Opinioni

Vecchio Ospedale, tra nuovi varchi e vecchi problemi. E intanto 'la foresta' cresce

Potrebbe essere assimilata ad un'area periferica di una grande città qualunque, dove abbondano edifici abbandonati e lasciati al loro destino. Ma quell'area è - quel che resta - del vecchio ospedale e della sua splendida chiesa. Quel che resta della storia della città

CASALMAGGIORE – Si sono di nuovo aperti un varco, come già tante altre volte, e probabilmente sono pure entrati – come d’abitudine – per una esplorazione all’interno del gigante. Il gigante è il vecchio ospedale, struttura ormai fatiscente posta in fondo a via Cairoli. Porte e finestre (quasi) tutte murate, pezzi venuti giù negli anni, recinzioni posticce per evitare l’inevitabile. Si possono tentare di arginare le persone – forse – non certo il degrado, soprattutto se a quel degrado non si è mai posto freno.

Troppi soldi, troppo impegno, e magari pure poche idee razionali. L’area attorno alla Chiesa – una delle chiese più preziose della città – che custodisce le opere del Ghislina è recintata da un separatore di metallo arrugginito. Il marciapiede ormai è stato conquistato da erbacce e rifiuti e stamattina era aperto. Forse un’auto, forse il vento o forse è lì da talmente tanto tempo che non ha più retto.

A guardarla in foto – senza saperne l’origine – potrebbe essere assimilata ad un’area periferica di una grande città qualunque, dove abbondano edifici abbandonati e lasciati al loro destino. Ma quell’area è – quel che resta – del vecchio ospedale e della sua splendida chiesa. Quel che resta della storia della città.

Al di là della recinzione, sul retro, sacchi di spazzatura e silenzio. Il degrado attrae sempre altro degrado. E a nulla servono le ormai vetuste reti metalliche. A preoccupare non è solo quell’accesso (lo stabile è altamente pericoloso e a rischio crollo, un’avventura che potrebbe costare cara) ma anche le finestre sul lato opposto, quello dello stradello che conduce allo scalone dell’argine maestro, hanno evidenti segni di forzatura.

Ogni tanto sembra emergere l’interesse di qualche imprenditore per l’area – vincolata dalle belle arti essendo la struttura (o quel che resta) edificio storico. Ma sono sempre e solo voci. Nulla di concreto insomma. L’unica cosa concreta è la decadenza ed il senso d’abbandono d’una città incapace di rigenerarsi. In questo caso comunque anche l’amministrazione può ben poco: lo stabile è dell’ex Asl. Che soldi non ne ha e forse nemmeno idea di che fare se non attendere il magnate dei sogni o che pure le pietre si stanchino e vengano giù, un poco per volta.

Nazzareno Condina

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