Giuseppe Torchio sui servizi consorziati: "Ogni comune deve avere il giusto peso"
Ci si unisce insomma - anche in termini di servizi - se tutti ne hanno un vantaggio e se tutti hanno il peso dato dalla propria popolazione, da quello che già si ha e dal proprio territorio. Solo in questo caso la reciprocità può avere un senso

BOZZOLO – Giuseppe Torchio è uno dei dieci sindaci dell’Oglio Po Mantovano che fanno parte del Consorzio Volontario Servizi alla Persona di Viadana. L’assemblea è presieduta da Alessio Renoldi Sindaco di San Martino dall’Argine. Altro organo del Consorzio è la Giunta, composta da Assessori ai Servizi Sociali e presieduta dall’Assessore di Viadana, Alessia Minotti.
Il sindaco di Bozzolo è stato qualche mese fa nominato presidente dei Sindaci del Distretto Sanitario di Viadana, in luogo di Vincenzo Madeo, già Sindaco di Dosolo. “Tale organo – spiega Torchio in riferimento all’articolo di ieri, piuttosto lacunoso ed inesatto – non si è riunito e pertanto non si comprende come abbia potuto approvare argomenti non avendo tenuto riunioni. Non comprendo come la paventata trasformazione del Consorzio per i Servizi alla Persona in Azienda per i Servizi possa essere stata da me vaticinata, predisposta o tanto meno segretamente nascosta nel suo statuto, predisposto dal dottor Pellizzer e tenuto all’oscuro dei miei consiglieri comunali di maggioranza o di minoranza”.
“Nella seduta di inizio ottobre del Consorzio dei Servizi alla Persona – prosegue il primo cittadino di Bozzolo – ho fatto registrare la mia contrarietà ad una serie di contenuti dello statuto, rilievi peraltro condivisi da altri sindaci ed oggetto della giunta comunale bozzolese di ieri pomeriggio e che saranno da me ribaditi nella nuova assemblea odierna del Consorzio stesso”.
Il problema non è di poco conto. Bozzolo e Viadana (i due comuni capofila) hanno strutture che funzionano e, a dirla tutta, quelli con minor necessità di essere consorziati. In altri piccoli comuni invece – proprio per carenza di risorse o per impossibilità all’assunzione di figure di riferimento in pianta stabile – le necessità sono diverse. Anche per questo motivo l’amministrazione di Bozzolo all’unanimità chiede maggior tutela.
“In particolare – aggiunge Torchio – non si capisce la perdita di ruolo dei Comuni che come Viadana e Bozzolo, gestiscono direttamente la partita dei servizi sociali con proprio personale in favore di altri Comuni che, nella loro pianta organica non presentano alcun dipendente. Altro rilievo il punteggio che valorizza i piccoli comuni privi di servizio a discapito dei comuni operativi e di maggiore dimensione. Molti alti sono i rilievi ed i dubbi che saranno espressi nel pomeriggio odierno”.
Oggi pomeriggio il sindaco di Bozzolo solleverà alcune questioni importanti. Ma vediamole con ordine.
– (ART. 3) Lo scopo dell’Azienda, anche a livello statutario, va ben definita e lo statuto deve essere carta di riferimento. Gli organi aziendali devono essere vincolati alla norma statutaria, e non il contrario.
– (ART. 6) Lo statuto deve determinare (con coerenza) il peso in termini di voto dei partecipanti all’Azienda, e non deve essere l’assemblea a determinare il peso specifico di ogni partecipante. Regole chiare, che chiariscano il peso specifico di ogni comune che partecipa e più in generale (visto che l’Azienda sarà aperta ad altre partecipazioni). “Lo Statuto – spiega Torchio – deve definire meglio i potenziali soci (Enti pubblici, quindi anche la Provincia? L’Asl? L’azienda Ospedaliera?) e in questo caso la quota di partecipazione come viene definita? “. Per il sindaco è indubbio (e questo chiederà oggi pomeriggio) che questa definizione deve essere chiara e deve competere esclusivamente allo Statuto.
– (ART. 10) “I comuni più piccoli beneficiano di arrotndamenti demografici. Sotto quota dei 5000 abitanti hanno pari peso ad esempio Commessaggio o San Martino dell’Argine con Bozzolo ma pagheranno quote sostanzialmente diverse perché direttamente proporzionali alla popolazione”. Torchio propone che il peso del voto sia proporzionale alla popolazione. Altra contestazione quella relativa ai voti attribuiti in proporzione al peso dei servizi conferiti. “In pratica il piccolo comune senza ufficio e personale addetto ai servizi sociali che conferisce tutti i servizi all’Azienda assume un peso superiore al Comune che essendo dotato di proprio personale e ufficio operativo mantiene i servizi in capo al proprio Ente”. La proposta di Torchio in questo caso è quella che “L’Azienda eroghi servizi che vengono remunerati dai Comuni fruitori: solo la gestione manageriale dell’azienda porterà ne medio termine al risultato da tutti auspicato che tutti i servizi siano assegnati all’Azienda”.
– (ART. 11) Gli enti che non conferiscono servizi oggetto di decisioni da parte dell’Azienda non hanno diritto di voto quindi meno servizi conferisci e minor voce hai in capitolo. “Questa – aggiunge Torchio – è una conseguenza assurda del metodo di ‘peso’ anomalo che si vuole adottare con la proposta di Statuto e che comporta continui ricalcoli del peso assembleare; andrà a finire che un istruttore amministrativo dovrà essere dedicato in via permanente a questi continui ricalcoli o che si debbano pagare parcelle ai professionisti operanti nel settore”. L’articolo 11 solleva una questione che oggi il primo cittadino esporrà in assemblea: “Poniamo che il comune A che non conferisca servizi: ha diritto di voto o meno in assemblea per l’accoglimento di un nuovo socio?
– (ART. 16) Torchio contesta i tempi, e chiede che i comuni non siano vincolati a tre anni per poter recedere. “L’adesione di un comune non deve essere vincolante. Le amministrazioni devono sentirsi libere di recedere in ogni momento”.
– (ART. 24) Secondo il comma 1 di questo articolo (sintetizzando il discorso) per prendere una decisione in seno all’Azienda secondo quanto disposto nella scelta del peso dei partecipanti, potrebbero bastare un comune come Viadana e due piccoli comuni che conferiscono tutti i servizi per prendere una decisione. “Un scelta poco democratica!”.
Le altre questioni (ve ne sono altre di osservazioni allo Statuto) sono ancor più di carattere tecnico. Sono questioni importanti però perché l’Azienda che nascerà, almeno secondo Giuseppe Torchio che non è contrario, dovrebbe rappresentare democraticamente ogni comune con un peso specifico determinato proprio dalla grandezza del comune stesso, dal numero dei suoi abitanti e da quanto, proprio in base al numero di residenti, versa come quota. Se vogliamo è una questione di – sacrosanto – principio. Perchè ad aver bisogno è soprattutto chi i servizi non ce li ha sul proprio territorio, e non chi li gestisce già.
“Con questo Statuto e senza le opportune rettifiche – conclude Torchio – il rischio è proprio quello che si vada verso il buio. Il malumore che ho registrato in seno alla mia maggioranza, e che condivido, è dato proprio dal fatto che i comuni piccoli possano contare quanto un comune come Bozzolo, se non di più”. Ci si unisce insomma – anche in termini di servizi – se tutti ne hanno un vantaggio e se tutti hanno il peso dato dalla propria popolazione, da quello che già si ha e dal proprio territorio. Solo in questo caso la reciprocità può avere un senso. Uno non vale uno, ma vale per quello che dà, per quello che è e per quello a cui – in fondo – rinuncia affinché tutti possano trarne beneficio.
Nazzareno Condina