Cronaca

Traffico illecito di rifiuti stroncato dalla DDA di Bologna, un viadanese arrestato

La parte finale dell'operazione è partita ieri alle prime luci dell'alba ed ha impegnato piu' di 80 militari dell'Arma. A capo dell'organizzazione criminale un lombardo e un veneto. 24 i siti perquisiti e posti sotto sequestro

VIADANA – C’è anche un viadanese con precedenti per truffa e ricettazione tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione Penelope che ha consentito di sgominare un traffico illecito di rifiuti speciali (cascami e ritagli tessili), prodotti nel comparto industriale manifatturiero di Prato e smaltiti illecitamente all’interno di numerosi capannoni del centro-nord Italia, principalmente in Emilia-Romagna e Veneto. L’uomo affittava capannoni da ditte e privati e organizzava gli spostamenti da un sito all’altro.

Il traffico illecito è stato stroncato dai militari del nucleo investigativo del gruppo dei Carabinieri forestali di Modena, assieme ai colleghi della stazione di Pavullo nel Frignano, nell’ambito di una operazione condotta insieme con i gruppi forestali di Bologna, Ferrara, Ravenna, Reggio Emilia, Forli’ Cesena, Prato, Livorno, Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Rovigo, Verona, Mantova e Perugia, nonche’ dai militari del comando provinciale dei Carabinieri di Mantova.

La parte finale dell’operazione è partita ieri alle prime luci dell’alba ed ha impegnato piu’ di 80 militari dell’Arma. A capo dell’organizzazione criminale un lombardo e un veneto. 24 i siti perquisiti e posti sotto sequestro, in esecuzione di provvedimenti della direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Bologna, per iniziativa del sostituto procuratore Stefano Orsi, che ha coordinato le indagini. Sono state raggiunte da provvedimento nell’ambito dell’indagine 18 persone. L’operazione era partita 14 mesi fa. A farla scattare un controllo, a Pavullo. Nel sito – un capannone – gli uomini in divisa trovarono allora 2.500 metri cubi di rifiuti tessili contenuti in sacchi neri per l’immondizia.

Era solo la punta dell’iceberg. Le indagini, coordinate dalla DDA di Bologna ed effettuate anche tramite intercettazioni telefoniche e mesi di videosorveglianza dei siti sospettati dello stoccaggio hanno consentito di accertare che i rifiuti venivano smaltiti anche in altre località del centro-nord, principalmente del Veneto.

L‘illecito smaltimento dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili consisteva nel trasformare attraverso fasulle operazioni di recupero i rifiuti speciali in materia prima secondaria, per poi trasportarli ed abbandonarli all‘interno di capannoni industriali, il tutto all‘insaputa dei proprietari ai quali è stato così arrecato un ingente danno economico, costituto sia dalla preclusione alla disponibilità dell’immobile sia delle eventuali onerose spese di smaltimento e recupero dei rifiuti abbandonati.

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