Cronaca

Cavi da 200 libbre tirati ad altezza collo sul ponte a Isola Pescaroli Daolio: "Siamo alla follia più totale"

"Per fortuna da noi ci sono pochi diportisti - spiega il gestore dell’Acquario del Po - altrimenti può finire davvero male: se sabato sera uno fosse passato ai 50 all’ora si sarebbe ritrovato due cordini ad altezza del collo".

Nella foto Daolio, protagonista della disavventura e della successiva denuncia

MOTTA BALUFFI/ISOLA PESCAROLI – “La situazione del fiume Po e dei controlli? Se uno in pieno giorno decidesse di portare da Chioggia a Cremona 50 quintali di cocaina, potrebbe farlo senza essere fermato da nessuno”. E’ tranchant il giudizio di Vitaliano Daolio, l’uomo del Po nonché gestore dell’acquario di Motta Baluffi, protagonista sul malgrado di una disavventura che poteva finire molto peggio.

Anzi, soltanto la sua perizia e la sua conoscenza del Grande Fiume (e delle tecniche che spesso pescatori senza scrupoli utilizzano a danni dello stesso e della sua fauna ittica) hanno permesso di evitare una possibile tragedia. Il fatto è avvenuto a Isola Pescaroli, nelle acque sotto il ponte Verdi: due pescatori tedeschi si ormeggiano sotto il manufatto e tirano cavi da 200 libbre, “che potrebbero trainare anche un bisonte” precisa Daolio, sulla prima e sulla seconda arcata. Lo fanno ad altezza uomo. Daolio passa, si accorge che qualcosa non va, e quando si avvicina, oltre a indirizzare una serie di improperi rivolti ai due tedeschi ormeggiati a fianco del ponte, taglia i fili ed evita guai.

Questa tecnica è vietata dalla legge, tanto che si entra nel penale: discorso valido per fili ad altezza non eccessiva e ancora di più per quei fili che, precisa Daolio, arrivavano ad altezza del collo. Ecco perché poteva finire in tragedia. “Per fortuna da noi ci sono pochi diportisti – spiega il gestore dell’Acquario del Po – altrimenti può finire davvero male: se sabato sera uno fosse passato ai 50 all’ora, velocità di crociera abbastanza normale in quel punto, si sarebbe ritrovato due cordini ad altezza del collo. Ma è come per le rotonde stradali: si aspetta il morto prima di costruirle”.

Il fiume, si dice in gergo, con questa modalità viene “tagliato”: alla corda più resistente si attaccano poi corde con l’esca che attirano i pesci, il quale spezza la seconda cordicella meno resistente ma resta poi impigliato nella prima. “Una tecnica che sarebbe eccessiva persino per pescare i tonni in mare – precisa Daolio – oltre che vietata: io non so se sia tentato omicidio colposo, ma di sicuro questa è interdizione alla navigazione, e questo è senza dubbio un reato penale”. Il problema però è che i controlli mancano e questa segnalazione, spiega con rammarico Daolio, sarà ormai la 300esima, senza che nulla cambi…

Giovanni Gardani

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...