Un anno fa chiudeva ponte Po: stasera due iniziative (con qualche polemica) a ricordo
Sarebbe bastato - per evitare le polemiche - magari far partire il secondo evento alle 21 o al limite alle 21.30, dando maggior agio alla prima delle iniziative. Comunque sia, gli eventi si terranno entrambi
CASALMAGGIORE – Anche il cielo, nella notte, ha ricordato la triste ricorrenza. Lo ha fatto con la pioggia, metafora poetica di malinconia e tristezza, simbolo di rimpianto. Un anno fa chiudeva Ponte Po dopo l’allarme lanciato – e quasi per caso – da un agricoltore che aveva notato che qualcosa, sotto il ponte non andava.
Carbonatazione, e in stato avanzato in alcuni punti. Chiusura immediata. I pendolari dell’infrastruttura Casalasca (la prima in Lombardia sul Po, ad esclusione dei ponti autostradali, per traffico commerciale) avrebbero appreso in seguito che la carbonatazione è senza ritorno, un processo di degrado del cemento armato.
Un anno di sofferenza per quei chilometri in più, per tanti. Per le aziende, costrette ad aumentare i costi di produzione per quella strada in più da percorrere ogni giorno verso San Daniele o Viadana. Un anno di sofferenza per i pendolari di entrambe le sponde, costretti giocoforza a percorrere km in più, a sacrificare tempo e denaro sull’altare dell’incapacità delle istituzioni di ‘agire preventivamente’. Il degrado del calcestruzzo era preventivabile. 60 anni la vita media della ‘materia prima’ di cui sono fatti i ponti italici. Nessuno pensò che prima o poi si sarebbe pagato dazio, se non un ex sindaco visionario, Massimo Araldi, che l’ultima volta che si presentò alle amministrative aveva messo come opera prioritaria proprio l’infrastruttura casalasca. Non fu eletto, ma già allora, a cavallo degli anni 2000, ci aveva visto giusto.
Ad andare in sofferenza tutta l’economia, di entrambe le sponde. Quella di tante piccole e medie attività. In questo anno abbiamo intervistato cittadini che hanno perso il lavoro, che si sono mangiati permessi e ferie, che hanno chiuso l’attività o cambiato città di residenza. Il costo di un anno di chiusura è stato calcolato in 52 milioni di euro da una proiezione Regionale. Proiezione che ricordiamolo, datava 2013, con costi diversi per materie prime e carburanti. Una cifra dunque sicuramente in difetto.
Questa sera – e non senza qualche polemica – saranno due le iniziative che ricorderanno la chiusura del Ponte. La prima, l’aperiponte che a partire dalle 19 vedrà i cittadini che si ritroveranno nel parcheggio del centro commerciale (o direttamente sul ponte) indossare una maglietta nera e giungere sino alla rampa dell’infrastruttura chiusa. Ognuno porterà quel che vuole e quel che può per un aperitivo condiviso. Una maniera per stemperare un poco la rabbia e ricordare alle istutuzioni che, in un anno, ancora non sono partiti neppure i lavori. I tempi della burocrazia italica, si dirà, ed in effetti in parte è vero. Ma quello che è più grave è che ancora, per un’infrastruttura nuova, non sia partito neppure l’iter. Il ponte incerottato durerà, se le cose vanno bene, non più di dieci anni.
Ad organizzare l’aperiponte due donne, Eleonora Buttarelli e Cristina Fadani. Un’iniziativa apolitica alla quale tutti sono invitati. Un’iniziativa che si terrà con qualunque tempo.
Alle 20 poi, presso l’open innovation campus di FabbricaDigitale, organizzato dal Comitato Treno Ponte Tangenziale, un incontro in cui il comitato stesso farà il punto sulla situazione e, a seguire, l’esibizione musicale dei Simpsong, con un acustic live. Sarà anche questo un bel momento da vivere.
Due bei momenti, fatti ad un’ora di distanza l’uno dall’altro. E’ questo che ha fatto storcere il naso, anche su facebook, ad alcuni. Perché tra quelli che hanno promesso la loro partecipazione al primo evento, ve ne saranno molti che arriveranno appena finito il lavoro, sicuramente dopo le 19. Sarebbe bastato – per evitare le polemiche – magari far partire il secondo evento alle 21 o al limite alle 21.30, dando maggior agio alla prima delle iniziative.
Comunque sia, gli eventi si terranno entrambi, ed ognuno deciderà se partecipare all’uno, all’altro, ad entrambi o a nessuno. Tra i promotori dell’aperiponte e tra quelli dell’incontro all’Open Innovation Campus c’è chi spera che, almeno per una volta, a partecipare insieme ai cittadini siano pure gli amministratori locali. Un piccolo segno di vicinanza e di condivisione. Se non è chiedere troppo.
Nazzareno Condina