Cronaca

Pomponesco piange Pasicrate Remagni, 'Cicci', falegname e cantastorie

Un personaggio di Pomponesco che riassume la storia del Novecento: Guerra, Resistenza, emigrazione a Milano per lavorare, ritorno in paese, e quell’attività di falegname che sentiva evidentemente nel proprio Dna.

POMPONESCO – Era una delle voci più accese di ‘Montecitorio’, quello spazio in cui ci si confrontava, tra anziani, e si parlava soprattutto di politica. Lui, Pasicrate Remagni, classe ’22, quella politica del dopoguerra l’aveva attraversata tutta. E con tutti aveva discusso. Era così, un affabulatore come pochi, capace di raccontarti storie di vita per lungo tempo.

In paese era conosciuto come ‘Cicci’. Ex paracadutista della marina militare aveva scelto di entrare nei partigiani quando ci fu da decidere da che parte stare. Fu lui, come raccontava con un certo orgoglio, il 23 aprile del 1945, a tirare la bomba a mano sul presidio delle Brigate Nere di stanza a Pomponesco, facendole scappare. Pomponesco fu liberata il 24 aprile, un giorno dopo.

Dopo la guerra, per le ristrettezze economiche, si era dovuto trasferire a Milano. Era un falegname di quelli in gamba, restauratore di mobili (sono in tanti quelli a cui aveva restaurato mobili antichi), intagliatore tra i più raffinati dell’intera zona. Era una tradizione di famiglia, anche il nonno ed il papà lo erano stati. Quelle mani riuscivano a fare miracoli. Nel primo dopoguerra fu dura, Pasicrate alternava lavori da falegname ad estati nei campi.

Era anche un uomo che amava leggere e che conosceva tante storie e leggende legate alla sua terra. Storie e leggende che raccontava a chi lo ascoltava. Narrava della presenza dei popoli Celti nelle terre di Pomponesco, ancor prima che poi la storia e la ricerca gli dessero ragione.

La moglie era morta qualche anno fa, lui era andato a stare nella Casa di Riposo. Ormai quasi sordo, ripeteva a tutti con tono perentorio che in quella casa di riposo “Erano tutti bravissimi”.

Con lui se ne va uno degli ultimi rappresentanti della storia del paese e uno degli ultimi membri di quel ‘Montecitorio’ fatto di pioppi, di vino e di fiume, di confronti e di vita che ha caratterizzato Pomponesco. La storia di quei ‘faccioni’ che rimandavano ai celti, le storie delle leggende che si perdevano in tempi lontani e le mille mila ore passate a raccontare e a raccontarsi se ne vanno con lui.

 

Nazzareno Condina

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