Tutti pazzi per i Cammini: l'esperienza di Federica e Gaia tra San Benedetto e Santiago
Nell'estate del 2017 hanno percorso assieme il cosiddetto percorso di Assisi, quest'anno le loro strade si sono divise: Federica Passera è rimasta in Italia dedicandosi alla via di San Benedetto, Gaia Soana si è cimentata col Cammino di Santiago.
Tutti in cammino. Chi per religione, chi per sport, chi per conoscere meglio se stesso, chi semplicemente per ritrovare il gusto del silenzio attorno. A Milano due settimane fa si è svolto il festival del Social Walking, promosso tra gli altri da Radio Francigena, “la voce dei cammini”. Una radio web ricca di news e di video di testimonianza di chi sceglie l’antica va pellegrina. Uno degli ultimi testimonial è stato il cremonese Andrea Devicenzi, atleta paralimpico noto per le sue imprese in giro per il mondo, che ha lanciato la sfida “La Via di Francesco con una gamba e due stampelle”. Andrea è arrivato domenica scorsa a Roma dopo 21 tappe e 500 chilometri di cammino.
Ma sono tanti i nostri concittadini che scelgono, o mettono in cantiere, un’avventura del genere, dopo aver iniziato ad apprezzare la bellezza del camminare nella natura. Ma dove cominciare? Il celebre Cammino di Santiago in Spagna? I tanti percorsi italiani? Abbiamo chiesto a due giovani donne di Casalmaggiore di raccontarci le loro esperienze. Sono due docenti: Gaia Soana insegna Finanza nell’Università di Economia a Parma, Federica Passera insegna all’Istituto Comprensivo Diotti di Casalmaggiore. Nell’estate del 2017 hanno percorso assieme il cosiddetto percorso di Assisi, quest’anno le loro strade si sono divise: Federica è rimasta in Italia dedicandosi alla via di San Benedetto, Gaia si è cimentata col Cammino di Santiago.
La Via Francigena è il punto di riferimento principale nel nostro Paese, le altre (comprese le due indicate) comunque la intersecano o coincidono in qualche parte. Rispetto alla Via di Santiago ha numeri di molto inferiori, e viene da chiedersi perché. La via spagnola è patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco: è una strada che risale al Medio Evo che conduce alla tomba di Giacomo. Santiago oggi si avvale di rilevanti contributi europei, è una via molto ben indicata ovunque, consente di muoversi spendendo non oltre 20-30 euro al giorno grazie alle strutture ufficiali, e ci sono un sacco di agevolazioni per ognuno. I tentativi delle nostre regioni di ottenere il marchio Unesco sulla Via Francigena è stato finora disatteso.
Eppure le radici storiche e i contenuti religiosi non mancano, per non parlare della bellezza dei luoghi attraversati che, con tutto il rispetto, nulla hanno da invidiare a quelli del nord della Spagna. La Francigena è il pellegrinaggio a Roma sulla tomba di Pietro; la prima testimonianza scritta del percorso risale a prima dell’anno Mille: partiva da Canterbury (Londra) e arrivava a Roma. Poi si è allungata verso Brindisi, coincidendo con la tratta per imbarcarsi per le crociate. Dunque inizia da Canterbury e la Pilgrim’s Way inglese, prosegue per le scogliere di Dover, oltremanica la Piccardia, lo Champagne, la cattedrale di Reims, l’abbazia di Clairvaux, e poi Saint-Croix in Svizzera, Losanna, il Passo del Gran San Bernardo, la Val Padana sull’argine maestro, Piacenza, Fidenza, il Passo della Cisa, Lucca, San Gimignano, le crete senesi, la Cassia a Viterbo, Roma e poi al sud fino a Brindisi attraverso il Gargano e il Salento. Una meraviglia di 2300 km. Di seguito ecco l’esperienza di Federica e Gaia.
Federica Passera ha la sua linea: prima l’Italia, poi vedremo. «Dopo il Cammino di Assisi dello scorso anno, che in parte tocca la Francigena, quest’anno ho scelto la via di San Benedetto, da Norcia a Montecassino, anche questo in parte coincidente con la Francigena. Entrambe le esperienze sono state molto positive, anche se sono cammini meno conosciuti e frequentati, però sono ben organizzati: prima di partire sai già dove pernottare, e scegli tu se fare la vita del pellegrino dormendo in alloggi “con donativo” o se invece vuoi la comodità di un bed & breakfast convenzionato, e quindi in camere singole e doppie invece di camerate multiple. Una critica la faccio sulla conservazione dei tratti da percorrere in Ciociaria, una zona magnifica ma non tenuta al meglio. Credo che la situazione migliorerà con l’aumento dei pellegrini, certo si attraversano borghi incantevoli. Il Cammino di Assisi fatto lo scorso anno è invece uno dei tre dedicati a San Francesco: ho percorso quello originale, da Dovadola (Forlì) ad Assisi passando per i luoghi più toccanti dell’esistenza di Francesco, i vari eremi e luoghi della sua vita spirituale, in 13 tappe. Era un percorso più battuto di quello fatto quest’anno, con molti stranieri».
Perché l’Italia prima di Santiago de Compostela? «So che il Cammino di Santiago è il più “blasonato”, ma ritengo che vivere i cammini italiani consenta di scoprire un’Italia sconosciuta ai più, e con una modalità unica. Gli aspetti culturali sono fantastici, e vedo con piacere che in Italia la cultura del cammino sta crescendo, anche se non sappiamo “venderla” come fanno altri. La Via Benedettina dovrebbe essere frequentata da migliaia di persone, invece…».
Quanto conta l’aspetto religioso? «Io mi iscrivo sempre con una associazione di riferimento, e le motivazioni che mi spingono sono molteplici. L’aspetto religioso è uno di questi, poi c’è quello intimistico, e infine quello sportivo. Alla base però c’è la ricerca di se stessi: camminare per tante ore in solitudine consente di meditare, e si tratta di un’esperienza di massima libertà che consente di conoscerci meglio. Ovvio che a tutto questo si può aggiungere la fede».
Gaia Soana ha percorso l’estate del 2017 il Cammino di Assisi, e quest’estate si è cimentata col Cammino di Santiago. Subito le chiediamo, tra il serio e il faceto, che ci facesse una che insegna Finanza.
«Il pellegrino medio è in genere persona colta, con denaro e tempo libero. E’ dopo aver fatto vacanze nei siti esotici che si tende a cercare le cose più vere e pulite».
Raccontaci la tua esperienza. «Quest’anno ho scelto il cammino primitivo di Santiago, tra Oviedo e Santiago de Compostela, 340 km in tutto, distanza simile a quella percorsa un anno fa. Credo che il boom di Santiago sia dovuto in buona parte al grande successo del libro di Paulo Coelho che vi racconta il suo viaggio. La grande crescita si ebbe proprio negli anni successivi, attorno al 1990. Direi una efficace operazione di marketing. Io sono partita il 10 agosto e tornata il 26. I vari cammini sono succedanei del Cammino di Gerusalemme, che sarebbe il vero pellegrinaggio, ma da quando la parte conclusiva è stata occupata dai turchi da Gerusalemme non tornava più nessuno, poi sono iniziati i cammini per raggiungere le tombe degli apostoli, i più vicini a Gesù».
Come spieghi la preminenza di Santiago? «Credo molto dipenda dal libro di Coelho, oltre che dalla Giornata Mondiale della Gioventù dell’89 con Papa Wojtyla. In realtà non c’è un motivo per cui debba essere più battuto dei nostri. E’ certamente più pubblicizzato, e noi siamo tutti vittime dei media. E poi ci sono i motivi pratici: soprattutto nella parte francese è pieno di strutture ricettive in cui il pellegrino può dormire e mangiare con pochi soldi. Da noi è diverso, se sei giovane e motivato non hai bisogno di tanto, ma a Santiago ho visto tanti anziani che hanno accesso a diversi servizi: ad esempio il servizio a pagamento dello zaino al luogo di arrivo della tappa. Io ho camminato con un sacerdote di 76 anni della cattedrale di Udine che ne ha beneficiato. Ci sono i trasporti a prezzi modici per famiglie e bambini e tanto altro. Certo questo non è il vero spirito del cammino, ma comprendo la scelta di chi ha problemi. Se il confronto lo facciamo sulla bellezza del cammino, le Asturie sono affascinanti ma il nostro Appennino non ha rivali a livello del paesaggio e della natura. Qui però il cammino è meno indicato».
Quanti italiani hai incontrato in Spagna? E quanti stranieri in Italia? «Di italiani a Santiago ce ne sono parecchi. Il primitivo è il più duro ed è il più scelto dai nostri connazionali, poiché noi siamo abituati con le Alpi e chi ha motivazioni sportive sceglie quello. Di stranieri in Italia non ce ne sono tanti, ma io stessa l’anno scorso ho camminato con un gruppo di 8 persone e due erano stranieri».
Chiudiamo con qualche consiglio per chi vuole cimentarsi. «In internet si trova tutto. Innanzitutto non bisogna improvvisare. Bisogna partire allenati perché non è una passeggiata di salute: si cammina per diverse ore con uno zaino sulle spalle. Poi si deve capire se si è disposti ad adattarsi a situazioni lontane dalla comodità, vale a dire a dormire in cameroni con altre 15 persone, avere a disposizione il bagno per 90 secondi, non trovare tutto pulito. Nel nostro mondo delle comodità non ne siamo tutti capaci. Si deve poi essere consapevoli che ci si deve guardare dentro conoscendo meglio noi stessi, perché tante ore ci costringeranno a farlo. Da parte mia lo consiglio a tutti, perché ho capito che non smetterò mai. Auguro a tutti di trovare nel cammino ciò che ho trovato io».
V.R.