Cronaca

Quel capannone non può essere usato come moschea: il Tar premia il comune di Casalmaggiore

Tale capannone, acquisito all'asta dall'associazione culturale islamica, che aveva fatto richiesta di cambio di destinazione d'uso, respinta dal Comune, ha visto nei mesi successivi la trasformazione in un luogo di preghiera senza alcuna autorizzazione.

CASALMAGGIORE – Netta vittoria del Comune di Casalmaggiore presso il Tar di Brescia contro l’associazione culturale islamica “Arrahma”. E’ stata infatti respinta la richiesta di sospensiva domandata dall’Associazione stessa contro l’ordinanza del Comune di Casalmaggiore che intimava di cessare l’attività di culto abusivamente svolta all’interno di un capannone in via Marzabotto.

Occorre fare un punto specifico sui fatti, che l’amministrazione ha voluto tenere sotto traccia, in attesa di sviluppi. Il Comune di Casalmaggiore ormai da alcuni mesi è in causa con l’associazione Arrahma sull’utilizzo di un capannone in via Marzabotto a Casalmaggiore, capannone in una zona di completamento industriale/artigianale, con destinazione d’uso artigianale. Tale capannone, acquisito all’asta dall’associazione, che aveva fatto richiesta di cambio di destinazione d’uso, respinta dal Comune, ha visto nei mesi successivi la trasformazione in un luogo di preghiera senza alcuna autorizzazione.

Dopo alcune segnalazioni provenienti dal quartiere su un consistente afflusso di auto, il Sindaco Filippo Bongiovanni aveva mandato per un controllo la Polizia Locale sia il 26 ottobre che il 9 novembre per verificare puntualmente, inizialmente dall’esterno, il numero di mezzi verso il capannone e delle persone che lo frequentavano. Constatate oltre 70 presenze nel tipico orario della funzione religiosa islamica, la Polizia Locale, in data 16 novembre, capeggiata dal comandante Silvio Biffi e supportata dall’Ufficio Tecnico dell’allora responsabile Pietro Lipreri, riscontrato anche quel giorno un afflusso notevole di autovetture e biciclette, era entrata nel capannone per un controllo, sorprendendo una settantina di persone alcune in tunica altre in abiti civili, pregare inginocchiate su tappeti e seguire la liturgia dettata da un uomo, molto probabilmente l’Imam, inginocchiato davanti a loro col microfono.

Nella stanza, dopo aver ripreso la scena, si è scoperto che si recitavano versetti del corano, mentre erano scritti in un cartello appeso tutti gli appuntamenti religiosi settimanali dell’associazione. Successivamente all’accertamento, cui sono seguiti i necessari approfondimenti tecnici e giuridici, il comune emanava ordinanza n.3 del 10 gennaio 2019, che intimava la cessazione dell’attività di culto all’interno dei locali per uso non conforme alla normativa urbanistica. Tale ordinanza è stata impugnata con richiesta di sospensiva da parte dell’associazione sostenendo, in breve, che quell’attività non era di culto, o che anche se la fosse stata, era secondaria rispetto alla restante attività e che il provvedimento violasse l’attività religiosa. Il Comune si costituiva con delibera n.55 del 28 febbraio 2019, incaricando l’avv. Gianpaolo Sina di Brescia, che già in passato aveva trattato cause simili.

A seguito dell’udienza del 14 marzo 2019, nella giornata successiva il Tar di Brescia, sezione seconda, ha respinto l’istanza di sospensione cautelare dell’ordinanza comunale, confermando la bontà del lavoro svolto dal Comune di Casalmaggiore. Nell’ordinanza i giudici affermano che appare inequivocabile che in locali a destinazione artigianale si svolgesse attività di culto con cadenza peraltro espressamente indicata all’interno dello stabile con conseguente violazione delle norme richiamate nell’ordinanza comunale.

“La vittoria del Comune è netta – afferma il Sindaco Bongiovanni – addirittura l’associazione è stata condannata a rifondere le spese legali, cosa piuttosto rara nei giudizi di fronte al Tar, segnale che il lavoro svolto dall’avvocato, dalla Polizia Locale e dall’Ufficio Tecnico è stato rigoroso, preciso, direi eccellente. Sono altresì soddisfatto per i cittadini del quartiere molto preoccupati per le eventuali future evoluzioni, in termini di sicurezza e di traffico nella zona, che potevano esserci con di fatto una moschea mascherata lì vicino. L’attenzione della mia amministrazione su queste questioni si conferma altissima e puntuale. Senza proclami, si è lavorato sulla questione, per diversi mesi e in silenzio, ottenendo il risultato auspicato e concreto del rispetto della legalità”.

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