (28 marzo).

Dopo il successo della prima edizione, ad Halloween si è svolta una partecipata serata di convivio tra collaboratori, artisti, volontari per tracciare gli eventi prossimi alla presenza del Vice Sindaco del Comune di Mantova Dott. Buvoli e dell’Assessore alla Polizia Locale Avv. Rebecchi. Organizzata dall’Associazione Comunali, la serata ha portato Sergio Olivieri (presidente) a ufficializzare il calendario di eventi di natura popolare facenti parte del progetto Mantova città in Festival: venerdì 15 Novembre cena al ristorante Ca Nova con l’apertura del Festival di Teatro Dialettale & Cucina premio Merlin Cocai; giovedì 19 Dicembre appuntamento musicale con il concerto internazionale Gospel a Teatro Ariston di Mantova con uno tra i gruppi di colore più famosi al mondo The Voices of Victory, domenica 15 Febbraio grande parata di Carnevale di Re Trigol con carri allegorici e gruppi storici in corso Vittorio Emanuele (giunto alla settima edizione) si sta valutando altresì l’ipotesi di un Carnevale dei piccoli; sabato 14 Febbraio incontro con tematiche ambientali con la partecipazione di scolaresche del mantovano (in uscita anche la leggenda di Re Trigol preparata dal maestro Moretti di teatro all’Improvviso). Altri appuntamenti seguiranno con il vernacolo Mantovano con l’assegnazione del Premio Merlin Cocai.

Oltre al Festival della Cucina condiviso da alcune associazioni di categoria avranno luogo ben sei appuntamenti a carattere teatrale: Sabato 1 Febbraio con la Compagnia Teatro Aperto di Moglia – Sabato 14 Marzo con i Bei Putei di Acquanegra S/C – Sabato 21 Marzo con gli Amici di San Biagio – Sabato 28 Marzo con la Compagnia Noi del Po di Pomponesco – Sabato 4 Aprile con il Filos di Porto Mantovano – Giovedì 9 Aprile finalissima al teatro Bibiena di Mantova. Nel week end Sabato e Domenica 9 Maggio in programma anche il Festival Internazionale del folclore con gruppi di ben 28 nazioni.

Sergio Olivieri ha poi difeso la cultura popolare e le tradizioni prodotte dai territori e dalle comunità indipendentemente dai paesi d’origine “Sono senza ombra di dubbio – ha detto – un riferimento di valori da riscoprire ma anche da condividere se di nuova nascita ed entità. La nostra associazione è cresciuta con un percorso popolare per approdare a nuove idee di socialità, debitrici di elementi apparentemente scomparsi o meglio assopiti, ma che attenta alle evoluzioni e ha cambiamenti socio-culturali. Da ben 33 anni ci siamo spesi in  questa avventura assumendo un ruolo sostanziale e rilievo nel tessuto sociale mantovano e non solo. Tutto è iniziato per passione e tale è rimasta in una sorta di ricerca emozionale. Con gli anni abbiamo imparato dall’antropologia che il nostro sentimento era ed è comune a quello di molte altre realtà e comunità”.

“Questo è stato da sempre il nostro cammino – ha aggiunto Olivieri -. Ci siamo evoluti e abbiamo riscoperto il valore della “cultura popolare”, spesso assente dai programmi scolastici. Laddove i saperi si sono sedimentati, reinventati, sovrapposti a quelli di molti altri e trasferiti da una generazione, attraverso l’esercizio del praticantato abbiamo condiviso nuove esperienze e nuovi modi di approdare alla socializzazione. Non è un atto artificiale, ma per noi necessario. Non vogliamo mitizzare un mondo, non parliamo di un passato arcadico. Vogliamo però provare a vincere almeno la battaglia delle diversità culturali, far sapere alle generazioni future che la bellezza è reperibile ovunque, che non vi sono luoghi deputati e che non bisogna lasciarsi possedere dagli strumenti tecnologici per un beneficio personale. Basterebbe questo frammento a spiegare il ruolo della cultura popolare in una società libera e perché la politica non può da essa prescindere, se riconosciuto compito della politica è leggere e costruire i complessi rapporti del vivere comune. Tanto più, se questa cultura non crea elite, non si divide in alta e bassa”.

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