"Punto Nascite, guai a mollare" Borghesi del Comitato riaccende i fari sulla questione
Crede ci siano margini per un ripensamento sul punto nascite? «Il no non è definitivo, perché ci sono esempi di recupero di punti nascite, ad esempio quello di Cavalese. Confidiamo nella ragionevolezza».
CASALMAGGIORE – La chiusura del punto nascite non è una sentenza che il territorio deve accettare come definitiva. In ogni caso va tenuta alta la guardia per evitare che l’ospedale Oglio Po subisca ulteriori ridimensionamenti. E’ questo l’appello di Luigi Borghesi, già primario dell’ospedale e che parla a nome del Comitato a difesa dell’ospedale stesso, rincuorato da recenti iniziative politiche che Pd e Movimento 5 Stelle hanno portato avanti in Regione, come la richiesta di costituire un Asst Oglio Po staccato da quelli di Cremona e Mantova. Un’iniziativa pentastellata apppoggiata dal Pd e bocciata in settimana dal Consiglio Regionale.
«Noi non molliamo – afferma Borghesi -. Privare questo territorio del suo ospedale è un gesto che non possiamo accettare. Siamo abbandonati: proprio in nome della sicurezza costringono i cittadini ad emigrare. Insisteremo su questo, spero appoggiati, oltre che dai comitati di cittadini, anche dai sindaci del territorio». Crede ci siano margini per un ripensamento sul punto nascite? «Il no non è definitivo, perché ci sono esempi di recupero di punti nascite, ad esempio quello di Cavalese. Confidiamo nella ragionevolezza».
Il territorio andrebbe valutato nel suo complesso, ad esempio Asola ha mantenuto aperto il suo punto nascite, ma quando voi avete sollevato la questione da Asola sono giunte risposte stizzite. «Dovremmo arrivare a un Asst Oglio Po, in caso contrario c’è comunque un ambito distrettuale che comprende Bozzolo: non è sufficiente la presenza di un direttore di un ambito che era sperimentale per un anno. Ora si è deciso di mantenerlo per tre anni a livello interaziendale, ma questo riguarda l’aspetto socio-sanitario, non gli ospedali, che sono ancora gestiti da Mantova (Asola-Bozzolo) e Cremona (l’Oglio Po). Noi proponiamo un’unica governance per gli ospedali, per i quali non c’è alcuna strategia nel territorio: chiediamo un unico direttore che gestisca gli ospedali. Al limite che questi siano gestiti assieme o da Cremona o da Mantova».
Non è che la cancellazione del punto nascite faccia il gioco di Asola: “mors tua vita mea”… «Non credo, il servizio ad Asola è comunque limitato. Ma che almeno quello non lo tolgano, perché il territorio è già penalizzato in modo incredibile. Ma noi vogliamo mantenere anche il punto nascite dell’Oglio Po. Anche i sindacati si stanno muovendo per mantenere la gestione della maternità, e perché le promesse non restino parole. Lo stesso consultorio non deve essere solo di Casalmaggiore ma anche di Viadana e Bozzolo, non dobbiamo costringere le nostre ostetriche ad andare a lavorare a Cremona. Il piano è sulla carta ma deve essere attuato».
Dunque le promesse recenti della Regione all’Oglio Po non la soddisfano. «Il piano alternativo va bene ma ci si deve impegnare affinché restino i servizi anche se mancano gli specialisti. Siamo preoccupati della tenuta dell’Oglio Po come ospedale per acuti, perché se mancano gli specialisti l’anno prossimo rischiamo di perdere la Cardiologia, dove il primario Massimo Carini e Annalisa Perrini sono prossimi alla pensione. Cosa vuole fare l’azienda? Si impegni affinché, in mancanza di specialisti, Cardiologia debba rimanere, inviando i medici da Cremona, come Mantova ha fatto nei casi di Asola e Pieve di Coriano. Lo stesso discorso vale per Ginecologia. Insomma, l’ospedale Oglio Po ha bisogno di essere presidiato, e spero che le forze politiche del territorio comprendano l’importanza di questa battaglia».
V.R.